Libia: più di 2mila morti e migliaia di dispersi dopo il medicane Daniel
Colpite duramente Derna e la parte orientale della Libia. Il cambiamento climatico colpisce un Paese distrutto da una guerra civile infinita
[12 Settembre 2023]
Il bilancio delle inondazioni in Libia causate dalla tempesta Daniel sembra essere ancora più drammatico di quanto si credesse: secondo quanto ha detto Osama Hamad, il premier del governo che controlla la parte orientale del Paese, in un’intervista telefonica al canale televisivo Al Massar «il numero dei dispersi è di migliaia e il numero dei morti è superiore a 2.000». Hamad non ha specificato da dove ha preso questa valutazione, che potrebbe rivelarsi molto peggiore su scala nazionale.
L’Associated Press (AP) conferma che «la tempesta mediterranea Daniel ha causato devastanti inondazioni in Libia che hanno spazzato via interi quartieri e distrutto case in diverse città costiere nella parte orientale della nazione nordafricana».
Gli esperti hanno descritto la tempesta/medicane Daniel come «estrema in termini di quantità di acqua caduta in un periodo di 24 ore», ma quel che è successo è anche stato causato dall’infinita guerra civile della Libia e dagli interventi stranieri che la foraggiano e la sostengono armandola.
Ad essere particolarmente colpita sembra essere Derna, una città precedentemente controllata dai tagliagole dello Stato islamico/Daesh, fino a quando le forze fedeli al governo orientale non li hanno espulsi nel 2018. Dopo la rivolta del 2011 che ha rovesciato e ucciso Moammar Gheddafi, la Libia è priva di un vero governo centrale e il territorio è governato da bande armate settarie e signori della guerra tribali e l’illegalità diffusa ha portato a una diminuzione degli investimenti nelle strade e nei servizi pubblici e a una completa deregulation edilizia.
Secondo le autorità sanitarie libiche, ieri il bilancio delle vittime accertate delle inondazioni del fine settimana scorso ammontava a 61, ma il conteggio non includeva Derna, che è inaccessibile e dove molti dispersi sono stati trascinati via dalle acque. I video girati dagli abitanti di Derna che girano sui social mostrano una città devastata, con intere aree residenziali cancellate lungo un fiume che scende dalle montagne e attraversa i centro della città. I condomini a più piani che un tempo si trovavano ben distanti dal fiume sono stati parzialmente crollati nel fango.
Durante una conferenza stampa, Ahmed al-Mosmari, portavoce delle forze armate del governo dell’est ha confermato che «il bilancio delle vittime a Derna ha superato le 2.000. I dispersi sarebbero tra i 5.000 e i 6.000» e ha spiegato che la catastrofe sarebbe avvenuta a causa del crollo di due dighe vicine, provocando un’alluvione improvvisa e letale.
Abdel-Rahim Mazek, capo del principale centro medico della città di Bayda ha detto che in città sono state dichiarate morte 46 persone. Ossama Abduljaleel, ministro della sanità del governo orientale ha detto che altre 7 vittime ci sono state nella città costiera di Susa, nel nord-est della Libia. Altri sette morti sono stati accertati a Shahatt e Omar al-Mokhtar, una persona è stata denunciata morta domenica nella località di Marj.
La Mezzaluna Rossa libica ha perso i contatti con uno dei suoi lavoratori mentre cercava di aiutare una famiglia bloccata a Bayda. Decine di altre persone risultano disperse e le autorità temono che potrebbero essere morte nelle inondazioni che hanno distrutto case e altre proprietà in diverse città della Libia orientale. A Derna che è stata dichiarata “città disastrata”, i media locali parlano di una situazione catastrofica senza elettricità o comunicazioni.
Essam Abu Zeriba, ministro degli Interni del governo della Libia orientale, ha affermato che «si prevede che a Derna risulteranno disperse più di 5.000 persone. Molte molte delle vittime sono state spazzate via verso il Mediterraneo».
Hammad, ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale per tutte le vittime della tempesta. Ci si chiede se il lutto sarà rispettato anche dal governo occidentale e dalle bande armate che stanno strangolando la Libia e facendo affari d’oro con i governi occidentali – Italia compresa – gli arabi, i turchi e i russi.