Regno Unito: la clamorosa marcia indietro climatica di Sunak

La destra conservatrice fa finta di pensare ai poveri ma favorisce i super-ricchi delle industrie fossili

[21 Settembre 2023]

Il premier conservatore britannico Rishi Sunak ha annunciato una revisione – e un ritardo – del divieto di nuove auto a benzina e diesel, cambiando l’approccio dei precedenti governi cond servatori e gli impegni solennemente presi per il 2030/2050 in consessi internazionali e soprattutto alla Conferenza delle parti Unfccc di Glasgow. Sunak ha anche scartato alcune proposte che non erano mai state approvate definitivamente, come il car sharing obbligatorio o le tasse sulla carne.

Annunciando esenzioni e ritardi su diverse delle più importanti politiche green, Sunak ha detto che «Il governo non può imporre alle famiglie britanniche costi inaccettabili legati alla riduzione delle emissioni», suscitando feroci critiche da parte dell’opposizione e dell’industria delle rinnovabili e di una parte del suo stesso Partito. Ma molti parlamentari conservatori si sono espressi a favore della svolta anti-green e gli esponenti dell’industria automobilistica sono entusiasti.

I cambiamenti della politica ambientale dei conservatori arrivano mentre Sunak cerca di creare divisioni con i partiti di opposizione in vista delle elezioni generali, previste per il prossimo anno. Però, definendo i cambiamenti «Pragmatici e proporzionati», il premier ha di fatto cancellato molte delle politiche simbolo di Boris Johnson approvate quando lo stesso Sunak era cancelliere e ora ammette che «Procedere troppo velocemente sulle politiche verdi rischia di far perdere il consenso del popolo britannico». Per questo il disperato Sunak, di fronte ai sondaggi impietosi (ma per altri motivi) ha annunciato un ritardo di 5 anni nel divieto di vendita di nuove auto a benzina e diesel, il che significa che l’obbligo per tutte le nuove auto di essere a “emissioni zero” non entrerà in vigore fino al 2035. Un ritardo di 9 anni fino al 2035 nel divieto del nuovo riscaldamento a combustibili fossili per le case off-grid. Aumento del 50% del sussidio per l’aggiornamento delle caldaie portandolo a 7.500 sterline per aiutare le famiglie che voglionoo sostituire le proprie caldaie a gas. Resta il divieto di vendita di nuove caldaie a gas nel 2035, ma il governo introdurrà una nuova esenzione per le famiglie più povere. Eliminazione dell’obbligo per i proprietari di garantire che tutte le proprietà in affitto abbiano un certificato di prestazione energetica (EPC) di grado C o superiore, a partire dal 2025.

Friends of the Earth, la più grande associazione ambientalista del Regno Unito. si è scagliato contro il Primo Ministro Rishi Sunak e lo ha avvertito che «Con le sue inversioni di politica climatica, sta navigando in legali pericolose perché è altamente improbabile che gli obiettivi giuridicamente vincolanti vengano raggiunti nonostante Rishi Sunak affermi di essere ancora impegnato a raggiungerli, per non parlare del più severo obiettivo internazionale di tagli alle emissioni del 68% entro il 2030».

E l’associazione fa sul serio, visto che all’inizio di quest’anno Friends of the Earth, insieme a ClientEarth e Good Law Project, ha avviato una causa legale contro il Carbon Budget Delivery Plan (CBDP), l’attuale strategia di azione climatica del governo britannico.

Il responsabile politico di Friends of the Earth, Mike Childs, ha dichiarato: «Rishi Sunak si comporta in modo sconsiderato dal punto di vista ambientale e inetto economicamente. Costruire una green economy è il modo migliore per affrontare la crisi del costo della vita, aumentare la sicurezza energetica e rafforzare l’economia. Indebolire queste politiche verdi non farà altro che indebolire la fiducia delle imprese e mettere a rischio i posti di lavoro britannici. Il governo è già stato portato in tribunale per il suo debolissimo piano d’azione sul clima, che a nostro avviso è illegale. Se l’attuale pacchetto viene indebolito ulteriormente, e in un modo che non sia trasparente riguardo ai rischi per l’attuazione, allora ulteriori azioni legali saranno inevitabili. Con il mondo nel bel mezzo di una crisi climatica abbiamo bisogno di una leadership politica coraggiosa, non di un altro Primo Ministro che si rivolge a una parte ristretta del suo stesso Partito per guadagni elettorali percepiti a breve termine. Le conseguenze non ricadranno solo sulle persone del Regno Unito, ma si ripercuoteranno a livello globale».

Per il direttore politico di Greenpeace UK, Doug Parr, «Sunak sta prendendo in giro l’opinione pubblica. Afferma di aiutare la gente comune facendo politica con il clima, ma sappiamo che i veri vincitori saranno le grandi imprese come la lobby del petrolio e del gas. Rinunciare all’isolamento domestico e agli impegni per aiutare le persone ad abbandonare il gas ci garantirà di rimanere alla mercé dei combustibili fossili volatili e delle compagnie energetiche sfruttatrici. Spaventerà anche gli investitori internazionali che cercheranno un genuino impegno del governo sull’economia green, costando posti di lavoro e opportunità al Regno Unito. I numerosi scandali che affrontiamo, come il costo della vita, la disuguaglianza e la crisi energetica, possono essere risolti con le stesse soluzioni che sappiamo affronteranno la crisi climatica. Sunak deve spiegare come rispetteremo i nostri impegni di emissioni net zero remando contro su tutte le politiche necessarie per avvicinarcisi».

