Contratti di Fiume per guardare oltre il rischio e la continua emergenza

La soluzione non sta nell’alzare gli argini e nel bloccarli artificializzandone il corso. Lo abbiamo fatto negli ultimi 60 anni e non ha funzionato

[30 Maggio 2023]

Dopo l’alluvione in Emilia-Romagna e il mare di successive polemiche politiche, il Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume (TNCdF) si chiede: «E se la strada giusta fosse a portata di mano? Se occorresse andare sul territorio per rompere il circolo vizioso che ai disastri da dissesto idrogeologico sempre più frequenti nel nostro Paese abbina ogni volta il rituale dibattito sulla lentezza della realizzazione delle opere?»

Il TNCdF, nato nel  2007 dal Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, ha come guida l’assunto del Trattato di Lisbona: «Le decisioni siano prese nella maniera il più possibile aperta e vicina ai cittadini» e in 16 anni ha sviluppato una comunità di “pratica e apprendimento” che opera per migliorare la cultura e la gestione dell’acqua e dei territori fluviali in Italia. E’ partendo da queste solide basi, e ora che la melma dell’alluvione e delle polemiche comincia a defluire che il TNCdF spiega in un comunicato che «Dopo l’ennesima alluvione – in realtà è dagli anni ’50 che le alluvioni ci colpiscono con sempre maggiore frequenza – dopo altri morti e danni alle abitazioni e al sistema produttivo ci sentiamo nuovamente ripetere che i fiumi sono pericolosi e che la soluzione sta nell’alzare gli argini e nel bloccarli artificializzandone il corso. Negli ultimi 60 anni in realtà è quello che abbiamo fatto, ma sembra che non abbia funzionato, anzi al contrario, in Italia appena piove un po’ di più, migliaia di persone continuano ad essere a rischio. Come Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume pensiamo che quando il modo di affrontare un problema di questa gravità fallisce, bisogna cercare altre strade. I fiumi sono parte integrante del territorio e se non vogliamo vivere di emergenze continue (troppa acqua, poca acqua, acqua inquinata) amplificate dal cambiamento climatico, dobbiamo capire che i fiumi sono diventati “pericolosi” perché in qualche modo abbiamo fallito nella pianificazione e gestione del territorio».

Da qui parte un cammino di sensibilizzazione, rivolto in primo luogo alle istituzioni e il coordinatore del  TNCdF conclude: «Si tratta infatti di fare sì che i Contratti di Fiume siano supportati a tutti i livelli, che le azioni che prevedono siano attuate attraverso lo stanziamento delle necessarie risorse e la predisposizione delle procedure. Le istituzioni ci supportano dal punto di vista generale e riconoscono lo strumento ma per ora essenzialmente da un punto di vista teorico. Vogliamo invece che avvenga in modo sempre più concreto e operativo. Non è giusto ed è per giunta molto miope chiamare in causa i cittadini solo per spalare il fango quando da loro arrivano e sono disponibili contributi preziosi di programmazione. Serve una maggior responsabilità di tutte le parti e una collaborazione più stretta tra comunità e autorità pubbliche».