I coccodrilli del Nilo riconoscono il pianto dei cuccioli dei primati

I coccodrilli possono essere consapevoli che i cuccioli dei primati sono nei guai e che sono un pasto facile

[10 Agosto 2023]

I rettili possono essere consapevoli che i cuccioli dei primati sono nei guai e che sono un pasto facile

Quando si tratta di un cucciolo che piange, tra gli esseri umani e molte altre specie, i genitori hanno un super senso: qualcosa in quel richiamo comunica angoscia in maniera così forte da suscitare una risposta istintiva. Le grida dei bambini e dei cuccioli di scimpanzé e bonobo sono così irresistibili che anche altre specie le riconoscono e reagiscono, inclusi i coccodrilli del Nilo (Crocodylus niloticus).  Però, Secondo il nuovo studio “Crocodile perception of distress in hominid baby cries”, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences da un team di ricercatori delle  università francesi di Saint-Etienne e Lyon, «Per un coccodrillo, le urla di un bambino umano possono suonare meno come un grido di aiuto e più come un campanello per la cena».

I ricercatori sottolineano che «Si sostiene generalmente che le vocalizzazioni di soccorso, una modalità comune per allertare i conspecifici in un’ampia gamma di vertebrati terrestri, condividano caratteristiche acustiche che consentono la comunicazione eterospecifica. Tuttavia, gli studi suggeriscono che i tratti acustici utilizzati per decodificare il disagio possono variare tra le specie, portando a errori di decodifica».

Invece, i coccodrilli del Nilo sono attratti dalle grida dei ciccioli di ominidi e  i ricercatori evidenziano «L’intensità della risposta del coccodrillo dipende in modo critico da un insieme di caratteristiche acustiche specifiche (principalmente caos deterministico, armonia e protuberanze spettrali). I nostri risultati suggeriscono che i coccodrilli sono sensibili al grado di disagio codificato nelle vocalizzazioni di vertebrati filogeneticamente molto distanti».

Inoltre, il confronto di questi risultati con quelli ottenuti con soggetti umani messi di fronte agli stessi stimoli indica che «I coccodrilli e gli esseri umani utilizzano criteri acustici diversi per valutare l’angoscia codificata nei pianti infantili. E’ interessante notare che le caratteristiche acustiche che guidano la reazione del coccodrillo sono probabilmente indicatori di angoscia più affidabili rispetto a quelli usati dagli esseri umani. Questi risultati evidenziano che le caratteristiche acustiche che codificano le informazioni nei segnali sonori dei vertebrati non sono necessariamente identiche tra le specie».

All’università di Saint-Etienne spiegano che «I coccodrilli indagano rapidamente sui lamenti di un bambino umano perché i suoni di angoscia innescano una risposta predatoria da parte dei rettili affamati. E’ interessante notare che alcune femmine di coccodrillo possono anche rispondere perché le grida in qualche modo fanno appello al loro istinto materno. Dagli umani agli uccelli agli stessi coccodrilli, i cuccioli di molte specie usano vocalizzazioni di angoscia che informano i loro simili sui loro problemi. Lo studio aggiunge un’idea intrigante che ci sia qualcosa di così universale nella natura di tali richiami da essere compresi da altre specie, anche da quelle per niente strettamente imparentate».

Utilizzando le registrazioni audio dei pianti di bambini umani e di cuccioli di scimpanzé e bonobo, gli scienziati hanno scoperto che i coccodrilli del Nilo non solo prestavano attenzione, ma reagivano anche rapidamente quando sentivano i bambini umani in difficoltà. Mentre alcune di queste reazioni erano probabilmente predatorie, altre potrebbero essere state causate dal fatto che le madri reagivano ai suoni familiari di un bambino bisognoso».

Ma Élodie Briefer, ecologista comportamentale dell’università di Copenaghen, che non è stata coinvolta nella ricerca, ha commentato su Smithsonian Magazine: «Reagiscono e basta, più perché questo ha innescato una risposta probabilmente innata. Potrebbe essere una risposta predatoria, a una preda in pericolo, o potrebbe essere perché il suono assomiglia un po’ a quello che fa la loro stessa prole».

Il team guidato da Julie Thévenet, dell’università Claude Bernard di Lione, ha registrato vari pianti infantili, che esprimono diversi livelli di disagio, provenienti da un database di ricerca sulla bioacustica. I neonati di bonobo sono stati registrati in diversi zoo europei e i richiami di scimpanzé sono stati raccolti da una popolazione selvatica nel Kibale National Park in Uganda. In tutte le vocalizzazioni, i cuccioli sollecitavano le loro madri con vari gradi di urgenza, dall’elemosinare attenzione quando la mamma era vicina al gridare durante un conflitto con un altro individuo. I ricercatori hanno anche raccolte grida di bambini umani durante diverse situazioni, dal fare il bagno a casa con i genitori alle iniezioni in uno studio medico. Poi il team di ricercatori francesi ha analizzato i richiami e identificato 18 diverse variabili acustiche, come tono, numero e durata delle sillabe e suoni caotici e armonici. Quindi hannopiazzato degli altoparlanti nel CrocoParc di Agadir, in Marocco, una struttura all’aperto con numerosi stagni dove circa 300 coccodrilli del Nilo sono liberi di vagare. Dopo la chiusura giornaliera del Parco, sono stati trasmessi ai coccodrilli, noti per avere un udito eccellente, i diversi suoni dei cuccioli dei primati.

