Una nuova visione per il ripristino dell’ecosistema (VIDEO)

Il mondo ha bisogno di soluzioni africane: «Insieme possiamo passare dalla sopravvivenza alla prosperità»

[12 Ottobre 2023]

Aprendo a Nairobi, in  Kenya, la due giorni del Global Landscapes Forum (GLF), la direttrice esecutiva dell’United Nations envirnmente Programme, (Unep), Inger Andersen, ha ricordato ai delegati pfrovenienti da tutto il mondo: «Sappiamo che il cambiamento climatico e la crisi climatica , la perdita di natura e biodiversità, l’inquinamento, i rifiuti e le crisi loro associate stanno gravando sul pianeta. Come tutti sapete, lo scorso luglio è stato il mese più caldo mai registrato e stiamo assistendo a condizioni meteorologiche estreme, che si tratti di siccità, inondazioni o altri impatti che stanno davvero avendo un impatto negativo sulle comunità e sulle economie. Stiamo assistendo al degrado di miliardi di ettari di territorio, a milioni di specie in via di estinzione e, naturalmente, sappiamo che i nostri oceani stanno affogando nei fanghi tossici derivanti dal nostro sviluppo, tra cui plastica e altri inquinanti nocivi».

La Anderson ha evidenziato che «Anche gli impatti dell’Africa sono molto in gioco. Abbiamo avuto il privilegio di vedere l’Africa Climate Summit svolgersi qui a Nairobi e abbiamo visto l’impegno a fare la differenza, perché sappiamo che 100 milioni di persone in questo continente sono colpite da rischi meteorologici, climatici e legati all’acqua, sia che si tratti di troppa e di inondazioni, o di troppo poca e siccità. E sappiamo anche che nel Corno d’Africa stiamo affrontando la peggiore siccità degli ultimi 40 anni. E questa è un’ingiustizia. Ma come è stato spiegato  molto chiaramente nel recente vertice sul clima, l’Africa non vuole svolgere il ruolo di vittima. L’Africa farà un passo avanti e ridurrà le sue emissioni, anche se sono trascurabili. L’Africa non chiede elemosine o beneficenza. L’Africa chiede giustizia, affinché possa affrontare le perdite e i danni, affinché possa creare resilienza».

Secondo la leader dell’Unep. «Si tratta di trasformare una narrazione nella quale, in effetti, le soluzioni si trovano qui nel continente. I Paesi al di fuori del continente che hanno assunto chiari impegni sul carbonio sanno che non possono farlo solo all’interno dei propri confini, che hanno un’impronta al di fuori delle cose che importano e del loro consumo complessivo. E così, ciò che i leader africani hanno invitato a fare è stato essenzialmente venire a investire nel continente. Un continente dove si può avere energia verde e  pulita. Perché investire? Creare posti di lavoro, opportunità e riduzione della povertà. Questa è l’opportunità che ci aspetta. E così, l’Africa ha creato e realizzato questa nuova visione per la Terra per portarla al successo, per realizzare il Kunming Global Biodiversity Framework, per rispettare l’Accordo di Parigi, per realizzare le misure di neutralità del territorio istituite ai sensi della Convenzione sulla Desertificazione e per realizzare il decennio del ripristino dell’ecosistema».

Sono questi i temi in discussione al Global Landscapes Forum dove l’Onu ha annunciato le iniziative faro per il ripristino mondiale della natura, alcuni degli esempi più ambiziosi e stimolanti di comunità e nazioni che fanno pace con la natura.

E tra queste iniziative ci sono la Grande Muraglia Verde africana del Sahel, le iniziative delle Comore e in ​​Rwanda e Uganda, che dimostrano che si può avere un grande successo nel ripristinare gli ecosistemi della savana, quelli insulari, montani o altri territori minacciati.

I relatori hanno delineato numerosi modi in cui l’Africa e la sua popolazione possono costruire resilienza alla crisi climatica e ad altre sfide ecologiche. Éliane Ubalijoro, CEO e direttrice generale del Center for International Forestry Research and World Agroforestry (CIFOR-ICRAF),  ha sittolineato che «Disponiamo di soluzioni esistenti e degli strumenti per svilupparne di nuove di cui il mondo ha veramente bisogno. E se ci uniamo, possiamo andare oltre la sopravvivenza, fino a prosperare. Viviamo in un’era digitale, caratterizzata da interconnessione e interdipendenza. E’ tempo di sfruttare il meglio di questa era, impiegando strumenti come l’intelligenza artificiale e la ricerca all’avanguardia per affrontare le sfide globali in modo inclusivo e responsabile. E’ tempo di garantire che la conoscenza e la saggezza di tutto il mondo siano condivise con coloro che ne hanno più bisogno. Il nostro lavoro, in collaborazione con i nostri partner, fornisce soluzioni tangibili ad alcune delle sfide più urgenti del nostro tempo».