Rispondendo a Sunak, il Labour Party si è impegnato i a mantenere il divieto del 2030 sulla vendita di nuove auto a benzina e diesel e il ministro ombra per l’ambiente laburista, Steve Reed ha detto che «Senza il divieto il Regno Unito mancherebbe il suo obiettivo di raggiungere il net zero: questo è il punto in cui un Paese non aggiunge più gas serra nocivi all’atmosfera. Il primo ministro ha svenduto la più grande opportunità economica del XXI secolo” per la Gran Bretagna di guidare il mondo nella transizione verso nuovi posti di lavoro sicuri e ben retribuiti dell’economia verde».

Il primo ministro indipendentista scozzese, Humza Yousaf, ha dichiarato alla BBC che quella del premier conservatore «E’ una mossa assolutamente imperdonabile e porta il Regno Unito fuori dal consenso globale». Intervenendo al Climate Action Summit dell’Onu al quale Sunak si è rifiutato di partecipare, Yousaf ha fatto notare che «Lo stesso giorno in cui il mondo intero si riunisce per discutere di cosa possiamo fare di più, abbiamo un primo ministro britannico che fa marcia indietro».

Sunak ha sostenuto che «Senza trasparenza e senza un dibattito onesto sull’impatto delle politiche verdi (approvate dal suo Partito e da lui stesso, ndr) ci sarebbe una reazione contro il net zero». E la destra elitaria e classista del Partito Conservatore si atteggia a difensora dei poveri: l’ex ministro Jacob Rees-Mogg ha detto alla BBC che «Il problema con il net zero e l’arrivo così rapido di regolamenti era che si trattava di un piano dell’élite sulle spalle dei meno abbienti. Sunak invece sta seguendo il ritmo della nazione e si sta muovendo verso l’“intelligent net zero” entro il 2050, senza però introdurre divieti costosi nei prossimi anni».

Ma il leader del Partito liberaldemocratico Sir Ed Davey lo ha accusato di essere egoista” e ha evidenziato che «Questi cambiamenti incarnano la sua debolezza.

L’eredità del primo ministro sarà quella di ostacolare la futura economia del nostro Paese mentre scappava spaventato dall’ala destra del suo stesso Partito. Il Regno Unito è ora in fondo alla fila mentre il resto del mondo corre per abbracciare le industrie di domani».

Parlando con la BBC dal Climate Action Summit dell’Onu, Sir Alok Sharma, l’ex ministro conservatore che ha presieduto la COP26 Unfccc di Glasgow e proposto molte delle politiche che oggi Sunak vuole smontare, ha detto che «La risposta dei colleghi internazionali presenti all’evento è stata di costernazione. La mia preoccupazione è se le persone ora ci guardano e dicono: “Bene, se il Regno Unito inizia a fare marcia indietro su alcune di queste politiche, forse dovremmo fare lo stesso”».

Anche per l’ex vicepresidente Usa Al Gore l’annuncio di Sunak «Segna una svolta nella direzione sbagliata. In passato, a volte, il Regno Unito è stato uno dei leader più impressionanti sul clima. E quindi per coloro che si aspettano questo dal Regno Unito, è una delusione particolare».

Intervistato da Today di Radio 4, Chris Stark, chief executive dell’independent Climate Change Committee del Regno Unito, ha detto che «I cambiamenti renderebbero più difficile per il governo raggiungere gli obiettivi climatici giuridicamente vincolanti. A giugno, prima che questi cambiamenti fossero annunciati, il Committee  aveva già informato il governo che non sembrava che fossimo sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi di emissioni del 2030».

La co-leader del Green Party, Carla Denyer ha denunciato che «Si tratta di un’inversione di rotta disperata e pericolosa da parte del Primo Ministro che getterà fuori dalla finestra l’economia del Regno Unito, il benessere dei suoi cittadini e il futuro del nostro ambiente in un maldestro tentativo di creare divisioni per un guadagno politico. Più di ogni altra cosa, questo discorso suonava come un’ammissione del fallimento del governo nell’attuare la politica climatica in un modo che portasse con sé le persone, mostrando allo stesso tempo i benefici di un futuro più sostenibile. Il governo dovrebbe assumersi la responsabilità e aprire la strada investendo nella transizione verde, piuttosto che scaricare l’onere sui singoli individui. Allo stesso tempo, deve essere onesto con l’opinione pubblica sulla necessità di raggiungere il net zero e su cosa servirà per arrivarci. Sappiamo che le persone sono estremamente preoccupate per l’ambiente e che vogliono una leadership chiara e un’azione chiara sul clima. Questo significa isolare le case delle persone, investire nelle energie rinnovabili e rendere il trasporto sostenibile più conveniente, accessibile ed economico. Questo non solo aiuterebbe il Regno Unito a rispettare i suoi impegni climatici, ma aiuterebbe anche le famiglie a superare la crisi del costo della vita attraverso bollette più economiche e creando posti di lavoro. Invece, abbiamo un governo che sta facendo marcia indietro su tutte queste cose, alimentando i timori di cambiamento e minando il buon lavoro già svolto».

E la Denyer ha concluso: «Non facciamo finta che non ci siano i soldi in giro per realizzarlo. Il governo sta attualmente spendendo miliardi di sterline per sovvenzionare l’industria dei combustibili fossili, il che sta attivamente peggiorando la crisi climatica, costando a tutti noi altri miliardi. Nel frattempo, una tassa sulla ricchezza sull’1% più ricco potrebbe fare molto per finanziare i cambiamenti necessari per ridurre le emissioni e garantire che coloro che hanno le spalle più larghe svolgano un ruolo nel migliorare la vita di coloro che sono in difficoltà in questo momento».