Da un primo esame esterno della carcassa non è stato possibile avanzare ipotesi sulla causa della morte
Trovata morta l’orsa F36, preoccupa il destino del suo cucciolo rimasto orfano
Animalisti e ambientalisti pronti alle azioni legali. Wwf: «Il clima di allarme e odio che parte del mondo politico e di quello venatorio (che in molti casi ormai coincidono totalmente) stanno creando, non aiuta a raggiungere una pacifica coesistenza»
[28 Settembre 2023]
Con un comunicato stampa, la provincia autonoma di Trento annuncia che «Nella serata di ieri, mercoledì 27 settembre l’orsa F36 é stata rinvenuta morta in val Bondone, nel comune di Sella Giudicarie. L’accertamento é stato effettuato dagli uomini del Corpo Forestale Trentino che si sono mossi in seguito all’attivazione del sensore di mortalità di cui é dotato il radiocollare dell’orsa. Il recupero della carcassa si é svolto nella mattinata di oggi in considerazione delle caratteristiche accidentate del punto di ritrovo. Come di prassi la carcassa è stata consegnata all’Istituto Zooprofilattico per gli accertamenti del caso. Da un primo esame esterno della carcassa non è stato possibile avanzare ipotesi sulla causa della morte».
La Lega antivisezione (Lav) ricorda che si tratta dell’orsa condannata a morte dal presidente leghista della PAT Francesco Fugatti perché indicata come responsabile di due falsi attacchi e Massimo Vitturi, responsabile animali selvatici della LAV fa notare che «Si tratta del secondo orso nel giro di pochi mesi, dopo M62, che viene ritrovato cadavere a seguito degli atti di condanna a morte firmati dal presidente del Trentino Fugatti. Non crediamo affatto alle coincidenze, motivo per cui chiediamo il coinvolgimento del Centro nazionale di referenza del ministero della Salute per la medicina forense veterinaria, così da accertare senza ombra di dubbio il motivo e la dinamica della morte di mamma orsa».
Per la Lav «è necessario, inoltre, provvedere a delimitare il luogo dov’è stata rinvenuta ieri sera per eseguire accertamenti di medicina veterinaria forense utili a raccogliere eventuali prove che potrebbero dimostrare una responsabilità umana nella morte di F36».
L’associazione animalista ricorda che «Il cucciolo di F36, che ha meno di nove mesi, è ora così lasciato a sé stesso, in balìa dell’incedere della stagione invernale. Senza più la mamma a fargli da guida per prepararsi al letargo corre un gravissimo rischio. Chiediamo quindi che il Parco Adamello Brenta, al cui interno è stato ritrovato il corpo della mamma, possa avviare fin da subito un monitoraggio intensivo per soccorrerlo nel caso in cui si trovasse in difficoltà e dargli tutto il supporto necessario per superare la stagione fredda».
L’associazione accusa nuovamente il presidente leghista della PAT: «Da quando si è aperta la campagna elettorale per le elezioni provinciali, Fugatti ha aumentato la sua persecuzione nei confronti degli orsi, arrivando a condannarne fino a settanta alla deportazione o a morte F36 potrebbe quindi diventare il cadavere da esibire al suo elettorato dopo le sconfitte subite finora, anche grazie a noi, al Tar e al Consiglio di Stato. Nel caso in cui l’autopsia dovesse dimostrare che la causa di morte di F36 è riconducibile ad un atto umano, la Lav si costituirà parte civile nel procedimento e valuterà, con il proprio Ufficio Legale, l’ipotesi di reato di istigazione a delinquere».
Anche il Wwf annuncia che «presenterà un esposto, richiederà l’immediato accesso ai referti delle analisi necroscopiche e la nomina di un consulente di parte affinché sia garantita la trasparenza. Chiediamo che siano svolte analisi accurate per accertare le cause del decesso e che, nel caso si attesti che la morte sia stata provocata da atti illegali, si svolgano indagini accurate e si accertino eventuali responsabilità. Quel che è certo è che il clima di allarme e odio che parte del mondo politico e di quello venatorio (che in molti casi ormai coincidono totalmente) stanno creando, non aiuta a raggiungere una pacifica coesistenza tra fauna e uomo e a migliorare il livello di accettazione sociale dei grandi carnivori da parte delle comunità locali».
«Alle autorità competenti – concludono gli ambientalisti del Panda – chiediamo ora un impegno straordinario per tutelare il cucciolo di F36 che, come i cuccioli di Amarena rimasti orfani per un atto di bracconaggio che ha causato la morte della loro madre in Abruzzo, si trova ad affrontare i delicati mesi che precedono l’ibernazione senza la fondamentale protezione della madre».