In Guatemala vince la sinistra che non doveva esserci
Bernardo Arévalo eletto presidente al secondo turno. Battuta la candidata delle destre
[21 Agosto 2023]
Secondo il Tribunal supremo electoral (Tse), il sociologo Bernardo Arévalo de León, della coalizione di sinistra Movimiento Semilla, è il nuovo presidente del Guatemala con il 65% dei voti contro il 35% della candidata delle destre (che hanno governato ininterrottamente per decenni il Paese con elezioni truccate e golpe), Sandra Torres Casanova dell’Unidad nacional de la esperanza (Une)».
Il ballottaggio è a avvenuto senza incidenti di rilievo, nonostante il corrotto governo di destra uscente e la magistratura avessero fatto di tutto per eliminare, riuscendoci, tutti i candidati di sinistra ricorrendo a trucchi e invenzioni legali. Arévalo era scampato alla decimazione perché Semilla era considerata scarsamente pericolosa e la destra non pensava che potesse arrivare al secondo turno. Il calcolo si è rivelato sbagliato e Arévalo è arrivato secondo e si è conquistato il ballottaggio con la Torres.
La destra guatemalteca è ormai così odiata e screditata che è stata sconfitta dal candidato progressista lasciato a fare da foglia di fico alla sua scarsissima credibilità democratica: gli elettori hanno scelto l’unica alternativa a una coalizione di destra nella quale alla fine sono confluiti golpisti, dittatori, torturatori, il presidente Alejandro Giammattei ed esponenti del suo governo, noti per essere dei ladri seriali di denaro pubblico.
Immediatamente il Ministerio Público (la Procura generale della Repubblica), il 12 luglio ha tentato di dichiarare illegale il Movimiento Semilla e impedire la partecipazione di Arévalo al ballottaggio. Ma, di fronte ad accuse chiaramente campate in aria, è intervenuta la Corte Suprema de Justicia de Guatemala che ha concesso all’unanimità protezione provvisoria a Semilla e ha ordinato al Tse che i risultati preliminari delle elezioni di ieri «corrispondano fedelmente ed esattamente allo scrutinio».
E la vittoria impossibile di Arévalo è un vero e proprio incubo per la destra guatemalteca: è il figlio di Juan José Arevalo che fra il 1944 e il ’54 fu presidente per 5 anni, decennio rivoluzionario seguito a un golpe di giovani ufficiali dell’esercito che volevano la riforma agraria, un periodo di progresso – anche se non guidato da un movimento di ispirazione marxista, che venne interrotto brutalmente nel sangue da un altro golpe militare finanziato e ispirato della compagnia bananiera United Fruit Co e della Cia.
La vittoria di Arevalo, che al primo turno aveva ottenuto appena l’11,8% dei voti, è stata favorita dalla debolezza della sua concorrente Torres che si era fermata al 15%, mentre gli elettori delusi e schifati si erano rifugiati nel non voto, nell’astensione o in quello a innumerevoli candidati di una destra frantumata ma certa di ritornare al potere, nonostante scandali, povertà galoppante, migrazione alle stelle, ruberie e complicità con i trafficanti di droga ed esseri umani.
E Arevalo ha vinto clamorosamente al secondo turno perché ha dichiarato guerra alla corruzione della leadership bianca e razzista del Guatemala che ha dissanguato e spolpato il paese più grande, popolato e ricco di risorse del Centroamerica. Una delle prime cose che ha promesso di fare il nuovo presidente di sinistra del Guatemala è quella di far ritornare in patria decine di giudici che sono dovuti fuggire dal Paese perché minacciati di morte per le loro inchieste contro il potere e sui massacri compiuti dall’esercito e dalla destra in Guatemala per reprimere i movimenti della sinistra indigenista.
Vista la malaparata, di fronte a qualcosa di impensabile come la vittoria di chi “non poteva” vincere, la Torres, moglie dell’ex presidente Àlvaro Colom, ha iniziato ad accusare Semilla di essere a favore dell’aborto e dei matrimoni gay, ma Tegucigalpa non è Washington e per chi il problema è la povertà estrema, il riuscire a magiare ogni giorno, queste tematiche contano meno di nulla.
Infatti, a determinare la clamorosa vittoria della sinistra che non doveva esserci in Guatemala sono stati soprattutto i poveri, compresi gli indios Maya che si sono trovati tra i sostenitori della Torres anche i militari fascisti condannati dall’Onu per crimini di guerra, che durante la sanguinaria guerra al loro stesso popolo hanno fatto 250.00 vittime e desaparecidos.
Finalmente la destra guatemalteca, che pur di restare al potere ha ispirato colpi di stato, organizzato torture, campi di concentramento, persecuzioni, truccato elezioni e governato svuotando le casse di un Paese povero come se fossero una cassaforte privata, ha perso. Finalmente i 300 osservatori internazionali hanno scongiurato i soliti brogli e in Guatemala è risorta dalle ceneri dell’impossibile una sinistra popolare che è riuscita miracolosamente a mettere insieme quel che restava di una sinistra storica massacrata e imprigionata, ma soprattutto una società civile che non si è mai arresa di fronte all’ingiustizia imperante, in quello che la destra ha trasformato in un narcostato.