Griffiths: Israele e Territori palestinesi occupati a un punto di non ritorno

«Le leggi di guerra devono essere rispettate». WFP: i civili avranno sempre più difficoltà ad accedere al cibo

[11 Ottobre 2023]

Mentre la guerra si intensifica e la violenza cresce da entrambe le parti, Israele ha messo in atto un blocco completo di Gaza che sta impedendo  che alla popolazione civile rinchiusa nella più grande prigione all’aperto del mondo arrivino cibo, acqua e servizi vitali,  Nella Striscia di Gaza vivono più di due milioni di persone.

L’Onu de nuncia che i suoi uffici hanno subito danni significativi per gli attacchi aerei israeliani e che comunque le sue agenzie continuano ad aiutare la popolazione colpita a Gaza e in Cisgiordania, dove ci sono 871.000 rifugiati palestinesi registrati.

La sola United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNWRA) , conta attualmente 13.000 dipendenti palestinesi, la maggior parte dei quali rifugiati, e stranier nella Striscia di Gaza e quasi 4.000 in Cisgiordania. Nonostante la guerra e i bombardamenti, centinaia di dipendenti delle altre agenzie Onu continuato a lavorare sul campo e lungo l’irrequieto confine tra Israele e Libano, l’United Nations Interim Force in Lebanon (Unifil), alla quale partecipa anche l’Italia,  opera con 9.400 soldati, 900 civili e 850 membri del personale navale della sua task force marittima.

Di fronte a questa situazione. Martin Griffiths, sottosegretario generale dell’Onu per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza, ha tracciato un terrificante scenario:  «La portata e la velocità di ciò che sta accadendo nei Territori Palestinesi Occupati e in Israele sono agghiaccianti. Centinaia di israeliani sono stati uccisi e migliaia sono rimasti feriti. Decine di persone vengono tenute prigioniere e affrontano terribili minacce alla loro vita. Migliaia di razzi sono stati lanciati indiscriminatamente su Israele. Nella Gaza densamente popolata, centinaia di palestinesi sono stati uccisi e migliaia sono rimasti feriti in intensi bombardamenti. Sono state colpite case, centri sanitari e scuole che ospitavano le famiglie sfollate. L’intera città è ora sotto assedio».

Il messaggio che Griffiths  ha inviato all’esercito israeliano e ai combattenti palestinesi è inequivocabile: «Le leggi di guerra devono essere rispettate.Coloro che sono tenuti prigionieri devono essere trattati umanamente. Gli ostaggi devono essere rilasciati senza indugio. Durante le ostilità, i civili e le infrastrutture civili devono essere protetti. I civili devono poter partire verso aree più sicure.  E gli aiuti umanitari, i servizi e le forniture vitali a Gaza non devono essere bloccati.  Tutta la regione è a un punto di non ritorno.  La violenza deve finire».

Anche il World Food Programme (WFP) si è detto «Profondamente preoccupato per il rapido deterioramento della situazione in Israele e nello Stato di Palestina e per l’impatto di questo conflitto sulle popolazioni colpite. Con l’intensificarsi del conflitto, i civili, inclusi i bambini e le famiglie vulnerabili, avranno sempre maggiori difficoltà ad accedere alle forniture alimentari essenziali, con le reti di distribuzione alimentare interrotte e la produzione alimentare gravemente ostacolata dalle ostilità».

Per questo, il  WFP sollecita «Un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli alle aree colpite, invitando tutte le parti a sostenere i principi del diritto umanitario, adottando ogni misura necessaria per salvaguardare la vita e il benessere dei civili, compreso garantire l’accesso al cibo. Il WFP è pronto a rispondere rapidamente con scorte alimentari pre-posizionate per le persone sfollate o che si trovano nei rifugi, quando la situazione lo consentirà, oltre a riprendere la regolare assistenza per il trasferimento di cibo e denaro alle persone vulnerabili. Sebbene la maggior parte dei negozi nelle aree colpite della Palestina mantengano attualmente scorte alimentari per un mese, si rischia il rapido esaurimento a causa delle scorte fatte per paura di un conflitto prolungato. Inoltre, le frequenti interruzioni di elettricità rischiano di far deteriorare il cibo».

Il WFP sta monitorando attentamente la disponibilità e i prezzi dei prodotti alimentari e di altri beni nella sua rete di 300 negozi locali e sta lavorando a stretto contatto con i panifici locali per fornire pane fresco e sostenere l’economia locale.

Il WFP forniva già mensilmente assistenza alimentare essenziale a circa 350.000 palestinesi e, in collaborazione con altri partner umanitari, raggiungeva con gli aiuti quasi un milione di palestinesi attraverso la sua piattaforma di trasferimenti in contanti.

L’agenzia Onu avverte che «Questi sviluppi fanno seguito a un taglio devastante dell’assistenza per il 60% dei destinatari degli aiuti alimentari del WFP a partire da giugno 2023, a causa della carenza di finanziamenti. Ora sono solo 150.000 le persone che ricevono razioni ridotte».

L’assedio e l’invasione da terra di Gaza, con la probabile guerriglia urbana che si scatenerà in mezzo alle macerie, potrebbero trasformare la carenza di cibo e risorse in fame e malattie epidemiche, aggiungendo disperazione a disperazione, odio a odio e morte a morte.