Nel Governo i più attivi contro la decarbonizzazione sono Meloni, Salvini e Pichetto
L’ossessione sbagliata della destra italiana per la crisi climatica
Greenpeace: «Ne parla più della sinistra, ma solo per difendere lo status quo»
[28 Luglio 2023]
Una nuova analisi in merito alla comunicazione politica italiana, in fatto di crisi climatica, mostra come del tema si parli ancora molto poco. A farlo sono più gli esponenti dei partiti di destra e del Governo Meloni, ma «quasi sempre» per esprimere posizioni ambigue o contrarie alla transizione energetica.
È quanto emerge dallo studio condotto dall’Osservatorio di Pavia per contro di Greenpeace, nell’ambito della campagna “Stranger Green” contro il greenwashing e la disinformazione sulla crisi climatica. In sintesi, secondo l’associazione ambientalista, «la destra parla di decarbonizzazione più della sinistra ma solo per difendere lo status quo».
L’indagine ha preso in esame tutte le dichiarazioni sulla crisi climatica e sulla decarbonizzazione di tredici leader politici ed esponenti di governo postate su Facebook o rilasciate ai cinque quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa) e ai telegiornali serali delle reti Rai, Mediaset e La7 nel periodo tra gennaio e aprile 2023.
L’elenco comprende Bonelli, Calenda, Conte, Fratoianni, Giorgetti, Lollobrigida, Magi, Meloni, Pichetto Fratin, Renzi, Salvini, Schlein, insieme a Berlusconi che, nelle prossime rilevazioni, sarà sostituito da Tajani, nuovo segretario di Forza Italia.
In generale la frequenza dei discorsi politici sul clima è molto bassa: le dichiarazioni dei leader politici sulla crisi climatica sono infatti appena lo 0,6% sul totale delle dichiarazioni rilasciate ai Tg e salgono al 2,5% sul totale dei post pubblicati su Facebook.
In piena emergenza climatica, ci troviamo di fronte a uno scenario pericoloso per il contrasto al riscaldamento globale: la maggioranza, che ha più spazio sui media per parlare di clima e decarbonizzazione, prende parola per mantenere lo status quo e difendere così gli interessi delle aziende inquinanti», spiega Federico Spadini, campagna Clima di Greenpeace Italia.
I rappresentanti del Governo che si sono fatti più sentire sull’argomento sono stati la premier Meloni e i ministri Pichetto Fratin e Salvini.
La loro comunicazione si caratterizza per una marcata attenzione sulla sovranità nazionale rispetto alle politiche energetiche (a volte in aperto contrasto con le posizioni dell’Unione Europea), per forti resistenze alla transizione (ad esempio sullo stop alla vendita di auto con motore a combustione interna entro il 2035) e per continui riferimenti alla “neutralità tecnologica”, usata per indebolire e sminuire le reali soluzioni per il clima, in un’ottica di difesa degli interessi economici del settore dei combustibili fossili.
«Tutto ciò – argomenta Spadini – trova un immediato riscontro nelle politiche del governo che, ignorando il susseguirsi di eventi estremi sempre più violenti e distruttivi, continua a puntare sui combustibili fossili e su nuove infrastrutture per il gas, contribuendo così a creare spazi per il negazionismo e alimentando una campagna di disinformazione sul clima che consideriamo criminale».
A sinistra la comunicazione politica sul clima va decisamente meglio, con Bonelli, Fratoianni e Schlein tra i leader più attivi sul tema: «Anche se meno frequenti, i loro discorsi – osservano da Greenpeace – fanno quasi sempre esplicito riferimento alla crisi climatica e sono nettamente favorevoli alle azioni per la salvaguardia del clima e alla transizione energetica».