Nel DL alluvione spunta la semplificazione per realizzare rigassificatori. Greenpeace: assurdo. M5S: sbigottiti

E in Emilia-Romagna la Regione ignora le 4 Leggi d’Iniziativa popolare per ambiente e beni comuni

[24 Maggio 2023]

In coda al decreto legge “Interventi urgenti per fronteggiare l’emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023, nonché nel settore energetico” approvato ieri, il governo ha infilato un paragrafo nel quale si legge: «Infine, si semplifica la disciplina in materia di realizzazione di nuova capacità di rigassificazione nazionale e si qualificano come opere di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, quelle a ciò finalizzate mediante unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione».

Per Greenpeace è «Assurdo. Mentre l’inferno climatico si è scatenato in Emilia-Romagna con vittime e gravi danni, si sfrutta l’emergenza per promuovere ancora una volta l’espansione del gas, tra le fonti fossili all’origine degli eventi climatici estremi che ci colpiscono ormai sempre più spesso».

Greenpeace chiede al governo italiano di «Prendere provvedimenti urgenti per affrontare l’emergenza climatica, puntando su rinnovabili ed efficienza energetica anziché su fonti fossili come il gas. Chiede inoltre di tassare al 100% gli extra profitti delle aziende fossili e usare i proventi per compensare le perdite e i danni che i recenti eventi climatici estremi hanno causato a persone, comunità e imprese».

Intervenendo oggi alla Camera dopo l’informativa del Ministro Musumeci, la deputata emiliana del MoVimento 5 Stelle in Commissione Giustizia, Stefania Ascari, ha detto che «L’alluvione che ha colpito la mia regione è stato un disastro annunciato eppure continuiamo a fare finta di nulla, a negare, come non ha perso occasione di fare la maggioranza, i cambiamenti climatici in atto, di cui questa alluvione ne è una testimonianza. Non si incide minimamente sulle cause, anzi si continua ad agevolare chi estrae combustibili fossili, senza nemmeno pensare di tassare gli enormi extra profitti che fanno. Sul tavolo del Consigli dei Ministri di ieri c’erano il decreto siccità e il decreto alluvione, esempio degli ossimori ambientali cui dovremo abituarci se non faremo nulla per cambiare le cose. Siamo il Paese che ha costruito di più in Europa senza riuscire a costruire una vera cultura del territorio.  Ci lascia sbigottiti  che nel decreto approvato ieri siano state introdotte semplificazioni per la realizzazione di nuova capacità di rigassificazione nazionale, definendo le unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione “opere di pubblica utilità, indifferibili e urgenti”’. Ma perché sfruttare l’alluvione, che è uno degli effetti dei cambiamenti climatici, per agevolare e considerare “indifferibili e urgenti” opere che andrebbero considerate invece tra i primi responsabili dei fenomeni climatici estremi? Come Movimento 5 Stelle ci impegneremo affinché l’aiuto ai cittadini, ai lavoratori e alle imprese colpite sia rapido e più consistente possibile. Per questo, tra le altre cose, suggeriamo al Governo di estendere il Superbonus a chi ha visto la propria casa travolta dal fango e dall’acqua e di dare vita a un decreto legge urgente sullo stop al consumo di suolo e sulla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. La Regione, invece, potrebbe pensare di destinare i 250 milioni previsti per la costruzione della Cispadana agli aiuti concreti alla popolazione colpita».

Intanto, nell’Emilia-Romagna devastata dalla catastrofe climatica, dove nel settembre 2022 erano state presentate in Regione 4 leggi d’iniziativa popolare sono state presentate in Regione con il sostegno di 7000 firme, grazie all’impegno di Legambiente Emilia-Romagna e Rete per l’Emergenza Climatica e Ambientale (RECA), «6 mesi dopo, questo grande esercizio di democrazia dal basso rischia di venire ignorato: le leggi sono state assegnate a novembre alle commissioni competenti, ma non è mai stata avviata la discussione. Ora c’è la possibilità che siano discusse direttamente in plenaria e che siano respinte».

A denunciarlo è il Cigno Verde e il presidente di Legambiente Emilia-Romagna, Davide Ferraresi, sottolinea che «Riteniamo molto grave che le Commissioni consiliari, nei 6 mesi previsti, non abbiano trovato il tempo per discutere le proposte di legge, anche in un’ottica di valorizzazione degli istituti democratici partecipativi previsti dallo Statuto regionale. L’Assemblea legislativa non può sottrarsi a una discussione di merito sui contenuti di queste proposte, che affrontano argomenti cruciali per il futuro della nostra regione. La scelta di redigere queste proposte nasce infatti dalla scarsa ambizione, quando non dalla poca efficacia, delle politiche regionali in materia ambientale».

L’obiettivo delle 4 proposte di legge è quello di «Promuovere un’evoluzione sostanziale delle politiche ambientali della Regione, mettendo al centro il riconoscimento e la promozione dei beni comuni, il contrasto al cambiamento climatico e la transizione ecologica ed energetica. Di fronte al disastro ambientale in corso in Emilia-Romagna, è più che mai necessario accelerare su politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici in atto».  In questo senso, le 4 leggi possono essere un importante riferimento per orientare le politiche regionali, grazie al supporto dimostrato dalle organizzazioni che hanno affiancato la campagna e alla cittadinanza che ha sottoscritto le proposte in un grande esempio di democrazia partecipativa.

Il referente di RECA orrado Oddi sottolinea: «Anche le drammatiche vicende di questi giorni che hanno interessato la Romagna e altri territori della regione ci dicono che occorre cambiare radicalmente le politiche sin qui seguite a livello nazionale e regionale. Qualche commentatore politico dice in modo strumentale che ci sono responsabilità dell’ambientalismo del no. Ebbene, non da oggi, con le nostre proposte di legge, indichiamo che per contrastare il cambiamento climatico occorre abbandonare le fonti fossili e promuovere quelle rinnovabili, per fermare il dissesto idrogeologico e l’impermeabilizzazione del suolo è necessario fermare da subito il consumo dello stesso, per affermare scelte utili in materia ambientale si deve investire nei beni comuni, come l’acqua e il ciclo dei rifiuti. Di questo dovrebbero discutere le istituzioni a tutti livelli, a partire dall’Assemblea regionale, e la società nel suo insieme».

Legambiente Emilia-Romagna e RECA Emilia-Romagna chiedono che «L’Assemblea legislativa si pronunci per riassegnare le proposte di legge alle Commissioni consiliari competenti. Questo passaggio è considerato fondamentale per garantire un confronto di merito sul contenuto delle leggi stesse e sul contributo che esse potranno portare alla creazione di un nuovo modello produttivo e sociale per l’Emilia-Romagna».