Gli insetti impollinatori sono attratti dall’umidità, non solo dal profumo
Scoperte che potrebbero cambiare le prospettive dell’agricoltura al tempo del riscaldamento globale
[23 Maggio 2023]
Secondo lo studio “Cone humidity is a strong attractant in an obligate cycad pollination system”, pubblicato recentemente su Current Biology da un team di ricercatori della Cornell University, dell’università di Harvard e del Montgomery Botanical Center, «L’umidità è importante quanto il profumo per attrarre gli impollinatori su una pianta», una ricerca biologica di base che apre nuove prospettive per l’agricoltura che dipende dagli impollinatori.
I ricercatori statunitensi hanno infatti scoperto che il punteruolo Rhopalotria furfuracea che impollina la cicade Zamia furfuracea è altrettanto sensibile all’umidità quanto al profumo.
La principale autrice dello studio, Shayla Salzman della Crnell University e del Montgomery Botanical Center, ricorda che «Il mondo delle interazioni pianta-insetto è stato drasticamente cambiato dal lavoro svolto su segnali visivi e olfattivi. E ora stiamo appena iniziando a renderci conto di quanti altri fattori svolgono un ruolo nella riproduzione delle piante e influenzano il processo decisionale, l’impollinazione e il successo degli insetti».
Alla nuova ricerca ha partecipato anche Ajinkya Dahake, del Department of neurobiology and behavior della Cornell che è stato il principale autrice del rivoluzionario studio “A signal-like role for floral humidity in a nocturnal pollination system” pubblicato nel dicembre 2022 su Nature Communications e che ha scoperto che l’umidità fungeva da segnale per a sfinge del tabacco (Manduca sexta) per impollinare il fiore sacro della datura (Datura wrightii) e ora dice che «Presi insieme, gli studi dimostrano che due piante imparentate molto alla lontana usano attivamente l’umidità per incoraggiare l’impollinazione. Prima della nostra ricerca, l’umidità era vista solo come un risultato dell’evaporazione del nettare, una nota a margine. Quello che abbiamo scoperto è che questo è un processo attivo del fiore, che passa attraverso cellule specializzate, e questi organismi potrebbero persino essersi evoluti per privilegiare questo rilascio di umidità, perché attira gli impollinatori».
Finora, lo studio dell’impollinazione e delle interazioni pianta-insetto si era concentrato sui marcatori visivi e olfattivi, segnali che anche gli esseri umani possono interpretare. Ma la Salzman ricorda che «Gli insetti sono molto più abili degli umani nel percepire i cambiamenti di umidità, anidride carbonica e temperatura. Soprattutto perché il cambiamento climatico ha un impatto diretto proprio su queste cose, è fondamentale capire come gli insetti utilizzano tutte queste informazioni nelle loro interazioni con le piante. Ad esempio, gli agricoltori e i distributori di cibo potrebbero utilizzare questei informazioni per incoraggiare l’impollinazione delle colture alimentari o per dirigere gli insetti lontano dai cibi immagazzinati e verso le trappole».
Dahake conclude: «Mentre gli esseri umani hanno bisogno di cambiamenti di umidità relativamente grandi prima di poter percepire una differenza, gli insetti possono percepire cambiamenti minuscoli. Gli insetti hanno recettori specializzati che rispondono a piccolissimi cambiamenti di umidità: anche un cambiamento dallo 0,2% allo 0,3% causa l’attivazione di un neurone. Anche una variazione di 1 parte per milione nella concentrazione di anidride carbonica causa una risposta dei neuroni degli insetti. Cosa significa comportamentalmente? Stiamo appena iniziando a grattare la superficie».