I cinghiali ungheresi potrebbero salvare i maiali europei dalla peste suina africana (VIDEO)
Esiste un vaccino già testato con successo sui cinghiali in cattività
[11 Settembre 2023]
Secondo un articolo pubblicato da Horizon: The EU Research & Innovation Magazine, «Il destino di milioni di maiali in Europa potrebbe essere deciso il prossimo inverno in una foresta ungherese. Lì, i ricercatori dell’Ue intendono testare un vaccino contro la peste suina africana sui cinghiali».
La peste suina africana (PSA), è una malattia virale che minaccia i suini selvatici e domestici in tutta Europa. Senza vaccini o cure per la PSA, le epidemie di solito uccidono i suini infetti e spesso provocano abbattimenti di interi allevamenti di maiali per impedire che la malattia si diffonda altrove. I ricercatori stanno individuando dei boschi ungheresi nei quali spargere bocconi-esca arricchiti con un vaccino sperimentale contro la PSA, con l’obiettivo di immunizzare circa 300 cinghiali.
José Manuel Sánchez-Vizcaíno, che insegna salute animale all’Universidad Complutense de Madrid, spiega che «In questo momento, il problema più grande in Europa sono i cinghiali infetti. Se riduciamo la malattia nei cinghiali, probabilmente non avremo bisogno di vaccinare i maiali domestici». Sánchez-Vizcaíno guida il progetto di ricerca VACDIVA che ha prodotto il vaccino sperimentale contro la PSA che rappresenta circa il 90% del costo totale del progetto, che verrà prolungato fino a luglio 2024 rispetto alla data finale originariamente prevista per questo mese.
Horizon Magazine ricorda che «Sebbene la PSA sia innocua per le persone, mette a rischio la multimiliardaria industria suina europea. L’Ue conta circa 130 milioni di suini, la categoria di bestiame più numerosa, con le popolazioni più numerose in Spagna, Germania, Francia, Danimarca e Paesi Bassi. La PSA può diffondersi attraverso i cinghiali, le persone o anche i salumi. Questo perché può sopravvivere su vestiti, stivali e pneumatici, nonché nei prodotti a base di carne di maiale come prosciutto e salsicce che vengono scartati dalle persone e poi mangiati dai cinghiali».
Attualmente la malattia si sta diffondendo verso ovest in Europa e i Paesi colpiti includono anche Italia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Lettonia, Polonia e Romania, a giugno ci sono stati i primi casi di PSA negli allevamenti di suini in Bosnia-Erzegovina e Croazia.
Oltre a rappresentare una minaccia mortale per i suini, la PSA è una minaccia economica per i produttori di carne suina dell’Ue: la morte di animali riduce il valore dell’attività e le epidemie comportano costose restrizioni, anche sul commercio. A maggio, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha confermato che «Le aree colpite dalla PSA subiscono perdite finanziarie significative» e l’Unione europea è il principale esportatore mondiale di carne suina e il secondo produttore di carne suina, dopo la Cina che, dall’agosto 2018, ha dovuto abbattere più di 1 milione di suini nel tentativo di arrestare la diffusione della PSA.
Il vaccino sperimentale di VACDIVA è frutto di una collaborazione internazionale che coinvolge laboratori in Europa, Africa e Cina ed è stato testato in un centro di ricerca a Madrid dove dei cinghiali in cattività sono stati nutriti con il vaccino e si sono rivelati protetti contro la PSA. I ricercatori sono convinti che «La sperimentazione ungherese consentirà di testare i cinghiali e identificare quanti hanno consumato l’esca col vaccino». Senza queste informazioni, i ricercatori non potrebbero capire come sta procedendo una campagna di vaccinazione contro la PSA e aggiungono che «La speranza è che un vaccino sia ampiamente disponibile intorno alla fine del 2024 o nel 2025».
