Green bond contro il greenwashing. Approvata la nuova normativa Ue

Gli emittenti di obbligazioni verdi dovranno elaborare strategie per la transizione ecologica

[5 Ottobre 2023]

Con 418 voti favorevoli, 79 contrari e 72 astensioni, il Parlamento europeo ha adottato in via definitiva una nuova normativa per l’uso volontario del marchio “green bond”, il primo del suo genere al mondo. Il regolamento, adottato con e già concordato con i governi Ue, stabilisce norme uniformi per gli emittenti di obbligazioni che vogliono utilizzare la denominazione  European Green Bond (EuGB) per la commercializzazione dei loro titoli.

Dal 2007, il mercato delle obbligazioni verdi ha registrato una crescita esponenziale, con un’emissione annuale di green bond che nel 2021 ha superato per la prima volta i 500 miliardi di dollari, con un aumento del 75 % rispetto al 2020. L’Europa è la regione di emissione più prolifica, con il 51% del volume mondiale di obbligazioni verdi nel 2020. I green bond rappresentano circa il 3 – 3,5 % dell’emissione totale di obbligazioni.

In una nota l’Europarlamento spiega che «Le nuove regole consentiranno agli investitori di indirizzare i loro fondi verso tecnologie e imprese sostenibili con maggiore fiducia. Inoltre, la società che emette l’obbligazione avrà maggiore certezza che questa sarà adatta agli investitori che desiderano aggiungere obbligazioni verdi al proprio portafoglio. Ciò dovrebbe aumentare l’interesse per questo tipo di prodotto finanziario e sostenere la transizione dell’UE verso la neutralità climatica. Le norme sono in linea con i criteri della tassonomia dell’Ue, che definisce quali attività economiche l’Ue considera ecosostenibili. Tutte le imprese che scelgono di adottare il marchio EuGB quando commercializzano green bond, saranno tenute a rispettare anche una serie di misure fra cui la divulgazione di informazioni rilevanti su come saranno utilizzati i proventi del titolo. Dovranno inoltre impegnarsi a predisporre una strategia per la transizione verde dell’impresa e dimostrare come tali investimenti contribuiscono alla sua realizzazione. Tali obblighi di informativa, stabiliti in cosiddetti “formati modello”, potranno essere rispettati anche dalle società che emettono obbligazioni che non sono ancora in grado di rispettare tutte le norme dell’EuGB, ma che desiderano comunque manifestare le loro aspirazioni di rispettare l’ambiente».

Il nuovo regolamento istituisce anche  un sistema di registrazione e un quadro di vigilanza per revisori esterni delle obbligazioni verdi europee, «Ossia i soggetti indipendenti responsabili della valutazione del rispetto delle norme. Stabilisce inoltre che gli eventuali conflitti di interesse, effettivi o potenziali, che possano riguardare i revisori esterni, debbano essere adeguatamente identificati, eliminati o gestiti, e divulgati in modo trasparente».

Il regolamento prevede anche che «Fino a quando la tassonomia non sarà pienamente operativa, gli emittenti di un’obbligazione verde europea dovrebbero garantire che almeno l’85% dei fondi raccolti dall’obbligazione sia destinato ad attività economiche in linea con i criteri della tassonomia. L’altro 15% può essere assegnato ad altre attività economiche, a condizione che l’emittente rispetti i requisiti sulle informazioni sulla destinazione dell’investimento».

Il relatore, l’olandese Il relatore Paul Tang del Partij van de Arbeid (Gruppo Socialisti e Democratici)  ha concluso: «Le imprese vogliono realizzare la transizione verde. E le obbligazioni verdi europee offrono loro lo strumento migliore per aiutarli a finanziare questa transizione. Forniscono uno strumento trasparente e affidabile per guidare la strategia di transizione di un’impresa. Il voto odierno segna il punto di partenza per le imprese affinché possano iniziare ad emettere green bond in modo affidabile. Gli investitori desiderano investire nelle obbligazioni verdi europee e da oggi le imprese possono iniziare a svilupparle. In questo modo i green bond possono stimolare la transizione dell’Europa verso un’economia sostenibile».