Costi triplicati a quasi 125 mln di euro e asta deserta

Olimpiadi invernali, rischio cattedrale nel deserto per la pista da bob di Cortina

Cipra: «Prima che sia troppo tardi, la politica abbia il coraggio di ammetterei propri errori e cambi direzione»

[16 Agosto 2023]

La “nuova” pista per bob, slittino e skeleton di Cortina d’Ampezzo, attesa per le relative gare in agenda alle Olimpiadi invernali del 2026, rischia di diventare l’ennesima e «costosissima cattedrale nel deserto» nel territorio alpino.

La denuncia arriva dalla Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra), che ripercorre le vicende dello sliding center “Eugenio Monti”, per il quale anche in tempi recenti gli organizzatori delle Olimpiadi «hanno continuato a parlare impropriamente di “riqualificazione” anziché di ricostruzione integrale: in realtà della vecchia pista resta solo il nome».

Una realtà che traspare dal continuo incremento dei costi di realizzazione della pista da bob, stimati in 41,8 mln di euro nel 2018 fino ad arrivare ai 124,7 del giugno 2023; cifre triplicate in cinque anni, cui è seguita l’asta del 31 luglio per appaltare i lavori. Asta andata deserta.

«Nessuna azienda ha presentato offerte per la costruzione della pista, e i tempi ulteriormente ristretti si rischia di non arrivare in tempo. Sarebbe una figuraccia epocale che Cortina e l’Italia non meritano» dichiara Vanda Bonardo, presidente di Cipra Italia.

«La politica – così come il Cio ed il Coni – non ha vigilato ed il bluff della pista esistente, da sistemare con pochi interventi, nel tempo è venuto a galla. Si andrà ora a trattativa privata, quasi come quando si affida un incarico da poche migliaia di euro. Procedure negoziata veloce senza pubblicazione di bando di gara e senza alcuna valutazione di impatto (non ci sarebbe il tempo). Ma senza appalto si dovrà procedere alle condizioni poste dalla ditta prescelta», sottolinea il Cipra.

Da qui l’invito della Commisisone alla razionalità: «Prima che sia troppo tardi, la politica abbia il coraggio di ammetterei propri errori e cambi direzione». Per andare dove?

Il Cipra e le organizzazioni ambientaliste hanno indicato già da tempo come la miglior soluzione sia il ricorso ad una pista esistente, o che necessiti di lavori di ammodernamento dai costi ridotti: gli indizi portano a quella della non lontana Innsbruck.

Anche il Cio ha dichiarato di essere favorevole ad una soluzione all’estero. Un ripensamento, se pur tardivo, secondo Cipra consentirebbe di dare una miglior destinazione per quelle risorse (ad es. a favore della montagna bellunese più svantaggiata o per il trasporto pubblico locale), eviterebbe un buco nelle finanze della Regione Veneto, eviterebbe un ulteriore danno ambientale dovuto al consumo di suolo per un’area di progettopari a novantamila metri quadri, all’eliminazione di circa cinque ettari di bosco, al consumo di acqua potabile da acquedotto per circa ventiduemila metri cubi, ad un consumo di una notevole quantità di energia elettrica per l’impianto di refrigerazione stimati in oltre 1 milione di Kwh con ulteriore rilevante impatto economico.

Anche perché altrimenti, oltre ai costi di costruzione triplicati, poi naturalmente per la pista da bob dovrebbero essere spese ulteriori risorse in gestione e manutenzione.

«Ricordiamo – concludono dal Cipra – che queste discipline sono praticate da un numero risicato di atleti ed il mantenimento di una pista é molto oneroso. Con non poca fantasia, per rendere economicamente sostenibile la pista, gli organizzatori hanno pensato di triplicare i prezzi per i turisti che vorranno provare l’ebbrezza di una discesa su un bob a quattro posti. L’esperienza di Torino 2006, con la pista di Cesana che dopo alcuni anni è stata costretta a chiudere per gli insostenibili costi di gestione non ha insegnato nulla».