L’Imo approva la revisione della strategia per ridurre le emissioni di gas serra del trasporto marittimo internazionale

Gli ambientalisti: qualche passo avanti ma non basta: l'industria del trasporto marittimo esaurirà il suo budget di carbonio di 1,5° entro il 2032

[7 Luglio 2023]

Al Marine Environment Protection Committee (MEPC 80) conclusosi a Londra, gli stati membri dell’International Maritime Organization (IMO), meeting at the hanno adottato la Strategia IMO 2023 sulla riduzione delle emissioni di gas serra delle navi (2023 IMO Strategy on Reduction of GHG Emissions from Ships – 2023 IMO GHG Strategy), con obiettivi rafforzati per affrontare le emissioni nocive.

L’IMO è l’agenzia Oni che ha la responsabilità di sviluppare standard globali per lo shipping e supportare i paesi nell’attuarle e spiega che «La strategia rivista  dell’IMO sui gas serra include una maggiore ambizione comune di raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra del trasporto marittimo internazionale entro il 2050, un impegno a garantire l’adozione di combustibili alternativi a zero o quasi zero entro il 2030, nonché punti di controllo indicativi per 2030 e 2040».

Rivolgendosi ai delegati del MEPC 80, il segretario generale dell’IMO Kitack Lim ha detto: «L’adozione della Strategia sui gas serra dell’IMO del 2023 è uno progresso monumentale per l’IMO e apre un nuovo capitolo verso la decarbonizzazione marittima. Allo stesso tempo, non è l’obiettivo finale, è per molti versi un punto di partenza per un lavoro che è necessario intensificare ancora di più negli anni e nei decenni che ci attendono. Tuttavia, con la Strategia rivista che avete ora concordato, abbiamo una direzione chiara, una visione comune e obiettivi ambiziosi che ci guidano per realizzare ciò che il mondo si aspetta da noi. Soprattutto, è particolarmente significativo avere il sostegno unanime di tutti gli Stati membri. A questo proposito, credo che dobbiamo prestare maggiore attenzione a sostenere i Paesi in via di sviluppo, in particolare SIDS e LDC (Small Island Developing States e Least-developed countries, ndr)  in modo che nessuno venga lasciato indietro».

L’IMO resta impegnata a ridurre le emissioni di gas serra del trasporto marittimo internazionale e, con urgenza, mira a eliminarle gradualmente il prima possibile, promuovendo nel contempo, nel contesto di questa strategia, una transizione giusta ed equa.

I livelli di ambizione che guidano la Strategia sui gas a effetto serra dell’IMO del 2023 sono i seguenti:   1) Diminuzione dell’intensità di carbonio della nave attraverso un ulteriore miglioramento dell’efficienza energetica per le nuove navi,  rivedere con l’obiettivo di rafforzare i requisiti di progettazione dell’efficienza energetica per le navi; 2) Calo dell’intensità di carbonio del trasporto marittimo internazionale, ridurre le emissioni di CO2 per lavoro di trasporto, in media nello shipping internazionale, di almeno il 40% entro il 2030, rispetto al 2008;  3) Aumentare l’adozione di tecnologie, combustibili e/o fonti di energia con emissioni di gas serra pari o prossime allo zero perché entro il 2030 rappresentino almeno il 5%, puntando al 10% dell’energia utilizzata dal trasporto marittimo internazionale, 4) Emissioni di gas serra derivanti dal trasporto marittimo internazionale per raggiungere il net zero nettoe raggiungere il picco delle emissioni di gas serra del trasporto marittimo internazionale il prima possibile e raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra entro o intorno al 2050, tenendo conto delle diverse circostanze nazionali, proseguendo nel contempo gli sforzi per eliminarle gradualmente come richiesto nella visione coerente con l’obiettivo di temperatura a lungo termine di cui all’articolo 2 dell’Accordo di Parigi.

La revisione della strategia approvata dall’IMO fissa alcuni step di controllo indicativi per raggiungere le emissioni net zero dallo shipping internazionale: 1 ridurre di almeno il 20% le emissioni totali annue di gas serra derivanti dal trasporto marittimo internazionale, puntando al 30% entro il 2030, rispetto al 2008; .2 ridurre di almeno il 70% le emissioni totali annue di gas serra derivanti dal trasporto marittimo internazionale, puntando all’80% entro il 2040, rispetto al 2008.

