Goletta Verde: in Friuli-Venezia Giulia su 10 punti campionati solo 1 oltre i limiti di legge
No all’acciaieria a due passi dalla laguna, pregiudicherebbe il territorio e le comunità locali
[10 Agosto 2023]
Goletta Verde ha presentato i dati sul monitoraggio delle acque della costa del Friuli-Venezia Giulia e su 10 punti campionati e analizzati solo un punto è oltre i limiti di legge: la foce a Rio Canale Fugnan a Muggia in provincia di Trieste. Legambiente ricorda che «Il Rio Canale Fugnan – il punto campionato è precisamente a via Battistini all’incrocio con Largo Caduti per la Libertà – è una vecchia conoscenza dei volontari e le volontarie di Legambiente, impegnati nel monitoraggio della qualità delle acque delle coste italiane. Infatti il Rio Canale Fugnan nel comune di Muggia finisce nella black-list di Goletta Verde da ben 13 anni, ed il giudizio quest’anno è “fortemente inquinato».
Gli altri 9 punti, di cui 5 a mare e 4 alle foci di fiumi e canali, sono risultati entro i limiti di legge come lo scorso anno. Due sono in provincia di Trieste (oltre il già citato Rio Canale Fugnan di Muggia): alla spiaggia presso viale Miramare, tra i due pennelli di massi in località Barcola a Trieste; alla spiaggia di Sistiana a sinistra del porto turistico in località Sistiana Castelreggio a Duino Aurisina (TS).
Tre i punti campionati in provincia di Gorizia: alla spiaggia libera di Marina Julia a Monfalcone (GO); la foce del fiume Isonzo in località Punta Sdobba a Grado (GO); e la spiaggia presso il viale del Sole all’incrocio con via Svevo a Grado (GO).
Quattro i punti in provincia di Udine: la foce del fiume Stella a Precenicco (UD), lo scarico del depuratore a Lignano Sabbiadoro (UD), la spiaggia presso il lungotevere Trieste all’incrocio con via Gorizia a Lignano Sabbiadoro (UD) e la foce del fiume Tagliamento in località Lignano Riviera a Lignano Sabbiadoro (UD).
Secondo Andrea Wehrenfennig, presidente di Legambiente Trieste, «I risultati emersi dal monitoraggio delle acque delle nostre coste da parte del team di Goletta Verde conferma il trend dell’anno scorso, 9 punti su 10 campionati sono risultati entro i limiti di legge mentre l’unico neo resta il Rio Canale Fugnan a Muggia. Negli ultimi anni sono stati avviati e portati a termine i lavori per gli impianti di depurazione per alcuni agglomerati finiti, negli anni passati, sotto procedura d’infrazione da parte dell’Unione europea. Lo sforzo dal punto di vista delle infrastrutture c’è stato per uscire da questo status, ora occorre risalire alla fonte di inquinamento del Rio Canal Fugnan. Il prossimo step deve essere quello di accertare eventuali scarichi abusivi».
Secondo il Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po (III ciclo di pianificazione, 2021-2027), gli scarichi urbani rappresentano una pressione puntuale significativa per il 21%, mentre gli sfioratori di piena lo sono per il 18%, dei corpi idrici superficiali (fluviali, lacustri, di transizione e delle acque marino-costiere). Una tipologia di pressione che, da sola o assieme ad altre più o meno impattanti, impedisce a questi corpi idrici di raggiungere un buono stato, come richiesto dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60). Secondo gli ultimi aggiornamenti presenti sul sito del Commissario Unico Depurazione in Friuli-Venezia Giulia sono 4 gli agglomerati, su cui insistono quasi 32 mila abitanti equivalenti, in cui si stanno svolgendo lavori per uscire dalla procedura d’infrazione comunitaria sulla depurazione, per un importo complessivo di oltre 16 milioni di euro. Questi lavori porteranno a risolvere parte delle situazioni che avevano portato ad avere 8 agglomerati in Friuli-Venezia Giulia (dati aggiornati a maggio 2020), sotto procedura di infrazione comunitaria.
Martina Palmisano, portavoce di Goletta Verde, ha ricordato che nel lungo viaggio di Goletta Verde lungo le coste italiane «Non meno centrale è stato il tema della biodiversità declinato in modo diverso sui vari territori grazie ai progetti che ci hanno consentito di accendere i riflettori sulla tutela e salvaguardia delle specie da salvaguardare nell’area del Mediterraneo. In Friuli- Venezia Giulia si rivela fondamentale parlare di un nuovo progetto sulla realizzazione di una mega acciaieria a pochi passi dalla laguna. Le informazioni in nostro possesso sono ancora scarne, ma quello che ci sentiamo di dire al momento è che non si tratterà di una passeggiata di salute per il territorio e le comunità locali. L’Europa fissa obiettivi sempre più ambiziosi in merito alla tutela ambientale, alla transizione energetica, alla decarbonizzazione e allo sviluppo sostenibile mentre qui in Italia esiste il concreto rischio di avere un polo siderurgico molto vicino a riserve naturali e aree protette. Restiamo basiti e chiediamo maggiori informazioni sul progetto e sull’impatto che avrà sull’ambiente e sul territorio friulano».
Sandro Cargnelutti. presidente Legambiente Friuli-Venezia Giulia, conclude: «Sappiamo che si tratta di un progetto, per ora, solo sulla carta ma chiediamo subito un dietrofront per non pregiudicare il territorio e la comunità locali Sono tanti gli interrogativi che poniamo: come farà un impianto del genere ad essere definito green se sorgerà in prossimità della Laguna di Marano e Grado, rientranti in zone speciali di conservazione? Inoltre, l’ambiente lagunare è già sotto stress a causa della crisi climatica e delle pressioni del bacino scolante. Non aggiungiamone di altre. Quale sarà l’impatto di movimentazioni e logistica? Si dovrà necessariamente intervenire sul fiume Corno con una annessa fase di dragaggio, e che impatti avrà la relativa movimentazione di sostanze sulla salute dei cittadini? E come si compenserà l’aumento esponenziale di emissioni climalteranti, visto che per far funzionare questo polo siderurgico si dovrà soddisfare un fabbisogno energetico di ampia portata? Troppi i dubbi e gli interrogativi senza risposta in questa vicenda, la nostra risposta è un secco No a questa acciaieria che avrebbe una produzione simile a quella dell’impianto di Taranto. E poi è coerente con una politica industriale costruire una nuova e grande acciaieria senza aver risolto le due annose crisi degli stabilimenti di Taranto e Piombino con migliaia di lavoratori in cassa integrazione?»