Il 12% degli statunitensi mangia metà della carne bovina Usa. Impatti significativi su salute e ambiente
I risultati potrebbero aiutare le associazioni di consumatori e le agenzie governative a creare messaggi educativi sugli impatti del consumo di carne bovina
[31 Agosto 2023]
Lo studio “Demographic and Socioeconomic Correlates of Disproportionate Beef Consumption among US Adults in an Age of Global Warming”, pubblicato su Nutrients da un team di ricercatori statunitensi ha scoperto che «Il 12% degli americani è responsabile del consumo della metà della carne bovina consumata al giorno». Una scoperta che potrebbe aiutare i gruppi di consumatori e le agenzie governative a creare messaggi educativi sugli impatti negativi sulla salute e sull’ambiente del consumo di carne bovina.
Alla Tulane University sottolineano che «Quel 12% – molto probabilmente uomini o persone di età compresa tra 50 e 65 anni – mangia quella che i ricercatori chiamano una quantità sproporzionata di carne bovina in un dato giorno, una distinzione basata sulle ultime linee guida dietetiche per gli americani, che suggeriscono 4 once al giorno (poco più digrammi) di carne, pollame e uova combinati per coloro che consumano 2.200 calorie al giorno».
Lo studio ha analizzato i dati del National Health and Nutrition Examination Survey dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), che ha monitorato i pasti di oltre 10.000 adulti in un periodo di 24 ore. Il sistema alimentare globale emette 17 miliardi di tonnellate di gas serra all’anno, equivalenti a un terzo di tutti i gas climalteranti prodotti dalle attività antropiche. L’industria della carne bovina contribuisce fortemente producendo 8-10 volte più emissioni della carne di pollo e oltre 50 volte più dei fagioli.
L’autore senior dello studio, Donald Rose della School of Public Health & Tropical Medicine della Tulane University, spiega: «Ci siamo concentrati sulla carne bovina a causa del suo impatto sull’ambiente e perché è ricca di grassi saturi, che non fanno bene alla salute. Lo scopo dello studio era quello di aiutare a indirizzare programmi educativi o campagne di sensibilizzazione per coloro che mangiano quantità sproporzionate di carne bovina. Affinare la comunicazione sull’impatto ambientale della produzione di carne bovina è fondamentale in un momento in cui la consapevolezza del cambiamento climatico è più alta che mai».
Rose ha evidenziato: «Io e i miei colleghi ricercatori siamo rimasti sorpresi dal fatto che una piccola percentuale di persone sia responsabile di un consumo così smisurato di carne bovina, ma è ancora da determinare se i risultati siano incoraggianti per i sostenitori della sostenibilità. Da un lato, se solo il 12% rappresenta la metà del consumo di carne bovina, si potrebbero ottenere grandi progressi se si coinvolgesse quel 12%. D’altra parte, quel 12% potrebbe essere più resistente al cambiamento».
Lo studio ha anche scoperto che chi non è un consumatore smodato di carne bovina ha maggiori probabilità di aver consultato il sistema di guida alimentare MyPlate dell’United States Department of Agriculture e la principale autrice, Amelia Willits-Smith, ex Tulane University ed ora al
Global Food Research Program dell’università della North Carolina – Chapel Hill , autrice principale dello studio e ricercatrice post-dottorato presso l’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, dice che «Questo potrebbe indicare che la lettura delle linee guida dietetiche può essere uno strumento efficace per cambiare i comportamenti alimentari, ma potrebbe anche essere vero che coloro che erano a conoscenza di pratiche alimentari sane o sostenibili avevano anche maggiori probabilità di essere a conoscenza degli strumenti delle linee guida dietetiche».
Della carne rossa consumata giornalmente negli USa, quasi un terzo proveniva da tagli di manzo come bistecca o petto. Ma sei delle prime 10 fonti erano piatti misti come hamburger, burritos, tacos, polpettone o spaghetti al ragù. Alcuni di questi alimenti essere una facile occasione per i consumatori smodati di carne di manzo per modificare le loro abitudini alimentari. La Willits-Smith chiosa; «Se stai prendendo un burrito, potresti facilmente chiedere pollo invece di manzo».
I cittadini statunitensi di età inferiore ai 29 anni e superiore ai 66 anni avevano meno probabilità di mangiare grandi quantità di carne bovina. Secondo Rose, «Questo indica che le generazioni più giovani potrebbero essere più interessate a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. C’è speranza nelle generazioni più giovani, perché erediteranno il pianeta. Durante le mie lezioni ho visto che gli studenti sono interessati alla dieta, al suo impatto sull’ambiente e a cosa possono fare al riguardo».