Dalla ricerca italiana un nuovo strumento di lotta contro il cancro: tsunami di luce laser

«Abbiamo mostrato come tale luce può provocare aumenti di temperatura mirata che inducano la morte di cellule cancerose»

[9 Agosto 2023]

Il nuovo studio Extreme transport of light in spheroids of tumor cells, appena pubblicato su Nature communications da un team di ricerca tutto italiano, offre uno strumento totalmente nuovo nella cura al cancro: le cosiddette onde di luce “estreme”, già note in molti sistemi complessi.

Un team di ricerca di fisici e biotecnologi, guidato da Davide Pierangeli per il Cnr, Claudio Conti per la Sapienza Università di Roma, e Massimiliano Papi per l’Università Cattolica del Sacro Cuore e la Fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs, ha scoperto che all’interno di strutture cellulari tumorali possono formarsi degli “tsunami ottici”, onde luminose di intensità estrema, che possono essere sfruttate per trasmettere luce laser intensa e concentrata attraverso campioni tumorali tridimensionali di tumore pancreatico.

«Studiando la propagazione laser attraverso sferoidi tumorali – spiega Pierangeli (Cnr-Isc) – ci siamo accorti che all’interno di un mare di debole luce trasmessa c’erano dei modi ottici di intensità estrema.  Queste onde estreme rappresentano una sorgente super-intensa di luce laser di dimensioni micrometriche all’interno della struttura tumorale. Possono essere utilizzate per attivare e manipolare sostanze biochimiche».

Lo studio si muove dunque nell’ambito della fototerapia, ovvero un insieme di tecniche biomediche d’avanguardia che utilizzano luce visibile ed infrarossa per trattare cellule cancerose o per attivare farmaci e processi biochimici.

«Con questo raggio laser estremo – argomenta Papi – potremmo sondare e trattare in maniera non-invasiva una specifica regione di un organo. Abbiamo mostrato come tale luce può provocare aumenti di temperatura mirata che inducano la morte di cellule cancerose, e questo ha implicazioni importanti per le terapie fototermiche».