Horizon Magazine fa notare che «Gli scienziati sanno da tempo che solo un virus vivo potrebbe funzionare come vaccino contro la PSA. Ma quando negli anni ’60 in Spagna e Portogallo venne utilizzato un virus indebolito per vaccinare i maiali, gli animali a volte si ammalarono gravemente. Questo perché il virus cambia forma mentre si replica negli animali, diventando a volte più debole e a volte più forte. Parte della storia è che la PSA è causata da un virus a DNA molto grande, con 180 geni, rispetto, ad esempio, ai 10 del virus Covid-19. Questo consente alla PSA di assumere nuove sembianze negli animali».
Sánchez-Vizcaíno ricorda che «Per lunghi periodi di tempo non abbiamo nemmeno cercato un vaccino perché conoscevamo i problemi che un cattivo vaccino può causare negli animali. Poi è successo qualcosa. Nell’ultimo decennio, i progressi nel campo della genetica hanno fornito agli scienziati informazioni molto più approfondite sul virus e sui mezzi per modificarne il genoma».
I ricercatori hanno utilizzato nuovi strumenti di editing genetico per ridurre il DNA virale e hanno così creato un virus che era un guscio di se stesso, con una manciata di geni scelti immunologicamente per colpire i maiali abbastanza da dare loro l’immunità. E’ questo è il vaccino che sarà oggetto della sperimentazione prevista in Ungheria. Lo stesso vaccino a dosi più basse dovrebbe funzionare per i suini d’allevamento in caso di necessità.
Sánchez-Vizcaíno evidenzia che «I cinghiali sono più resistenti alla peste suina africana, quindi, per loro possiamo usare dosi più elevate di vaccino».
Pur diffondendosi in Europa, finora la PSA è rimasta fuori da Paesi come Francia, Spagna o Portogallo, ma basterebbe che una persona che sbarca da una nave butti via un panino al prosciutto contaminato perché un cinghiale lo mangi e si infetti. Ludek Broz, capo del dipartimento di antropologia ecologica presso l’Istituto di etnologia dell’Akademie věd České republiky, avverte che «Quando si tratta di malattie degli animali, non esiste una fortezza Europa ed è difficile comprendere la diffusione di questa malattia senza tenere conto degli esseri umani».
Broz studia la PSA e la sua interazione con cacciatori e veterinari con un altro progetto quinquennale, BOAR, che durerà fino a giugno 2025.
L’arrivo della PSA in Europa è avvenuto nel 2007 in Georgia, quando il cibo di scarto di una nave è stato dato ai maiali da cortile nel porto di Poti. Il virus si è poi diffuso in Russia e verso ovest, raggiungendo l’Unione europea nel 2014 al confine lituano con la Bielorussia. ma questa malattia esiste da millenni in Africa, di solito senza causare sintomi tra i suini autoctoni. Venne identificata per la prima volta in Kenya negli anni ’20 quando fece ammalare i maiali che i coloni europei avevano portarono con sé.
Per Broz, «La storia della peste suina africana è una storia coloniale». Quando Broz andò in Ucraina all’inizio del 2023, notò che al confine con la Slovacchia la maggior parte dei controlli riguardavano prodotti alimentari illegali. Anche i cacciatori sono stati anche reclutati dalle autorità veterinarie per aiutare a fermare la malattia: spesso hanno il compito di raccogliere le carcasse di cinghiali perché possono essere la fonte del virus per i cinghiali vivi. Questa era una cosa sulla quale i ricercatori non erano d’accordo fino a poco tempo fa ma Broz fa notare che «Se lasci la carcassa di un suino e di un cervo nella foresta, il cinghiale mangerà solo il cervo. Ma dopo circa due mesi, ad un certo stato di decomposizione, il cinghiale inizierà a mangiare la carcassa del cinghiale». E questo è un grosso problema perché il virus della PSA può sopravvivere nelle carcasse per molti mesi.
Broz è anche interessato all’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti di un vaccino contro la PSA, soprattutto alla luce delle affermazioni di alcuni segmenti della società occidentale durante la pandemia di Covid-19 che mettevano in dubbio l’efficacia e la sicurezza della vaccinazione per le persone, e spera che «BOAR possa fornire informazioni approfondite sugli atteggiamenti delle persone e contribuire a fermare la devastante diffusione della PSA in tutta Europa».