L’elefante nella stanza della crisi alimentare globale
Lettera ai leader mondiali: «E’ vostra responsabilità far uscire il mondo dai disastri, non aggravarli»
[28 Agosto 2023]
Hungry for Action, una campagna supportata da oltre 40 organizzazioni tra cui Save the Children, ONE Campaign e Global Citizen ed è coordinata dall’SDG2 Advocacy Hub, ha lanciato la campagna Elephant in the Room per chiedere un incontro di emergenza dei leader mondiali sulla crisi alimentare globale all’Assemblea generale delle Nazioni Unite che si terrà a settembre a New York.
L’elefante nella stanza sono i 735 milioni di persone che soffrono la fame, 122 milioni in più rispetto al 2019, prima della pandemia di Covud-19, e i promotori della campagna denunciano che «La crisi alimentare viene trascurata dai leader mondiali, con conseguenze devastanti».
Una lettera aperta ai leader mondiali – firmata tra gli altri dalla giovane attivista climatica Vanessa Nakate, dalla sostenitrice dell’agricoltura sostenibile Wangari Kuria, dal musicista e filantropo Octopizzo, dal sostenitore degli SDG Richard Curtis e dal famoso chef statunitense Andrew Zimmern – si legge: «Sapete che c’è una crisi alimentare globale. La state ignorando nei vistri bilanci. Non ne parlate abbastanza con i media. Non è in cima alla vostra agenda per il G20, l’UNGA o la COP28. E così rimane un elefante nella stanza. Come leader, avete permesso che questa emergenza avvenisse. Le soluzioni per porre fine alla crisi alimentare esistono. E’ vostra responsabilità far uscire il mondo dai disastri, non aggravarli».
Hungry for Action ricorda che «La crisi alimentare globale è causata da una combinazione di conflitti, cambiamenti climatici, aumento dei prezzi alimentari e oneri debitori gravosi che gravano su molti Paesi più poveri, 21 dei quali si trovano ora ad affrontare livelli catastrofici di debito e insicurezza alimentare. E’ necessario un incontro d’emergenza ad alto livello presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Questo significherebbe che i capi di Stato si riunirebbero per discutere la crisi e le sue soluzioni e si impegnerebbero ad agire».
Per il revedrendo Eugene Cho, presidente e amministratore delegato dell’organizzazione cristiana contro la fame Bread for the World, «Ammettere la portata del problema è il primo passo verso la sua soluzione. Diversi paesi, compresi gli Stati Uniti, hanno riconosciuto l’esistenza del problema e hanno adottato misure per affrontarlo. Questo è un buon inizio. Ma non basta per uscire dalla crisi. La crisi globale alimentare e della malnutrizione è una crisi climatica, una crisi della guerra e una crisi di costi in aumento: richiede una risposta globale potente e unificata».
250 milioni di persone soffrono la fame al livello di insicurezza alimentare acuta, è la cifra più alta registrata negli ultimi anni. 3 miliardi di persone non possono permettersi una dieta sana e nutriente. Di fronte a questa catastriofe umanitaria e sociale, gli appelli delle agenzie Onu per l’assistenza di emergenza quest’anno sono stati finanziati solo poco più di un quarto , molto meno rispetto all’ultima crisi alimentare globale del 2008, eppure ci sono il doppio delle persone che soffrono la fame rispetto ai livelli del 2008.
La Nakate ha fatto notare che «Non c’è nulla di inevitabile nel fatto che i bambini muoiano perché non hanno abbastanza da mangiare, così come non c’è nulla di inevitabile nel fatto che le famiglie dei Paesi ricchi facciano la fila per accedere ai banchi alimentari. Questo è un sistema che non può resistere agli shock derivanti dai cambiamenti climatici o dai conflitti. Nel mondo c’è abbastanza cibo per tutti».
David McNair, direttore esecutivo per la politica di One Campaign, ha aggiunto: «Durante l’ultima grande crisi alimentare globale, seguita al crollo economico del 2008, abbiamo visto i leader mondiali riunirsi al vertice del G8 a L’Aquila, in Italia, per assumere impegni coraggiosi. Quest’anno, mentre viviamo una cosiddetta “policrisi”, la crisi alimentare sembra sparire, vittima di un approccio frammentato nell’affrontare i problemi del mondo».
Secondo Hungry for Action, l’azione per affrontare la crisi alimentare globale dovrebbe concentrarsi su tre elementi chiave: salvare vite umane, rafforzare la resilienza delle comunità colpite per resistere agli shock climatici e dei prezzi alimentari e garantire il futuro attraverso la riforma del sistema alimentare globale per renderlo più sostenibile. sostenibile ed equo.
Nella loro lettera, gli attivisti scrivono che «Le soluzioni che i leader mondiali dovrebbero portare avanti in una riunione di emergenza includono: Finanziare integralmente gli appelli umanitari da 55 miliardi di dollari lanciati dalle Nazioni Unite e raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento climatico per i Paesi a basso reddito, cancellando al tempo stesso i loro debiti e riformando il sistema finanziario multilaterale per sbloccare fondi vitali. Investire nei piccoli agricoltori, negli operatori sanitari e nelle comunità in prima linea nella crisi alimentare, anche attraverso programmi di protezione sociale. Riparare il sistema alimentare globale ormai fallito sostenendo un’agricoltura più sostenibile, diversificando le colture, migliorando la nutrizione e l’accesso a una dieta sana e riducendo gli sprechi alimentari. Queste misure spezzerebbero il ciclo della crisi e allo stesso tempo potrebbero far risparmiare miliardi al mondo»