I Paesi ricchi e i piccoli Stati insulari avevano chiesto una riduzione del 50% entro il 2030 e una riduzione delle emissioni del 96% entro il 2040, ma si sono opposti Cina, Brasile, Arabia Saudita e altri e così la nuova strategia vedrà “indicative checkpoints” piuttosto che obiettivi vincolanti più ambiziosi. Ralph Regenvanu, ministro del cambiamento climatico di Vanuatu ha commentato: «Questo risultato è tutt’altro che perfetto, ma i Paesi di tutto il mondo si sono uniti e l’hanno fatto e questo ci dà una possibilità di raggiungere gli 1,5° C».

Il nuovo accordo mantiene viva anche l’idea di una tassa sul carbonio sulle spedizioni che è stata fortemente sostenuta dai paesi in via di sviluppo, i quali ritengono che questa misura sarà fondamentale per ridurre le emissioni nei decenni a venire e Regenvanu ha sottolineato che «In definitiva, l’importante non sono gli obiettivi, ma gli incentivi che mettiamo in atto per raggiungerli. Quindi noi nel Pacifico continueremo a combattere con forza per un prelievo che ci porti a zero emissioni entro il 2050».

Secondo la strategia 2023 sui gas serra «Dovrebbe essere sviluppato e finalizzato un paniere di misure candidate, che raggiungano gli obiettivi di riduzione, comprendenti: un elemento tecnico, vale a dire uno standard per il carburante per uso marittimo basato su obiettivi che regola la riduzione graduale dell’intensità di gas serra del carburante per uso marittimo;  un elemento economico, sulla base di un meccanismo di tariffazione delle emissioni marittime di gas serra. Gli elementi economici candidati saranno valutati osservando criteri specifici da considerare nella valutazione globale di impatto, al fine di facilitare la finalizzazione del paniere di misure. Le misure di riduzione dei gas serra a medio termine dovrebbero promuovere efficacemente la transizione energetica del trasporto marittimo e fornire alla flotta mondiale l’incentivo necessario, contribuendo nel contempo a condizioni di parità e a una transizione giusta ed equa».

Johannah Christensen, chief executive del Global Maritime Forum, ha detto a BBC News: «E’ un notevole miglioramento che la strategia rivista miri ora a raggiungere emissioni nette zero entro o intorno al 2050, e l’introduzione di checkpoint indicativi per il 2030 e il 2040 per la riduzione delle emissioni invia un segnale importante ai governi e all’industria. Tuttavia, la strategia rivista non riesce a fornire la necessaria chiarezza e forti impegni per una transizione giusta ed equa allineata all’Accordo di Parigi».

Secondo la nuova strategia IMO, «Gli impatti sugli Stati di una misura/combinazione di misure dovrebbero essere valutati e presi in considerazione in modo appropriato prima dell’adozione della misura in conformità con la procedura riveduta per la valutazione dell’impatto sugli Stati delle misure candidate. Particolare attenzione dovrebbe essere prestata alle esigenze dei paesi in via di sviluppo, in particolare SIDS e LDC».

Nella strategia, il MEPC 80 riconosce che «Ii Paesi in via di sviluppo, in particolare i Paesi meno sviluppati e i SIDS, hanno esigenze particolari per quanto riguarda il rafforzamento delle capacità e la cooperazione tecnica». Un’appendice fornisce una panoramica delle iniziative IMO pertinenti a sostegno della riduzione delle emissioni di gas serra delle navi.

Molte ONG ambientaliste sono fortemente critiche perché il nuovo piano IMO farebbe ben poco per mantenere il mondo al di sotto degli 1,5° C di aumento della temperatura globale, Madeline Rose, di Pacific Environment, fa notare che «Sebbene l’inclusione degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 2030 e del 2040 per il trasporto marittimo non sia insignificante, questa strategia vedrà l’industria del trasporto marittimo esaurire il suo budget di carbonio di 1,5° entro il 2032».