La corrente a getto stagnante sta alimentando il caldo intenso in tutto il mondo (VIDEO)

Studio Usa: è collegato al cambiamento climatico

[20 Luglio 2023]

Le correnti a getto (jet streams), la stretta fascia di forti venti che soffiano da ovest a est e che circonda l’emisfero settentrionale a circa 10.ooo metri nell’alta atmosfera, portano a variazioni del tempo di settimana in settimana, modulate alle medie latitudini da creste e avvallamenti nella corrente a getto.

All’università della Georgia (UGA) spiegano che «L’influenza di una cresta ad alta pressione, ad esempio, produce condizioni meteorologiche serene e più calde; un avvallamento nel jet stream è tipicamente seguito da condizioni tempestose. Le creste e gli avvallamenti che, insieme, formano le onde nella corrente a getto possono andare in stallo man mano che queste onde crescono e si amplificano. Un impatto del riscaldamento sproporzionato alle alte latitudini, in particolare nell’Artico, che si è verificato con il cambiamento climatico potrebbe essere il rallentamento della corrente a getto e del suo flusso verso ovest, causando modelli meteorologici bloccati che producono tempeste di maggiore durata e ondate di calore più durature».

Lo studio “Summer atmospheric circulation over Greenland in response to Arctic amplification and diminished spring snow cover”, pubblicato su Nature Communications da un team di ricercatori statunitensi guidati dall’UGA, descrive le osservazioni che «Collegano l’aumento del riscaldamento alle alte latitudini e la sempre minore copertura nevosa in Nord America ai cambiamenti nella circolazione atmosferica».

Il principale autore dello studio, il geografo Jonathon Preece del  Franklin College of Arts and Sciences dell’UGA, sottolinea che «Questa è la domanda alla base di molte ricerche emergenti sul clima, se ci aspettiamo di vedere condizioni meteorologiche estreme più persistenti. Si pensa che in futuro queste condizioni persistenti ed estreme aumenteranno a causa di questa maggiore ondulazione nel jet stream».

Commentando lo studio su Yale Environment 360, Liz Stephens, climatologa dell’università di Reading che non ha partecipato alla ricerca,  conferma che «La corrente a getto è attualmente in una posizione stazionaria, il che significa che i sistemi meteorologici sono mantenuti in uno schema di stallo che fa accumulare calore in alcune regioni del mondo, come l’Europa meridionale, il Nord America meridionale e la Cina orientale»

Dal 2000 ad oggi,  ci sono state frequenti condizioni di stallo meteorologico, nelle quali  le onde nella corrente a getto sono bloccate, che hanno prodotto ondate di caldo in Groenlandia, con il conseguente eccezionale scioglimento della calotta glaciale dell’isola più grande del mondo. I ricercatori fanno notare che «Contrariamente alle osservazioni, i modelli climatici globali prevedono una leggera diminuzione dei modelli bloccati sulla Groenlandia e, di conseguenza, i modelli hanno sottorappresentato il contributo del deflusso dell’acqua di fusione dalla calotta glaciale all’innalzamento del livello globale del mare».

Marco Tedesco, del Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University e a capo del progetto di ricerca  aggiunge che «Questi modelli hanno creato costantemente impulsi di scioglimento nella calotta glaciale della Groenlandia che hanno rappresentato gran parte dello scioglimento annuale. Tenere conto di tquesto aspetto è fondamentale per anticipare non solo quanto, ma quanto velocemente la Groenlandia contribuirà e contribuirà all’innalzamento del livello del mare».

Preece aggiunge: «Una delle domande è se questa sia una conseguenza del cambiamento climatico che possiamo aspettarci che continui in futuro, almeno a breve termine, che i modelli climatici non riescono a risolvere. Oppure i modelli climatici sono corretti, nel qual caso ci aspetteremmo che le cose tornino alla normalità e forse il tasso di scioglimento accelerato della calotta glaciale si ridurrà un po».

Il nuovo studio presenta le prove di un legame con le conseguenze del cambiamento climatico e, in particolare, sia l’aumento dell’ondulazione della corrente a getto, sia la sempre minore estensione della copertura nevosa primaverile del Nord America.

Preece  conferma: «Abbiamo trovato prove che l’aumento dell’ondulazione del jet stream, insieme al declino della copertura nevosa del Nord America, sta influenzando l’atmosfera in un modo da favorire questi sistemi di alta pressione bloccati sulla Groenlandia».

Numerosi studi evidenziano la discrepanza tra i modelli climatici e le osservazioni. Il nuovo studio a guida UGA fornisce la prova di «Un legame diretto tra il cambiamento osservato nella circolazione atmosferica estiva sulla Groenlandia e il riscaldamento amplificato alle alte latitudini, che sta causando l’aumento dell’ampiezza o dell’ondulazione della corrente a getto e anche il declino della copertura nevosa terrestre».

Un altro autore dello studio, Thomas Mote, Distinguished Research Professor in geografia dell’UGA, conclude: «Il nuovo studio di ricerca è il primo di cui siamo a conoscenza che dimostra un legame diretto tra il cambiamento osservato nella circolazione atmosferica estiva sulla Groenlandia e la diminuzione del manto nevoso primaverile, che è qualcosa che possiamo affermare con sicurezza come una conseguenza del cambiamento climatico».

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