Alla base delle crisi della biodiversità e climatica c’è una crisi di valori, politica ed economica

E richiede una nuova definizione di ciò che si intende per "sviluppo" e "benessere", riconoscendo i molteplici modi in cui le persone si relazionano tra loro e con il mondo naturale

[11 Agosto 2023]

In tutto il mondo, le persone apprezzano la natura in modi diversi e profondi che vanno ben oltre l’uso economico. Ma questa diversità nel modo in cui le persone apprezzano la natura non si riflette adeguatamente nelle principali decisioni politiche ed economiche.

Partendo da qui, il nuovo studioDiverse values of nature for sustainability”, pubblicato su Nature da un folto team internazionale guidato da Unai Pascual del Basque centre for climate change (BC3) e dell’Ipbes, dimostra come «la sottovalutazione della natura sia fondamentale per la crisi ambientale che affrontiamo. La “crisi dei valori” descrive il continuo predominio di un ristretto insieme di valori che si sono dimostrati inadatti allo scopo di risolvere la duplice emergenza della biodiversità e del clima».

Al BC3 basco sottolineano che «attualmente, i valori della natura basati sul mercato, come quelli associati al cibo e ad altri beni prodotti in modo intensivo, sono spesso privilegiati a scapito dei valori non di mercato associati ai molti altri contributi della natura alle persone, come l’adattamento ai cambiamenti climatici o identità culturali nutritive, che sono ugualmente essenziali per realizzare società giuste e sostenibili. Allo stesso tempo, le politiche di conservazione della biodiversità, come l’espansione delle reti di aree protette, hanno spesso dato la priorità anche a insiemi ristretti di valori riguardanti la natura, spesso marginalizzando quelli appartenenti alle popolazioni indigene e alle comunità locali, che in molti casi hanno dimostrato di proteggere la biodiversità sui territori».

Secondo gli autori dello studio, «Per raggiungere un futuro più giusto e sostenibile, è imperativo allontanarsi dall’attenzione predominante ai profitti a breve termine e alla crescita economica, che è avvenuta a scapito della considerazione dei molteplici valori della natura nelle decisioni economiche e politiche» .

Pascual sottolinea che «una migliore comprensione di come e perché la natura è (sotto)valutata dai decisori privati ​​e pubblici è più urgente che mai, e mentre è positivo che accordi globali come il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (GBF) e gli Obiettivi di sviluppo sostenibili dell’Onu (SDG) richiedono un processo inclusivo e partecipativo per incorporare i valori della natura nelle azioni, le politiche ambientali e di sviluppo predominanti danno ancora la priorità a un ristretto sottoinsieme di valori di mercato della natura».

Il nuovo studio pubblicato su Nature fa seguito alla pubblicazione nel luglio 2022 del rapporto Values Assessment  approvato dai 139 Stati membri dell’Ipbes e sintetizza ed evidenzia i principali risultati della valutazione, basati su una revisione di oltre 50.000 pubblicazioni scientifiche, documenti politici e fonti di conoscenza indigena e locale. Applicando queste prove, gli autori dello studio propongono combinazioni di “approcci incentrati sui valori” per sfruttare i cambiamenti necessari per trasformare le decisioni attuali che hanno un impatto negativo sia sulla sostenibilità che sulla giustizia sociale in un trattamento equo delle persone e della natura, inclusa l’equità inter e intragenerazionale.

Il BC3  ricorda che «all’interno di ogni società, ci sono valori ampi e profondamente radicati che sono incorporati nelle norme sociali e persino nelle regole legali (ad esempio, cura e giustizia), così come specifiche giustificazioni valoriali del motivo per cui la natura è importante per le persone, anche strumentali (ad esempio, la natura vista come un bene economico), valori intrinseci (ad esempio, la natura è da proteggere fine a se stessa) e relazionali (ad esempio, valori che nascono da un rapporto con la natura come il senso del luogo o le identità collettive), che le persone esprimono nella loro vita quotidiana. Tutti questi tipi di valori della natura possono essere misurati utilizzando un’ampia suite di metodi di valutazione che si basano su una serie di indicatori o metriche di valore economico, ecologico e socio-culturale».

Lo studio pubblicato su Nature evidenzia che  non mancano i metodi di valutazione per comprendere e rendere conto della diversità dei valori della natura. Pascual conferma: «Gli scienziati hanno sviluppato una vasta gamma di metodi di valutazione. Quel che scarseggia è la volontà o la capacità dei governi e di altri stakeholders chiave di applicare questi metodi e incorporarli nei loro sistemi decisionali in modo che la rappresentanza, l’equità e le relazioni di potere tra le diverse parti coinvolte nei processi di valutazione siano attentamente prese in considerazione».

Sulla base di questi risultati, gli autori dello studio chiedono di «riequilibrare i valori che sono alla base delle strutture sociali, come le loro istituzioni legali, promuovendo valori come l’unità, la cura, la solidarietà, la responsabilità, la reciprocità e la giustizia, sia verso le altre persone che verso la natura».

Inoltre, lo studio sostiene che «lo spostamento del processo decisionale verso i molteplici valori della natura è una parte davvero importante del cambiamento trasformativo a livello di sistema, necessario per affrontare l’attuale crisi globale della biodiversità e l’emergenza climatica, che hanno stretti rapporti con altri mali socio-ambientali, tra cui una maggiore contaminazione, pandemie emergenti e ingiustizie ambientali. Questo richiede una nuova definizione di ciò che si intende per “sviluppo” e “benessere”, riconoscendo i molteplici modi in cui le persone si relazionano tra loro e con il mondo naturale».

Uno degli autori dello studio, Mike Christie della Aberystwyth University e co-presidente del Values assessment Ipbes,  sostiene che «se in futuro vogliamo arrivare a una società più giusta e sostenibile,  dobbiamo riequilibrare il modo in cui prendiamo in considerazione la natura nelle decisioni che prendiamo, attraverso il riconoscimento e la presa in considerazione dei molteplici modi in cui le persone si relazionano e apprezzano il mondo naturale. I processi decisionali che considerano i valori di tutte le parti interessate hanno maggiori probabilità di mitigare i conflitti umani e ambientali».

Un aspetto particolarmente importante dello studio pubblicato su Nature è il supporto che fornisce ai recenti sforzi, come quelli espressi nel Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, per creare approcci più rispettosi e partecipativi al processo decisionale ambientale e di sviluppo. In questo contesto, lo studio sottolinea che «il riconoscimento e l’incorporazione delle visioni del mondo e dei valori delle popolazioni indigene e delle comunità locali e delle istituzioni che sostengono i loro diritti e territori consentono anche alle politiche di essere più inclusive e, soprattutto, questo si traduce anche in risultati migliori sia per le persone che per la natura».

Secondo un’altra autrice dello studio, Patricia Balvanera, dell’Universidad Nacional Autónoma de México e co-presidente del Values ​​assessment Ipbes, «molte comunità indigene e locali del Sud del mondo sono state le custodi della biodiversità di cui si sentono parte e responsabili ed essenziali per le loro identità; tuttavia, questi diversi valori della natura sono stati emarginati principalmente dai governi e dalle potenti aziende agricole che vedono la natura solo come una fabbrica di merci a buon mercato».

Pascual conclude: «La nostra analisi mostra che le migliori opzioni per raggiungere obiettivi globali come quelli del Gbf e degli Sdg sono di intrecciare i diversi valori della natura in tutti i settori della società e delle nostre economie».