I siti Patrimonio dell’umanità dell’Unesco vitali nella protezione della biodiversità
Sono l’1% della superficie terrestre e ospitano il 20% della biodiversità
[1 Settembre 2023]
Secondo lo studio sullo status delle specie “World Heritage: a unique contribution to biodiversity conservation”, pubblicato da Unesco e dall’International union for conservation of nature rivela che «i siti Patrimonio dell’umanità dell’Unesco ospitano oltre il 20% della ricchezza globale di specie mappate entro appena l’1% della superficie terrestre».
L’Unesco ricorda che «la salvaguardia di questi hot spot della biodiversità è essenziale se si vuole realizzare il Kunming – Montreal Global Biodiversity Framework» e per questo l’agenzia Onu lancia un appello ai 195 Stati parte della Convenzione «affinché aumentino gli investimenti nella conservazione dei loro siti e nominino tutte le restanti aree chiave per la conservazione della biodiversità come Patrimonio dell’Umanità».
La direttrice generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, ha commentato: «Questo studio dimostra l’importanza dei siti Patrimonio mondiale dell’Unesco nella protezione della biodiversità. Questi 1.157 siti non sono solo eccezionali dal punto di vista storico e culturale, ma sono anche fondamentali per preservare la diversità della vita sulla terra, mantenere i servizi ecosistemici essenziali e affrontare i cambiamenti climatici».
Infatti, la prima valutazione Unesco – Iucn sullo stato e sulle tendenze delle specie rivela che i siti del patrimonio mondiale dell’Unesco ospitano oltre 75.000 specie di piante e oltre 30.000 specie di mammiferi, uccelli, pesci, rettili e anfibi. Per l’Iucn, «questi siti fungono da formidabili osservatori naturali per il progresso delle conoscenze scientifiche grazie alla concentrazione di oltre la metà di tutte le specie di mammiferi, uccelli e coralli duri del mondo. Sono anche una fonte inesauribile di ispirazione per nuove iniziative di tutela ambientale».
La Convenzione del patrimonio mondiale conferisce il massimo livello di protezione internazionale ad alcuni dei siti più significativi per la conservazione della biodiversità nel mondo. Si stima che questi siti proteggano oltre 20.000 specie minacciate, tra le quali fino a un terzo di tutti gli elefanti, tigri e panda e almeno un decimo delle grandi scimmie, dei leoni e dei rinoceronti. Per alcune specie sull’orlo dell’estinzione, i siti Patrimonio dell’Umanità sono diventati l’ultima linea di difesa: ci vivono tutti i rinoceronti di Giava superstiti, le ultime vaquite (il cetaceo più piccolo del mondo) e le iguane rosa, oltre a più della metà di tutti i rinoceronti di Sumatra, degli oranghi di Sumatra e dei gorilla di montagna.
L’Unesco ricorda che «la Convenzione sul patrimonio mondiale consente iniziative coordinate con tutti gli stakeholders rilevanti: popolazioni locali, autorità nazionali e regionali, organizzazioni internazionali, tra gli altri, dando vita a molte storie di successo della conservazione. Ad esempio, le azioni intraprese nel Kaziranga national park (India) e nel Chitwan national park (Nepal) dalla loro iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco a metà degli anni ’80 hanno più che raddoppiato la popolazione dei rinoceronti indiani portandola a circa 4.000 individui».
E il rapporto conferma che «l’umanità e la biodiversità sono profondamente intrecciate. I benefici forniti dalla biodiversità sono innumerevoli e costituiscono il fondamento del nostro rapporto con la natura. La varietà di ecosistemi all’interno dei siti Patrimonio dell’umanità dell’Unesco mantengono importanti servizi ambientali per le persone, come la protezione delle risorse idriche, oltre a fornire posti di lavoro e reddito attraverso attività sostenibili. I siti Patrimonio dell’umanità dell’Unesco sono inoltre fondamentali per rafforzare ulteriormente il legame tra natura e cultura, poiché molti siti culturali, compresi quelli nelle aree urbane, possono anche proteggere un’importante biodiversità e sono un alleato negli sforzi per arrestare la perdita della natura».
Ma Unesco e Iucn avvertono che «è urgente rafforzare le misure di conservazione: ogni aumento di 1° C della temperatura globale potrebbe raddoppiare il numero di specie minacciate da condizioni climatiche pericolose. Dato il loro ruolo di hotspot vitali per la biodiversità, i siti del patrimonio mondiale dell’Unesco devono essere protetti a tutti i costi dagli Stati parti della Convenzione. I siti del Patrimonio mondiale sono fondamentali per raggiungere l’obiettivo globale di arrestare la perdita di biodiversità. L’Unesco incoraggia gli Stati membri a dare priorità ai siti del Patrimonio mondiale nelle strategie e nei ational Biodiversity strategies and action plans (Nbsap), poiché sono fondamentali per mettere in atto il Kunming-Montreal Global biodiversity framework (Gbf). Lo studio costituisce uno strumento aggiuntivo per i gestori dei siti per intraprendere le azioni necessarie per raggiungere questi obiettivi».
Come annunciato dalla Azoulay nel novembre 2022 in occasione del 50esimo anniversario della Convenzione, entro il 2025, tutti i gestori dei siti del Patrimonio mondiale verranno formati sulle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici ed entro il 2029 tutti i siti dovranno avere un piano di adattamento ai cambiamenti climatici.