La guerra in Israele e Nagorno-Karabakh rende sempre più pericolosa la dipendenza dalle fonti fossili
Ue, il pacchetto Fit for 55 è pronto: la sicurezza energetica dell’Italia passa da qui
von der Leyen: «Il Green deal europeo sta apportando i cambiamenti necessari per ridurre le emissioni di CO2, e lo fa tenendo conto degli interessi dei cittadini e offrendo opportunità all’industria europea»
[10 Ottobre 2023]
Presentato per la prima volta dalla Commissione Ue nel luglio 2021, il pacchetto legislativo Fit for 55 ha terminato ieri il suo iter con l’adozione della nuova direttiva Red III sulle energie rinnovabili e del regolamento ReFuelEu aviation.
L’Ue dispone adesso di obiettivi climatici giuridicamente vincolanti che riguardano tutti i settori chiave dell’economia: un elemento essenziale per affrontare con successo l’ennesima crisi delle fonti fossili che si staglia all’orizzonte, accompagnandosi a nuovi venti di guerra.
Da sabato scorso, quando è avvenuto il primo attacco di Hamas a Israele, le quotazioni internazionali del gas sono salite del 15% raggiungendo quota 43,6 €/MWh, mentre il petrolio Brent ha toccato gli 89,5 dollari al barile.
L’Italia si trova peraltro particolarmente esposta alle dinamiche di guerra. Mentre il Governo italiano si è subito schierato al fianco di Israele colpito dai terroristi di Hamas, l’Algeria ha condannato i «brutali attacchi aerei» sulla Striscia di Gaza coi quali lo Stato ebraico ha risposto all’attentato.
Una posizione piuttosto scomoda sotto il profilo geopolitico, dato che l’Algeria ha preso il posto della Russia come primo fornitore di gas dell’Italia, contribuendo a soddisfare oltre il 30% della domanda nazionale tramite il gasdotto Transmed.
Al contempo il gasdotto Tap collega l’Italia col secondo fornitore di gas naturale, ovvero l’Azerbaigian, ma l’Europarlamento ha chiesto «una sospensione completa delle importazioni da parte dell’Ue di petrolio e gas», dopo che il Paese ha attaccato il Nagorno-Karabakh.
Per ridurre la dipendenza dalla Russia, oggi l’Italia si è legata dunque ad altri Stati dittatoriali e/o politicamente instabili.
Il pacchetto legislativo Fit for 55 mostra invece una strada diversa per la sicurezza energetica, basata sulle fonti rinnovabili. Oltre a ridurre le emissioni del 55% al 2030 rispetto al 1990 (per la Commissione Ue, l’Unione è già sulla buona strada per arrivare a -57%), impone infatti di innalzare le fonti rinnovabili fino almeno al 42,5% del mix energetico entro fine decennio, raddoppiando la performance attuale (nel 2021 il dato era fermo al 21,8% in Ue, al 19% in Italia).
Non solo: realizzare il Fit for 55 significa anche migliorare l’efficienza energetica dell’11,7% entro il 2030, vendere auto e furgoni a emissioni zero entro dal 2035 e investire oltre 86 mld di euro per sostenere i cittadini più vulnerabili e le piccole imprese nella transizione verde (senza dimenticare la partita ancora in corso per quanto riguarda la nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici).
Tutti impegni politici sui quali purtroppo il Governo Meloni ha giocato di retroguardia – come continua a fare ad esempio sul fronte delle aree idonee per le energie rinnovabili –, rallentando la transizione ecologica ed esponendo il Paese a contraccolpi anche sul fronte della sicurezza energetica. Ma non è troppo tardi per invertire la rotta e seguire l’esempio europeo.
«Il Green deal europeo sta apportando i cambiamenti necessari per ridurre le emissioni di CO2, e lo fa tenendo conto degli interessi dei cittadini e offrendo opportunità all’industria europea – dichiara nel merito la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen – Disponiamo ora della legislazione per ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030, e sono molto felice del fatto che siamo sulla buona strada per superare addirittura questo obiettivo. Si tratta di un segnale importante per l’Europa e per i partner globali che dimostra che la transizione verde è possibile, che l’Europa sta mantenendo le sue promesse».
L. A.