La Big Toxics industry è la lobby che investe di più all’Ue a Bruxelles
21 lobby Big Toxic Big Toxic nella Top 50 Ue. Vogliono neutralizzare la normativa green europea
[25 Maggio 2023]
Il nuovo studio “Big Toxics and their lobby firepower” pubblicato da Corporate Europe Observatory (CEO), basato sui dati di LobbyFacts, dimostra che ora i Big Toxics – le principali compagnie dell’industria chimica – spendono più delle Big Tech per le loro costose operazioni di lobbyng negli uffici dell’Unione europea. LobbyFacts è un progetto di CEO e LobbyControl che fornisce strumenti utili per cercare, mettere in ordine, confrontare e analizzare i dati del registro ufficiale per la trasparenza delle lobby dell’Ue – che risalgono fino al 2012 – per aiutare giornalisti e ricercatori a tenere traccia dei lobbisti e della loro influenza nelle istituzioni dell’Unione europea.
Una pressione che si evidenzia nel rinvio o nell’accantonamento di diverse proposte avanzate dalla Commissione europea su sostanze chimiche e pesticidi, con l’attivismo aggressivo degli eurodeputati conservatori e sovranisti che chiedono una moratoria della normativa green e con leader come il presidente francese Emmanuel Macron, il premier del Belgio Alexander De Croo, i ministri italiani Francesco Lollobrigida e Matteo Salvini (per tacere di altri) che chiedono di mettere in pausa la normativa green dell’Ue.
Di frongte a questo quadro politico/imprenditoriale per CEO, «Sembra chiaro che l’agenda della lobby Big Toxics viene ascoltata ai massimi livelli del processo decisionale dell’Ue».
Da alcuni dei risultati principali dello studio, che comprende le più recenti autodichiarazioni di attività dei lobbisti, emerge che tra le prime 50 compagnie e associazioni di imprese che spendono di più per fare lobbying nelle istituzioni dell’Ue ci sono 7 lobby Big Toxic: 4 multinazionali (Bayer, ExxonMobil Petroleum & Chemical, Dow Europe e BASF) e 3 associazioni di categoria (CEFIC, Verband der Chemischen Industrie e Plastic Europe) che insieme hanno dichiarato di aver 33,5 milioni di euro nell’ultimo anno per fare pressioni sulle istituzioni dell’Ue, più delle Big Tech o delle Big Energy vche sono nella Top 50 dei lobbisti Ue.
CEO sottolinea che «Queste 7 Big Toxics hanno dichiarato in totale una spesa per il lobbyng di circa 293 milioni di euro negli ultimi 10 anni. Hanno inoltre goduto di 495 pass di accesso al Parlamento europeo e di 249 riunioni (da dicembre 2014) con i massimi livelli della Commissione europea».
Dei 50 lobbisti che spendono di più nel registro Ue, 21 stanno attivamente promuovendo un’agenda favorevole alle imprese per la politica in materia di sostanze chimiche». Oltre alle 7 Big Toxics sopra elencate ci sono 12 consulenti dei lobbisti chimici 2 gruppi di lobby del settore più ampi.
Le pressioni esercitate dall’industria chimica hanno già influenzato i tentativi dell’Ue di regolamentare le sostanze chimiche tossiche, anche con il rinvio della revisione del regolamento REACH sulle sostanze chimiche; le avvisaglie su un possibile respingimento sul proposto divieto dei PFAS e il blocco di fatto dei piani per ridurre l’utilizzo di pesticidi del 50% entro il 2030 e per fermare l’esportazione di sostanze chimiche vietate.
Per i soli PFAS, i costi sanitari totali in tutta Europa sono stati stimati a 52 – 84 miliardi di euro all’anno, con impatti che potrebbero includere danni al fegato, diminuzione della fertilità e cancro. Una cifra “plausibile” per i costi europei di risanamento ambientale è di 10 – 20 miliardi di euro.
Vicky Cann, ricercatrice e attivista del Corporate Europe Observatory, conclude: «Stiamo affrontando crisi climatiche e di inquinamento tossico che devono essere affrontate con urgenza; ora non è il momento per una green regulatory break. L’attività di lobbying delle Big Toxics ha già ritardato la tanto necessaria riforma del regolamento REACH sulle sostanze chimiche e ha fatto deragliare proposte vitali sulla riduzione dei pesticidi e sulla prevenzione delle esportazioni di sostanze chimiche vietate. E possiamo vedere che gli squali della lobby stiano girando intorno alla proposta di limitare migliaia di “forever chemicals” (PFAS). L’industria chimica ha tasche profonde e può e deve essere ritenuta responsabile dell’eredità tossica nei nostri corpi, suoli, aria e acque. Abbiamo bisogno di un firewall della lobby per proteggere il processo di regolamentazione dall’influenza e dall’agenda delle Big Toxics».