Molti dei coccodrilli hanno reagito rapidamente: alcuni hanno esaminato gli altoparlanti dalla superficie dell’acqua, fermandosi a pochi centimetri dai dispositivi e fissandoli. Altri si sono avvicinati all’altoparlante sott’acqua, in quello che sembrava essere un atteggiamento predatorio e alcuni hanno cercato di mordere gli altoparlanti. Ma altre risposte non sembravano di tipo predatorio.

Gli autori dello studio scrivono che «Non si può escludere del tutto che alcuni individui (in particolare le femmine) abbiano risposto in un contesto di cure parentali». Infatti, le femmine di coccodrillo, e alcuni maschi, a volte rispondono alle grida di angoscia dei loro piccoli, che condividono alcune caratteristiche acustiche con i richiami dei neonati dei primati. «Il fatto che i coccodrilli siano così in sintonia con le grida dei bambini umani in difficoltà può anche significare che i rettili hanno ascoltato tali richiami per molto tempo, rappresentando un pericolo per i nostri antenati nel corso dell’evoluzione – avvertono i ricercatori – Il coccodrillo del Nilo era davvero una specie abbondante nella culla africana in cui si sviluppò il lignaggio umano, Poiché le grida dei bambini di tutte le specie che formano il lignaggio umano probabilmente condividevano caratteristiche acustiche con le grida dei bambini umani di oggi, probabilmente hanno sempre rappresentato stimoli attraenti per i coccodrilli».

Utilizzando l’analisi degli elementi acustici delle registrazioni, abbinata al video delle reazioni dei coccodrilli, il team francese è stato in grado di approfondire esattamente quali aspetti delle diverse grida hanno prodotto reazioni nei coccodrilli. Sono stati anche in grado di confrontare le risposte dei rettili con le risposte di un gruppo di soggetti umani agli stessi richiami.

I ricercatori dicono che «Sorprendentemente, nel caso delle grida dei bonobo, i coccodrilli hanno effettivamente analizzato l’angoscia di un cucciolo in modo più accurato rispetto alle sue controparti umane nonostante fossero molto più lontanamente imparentati. Dato che gli umani facevano così tanto affidamento sul tono, hanno costantemente sopravvalutato i livelli di angoscia dei cuccioli di bonobo, che generalmente tendono a gridare con toni più alti in qualsiasi situazione. Più alto è il tono del grido, più gli umani lo giudicavano erroneamente come se trasmettesse un’angoscia grave. Ma queste differenze di tono non hanno fatto molta differenza per le reazioni dei coccodrilli, che sono state innescate da altri aspetti delle grida più caratteristiche dell’angoscia nei primati, come il caos».

Per la Briefer, «Laddove ci concentriamo maggiormente sul tono, che funziona meglio tra gli umani, queste registrazioni mostrano che le [caratteristiche audio] utilizzate dai coccodrilli funzionano effettivamente meglio tra le specie»

Lo stesso Charles Darwin ipotizzò che i modi in cui le diverse specie emettono grida quando sono in difficoltà potessero avere radici evolutive molto antiche, risalenti ai primissimi vertebrati terrestri, perché la selezione naturale poteva promuovere quei vocalizzi efficaci anche tra specie molto diverse. La Briefer. Conferma: «I vertebrati spesso reagiscono allo stress in modi coerenti. Diventiamo più tesi e queste reazioni cambiano anche l’apparato vocale allo stesso modo. Questo significa che possiamo anche capirci l’un l’altro… anche trao specie imparentate molto alla lontana».

Smithsonian Magazine ricorda che «Altri studi hanno trovato connessioni intriganti a sostegno di questa idea. Studi di brain imaging hanno dimostrato che i cani possono riconoscere le emozioni umane ascoltando le nostre voci. Questo potrebbe essere in qualche modo prevedibile dato il lungo periodo di coevoluzione della nostra specie».

Lo studio “Hear them roar: A comparison of black-capped chickadee (Poecile atricapillus) and human (Homo sapiens) perception of arousal in vocalizations across all classes of terrestrial vertebrates” pubblicato nel 2019 sul Journal of Comparative Psychology da un  team di ricercatori di cui faceva parte Piera Filippi, una scienziata cognitiva dell’Universität Zürich che studia la comunicazione vocale ed emotiva tra le specie animali, ha scoperto che le cince, uccelli che imparano le vocalizzazioni dai loro genitori, riconoscono i richiami di soccorso in specie molto diverse tra cui gli esseri umani e i panda giganti, che non avevano mai incontrato prima.

La Filippi, conclude: «Al di là di alcuni studi, gli scienziati non sanno ancora molto sulle risposte comportamentali e cognitive di molte specie, inclusi i coccodrilli, a diverse vocalizzazioni. Più specie testiamo, e più sono filogeneticamente distanti dai primati, più possiamo ottenere un quadro completo di come si è evoluta la comunicazione vocale, e in particolare la comunicazione emotiva».