Jochen Flasbarth,  segretario di Stato del ministero federale per la cooperazione e lo sviluppo economico della Germania, ha aggiunto che «La nostra resilienza è direttamente collegata al modo in cui proteggiamo e gestiamo i nostri territori. I territori  ci forniscono una vasta gamma di servizi ecosistemici e sono la spina dorsale dell’agricoltura. I progetti di ripristino, che vanno dal ripristino del suolo, alla ricostruzione delle torbiere, al ripristino dei paesaggi forestali, offrono una straordinaria opportunità per creare posti di lavoro nuovi e verdi. Sono un buon esempio delle sinergie che possono esistere tra la gestione ambientale e la prosperità economica».

Secondo Daniel M’Mailutha, amministratore delegato della Kenya National Farmers’ Federation, «Non possiamo parlare di trasformazione dei sistemi alimentari in un Paese come il Kenya e gran parte dell’Africa senza mettere realmente gli agricoltori al centro. Dobbiamo assicurarci che gli agricoltori capiscano che è nel loro interesse fare ciò che è giusto per quanto riguarda il territorio».

Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo dell’United Nations Convention to Combat Desertification (UNCCD), ha fatto notare che «Fino al 40% del territorio mondiale è degradato, colpendo direttamente metà della popolazione mondiale. Degradando il territorio, degraderemo la nostra capacità di produrre cibo sufficiente e nutriente, acqua e aria di qualità. L’Africa ha sofferto il 44% delle maggiori siccità mondiali negli ultimi 100 anni. Negli ultimi 50 anni, il continente ha subito danni economici per oltre 70 miliardi di dollari, per non parlare delle immense difficoltà umane. L’Africa, ricchissima di ecosistemi, tradizioni e conoscenze, ha in sé la chiave. Il continente pratica da tempo un’agricoltura sostenibile, dai campi terrazzati del Rwanda alle tradizioni agroforestali dell’Africa occidentale. E’ tempo di amplificare queste soluzioni guidate dall’Africa, ampliandole e diffondendole».

L’economista agricolo Philis Njane, vicedirettore ricerca e innovazione del ministero dell’Agricoltura del Kenya, ha racciontato l’esterienza del Paese africano che ospita il GLF: «Stiamo incoraggiando l’uso di alimenti locali e biodiversi e, per questo, abbiamo un quadro politico, un avviso legale che richiede a tutti i produttori di marchiare i loro prodotti con i cibi dimenticati per garantire che le famiglie locali utilizzino alimenti più biodiversi che sono locali.  Dobbiamo rendere l’agricoltura interessante per tutti».

Jenice Achieng, rappresentante nazionale di YPARD in Kenya, avverte che «In Africa, e soprattutto nel mio Paese oggi, l’agricoltore medio ha sessant’anni. Eppure, la nostra nazione è abbastanza giovane. Questo fa nascere una  domanda: chi ci darà da mangiare? Dobbiamo cambiare questa narrazione che bisogna andare nelle città per trovare posti di lavoro da colletti bianchi e spiegare e dimostrare che c’è uno spazio molto grande nell’agricoltura».

Ma la Anderse ha avvertito che «Dobbiamo guardare oltre il territorio e spero che anche qui al GLF si parlerà delle abbondanti risorse africane per le energie rinnovabili. Ci sono enormi opportunità, come ho già detto, e investendo nelle energie rinnovabili, l’Africa non solo fornirà energia per se stessa, ma avrà anche l’opportunità di guadagnare valuta estera attraverso le esportazioni di energia, se lo desidera, o se il mondo coglierà l’opportunità di indirizzare investimenti in Africa per l’occupazione, l’industria e lo sviluppo.

Allora cosa stiamo aspettando tutti? Ora rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci al lavoro. Non è che non sappiamo cosa fare. Spero che tutti qui comprendano cosa sta succedendo nei vostri territori e nella vostra comunità e cosa potete fare per migliorare e creare una maggiore resilienza».

La direttrice esecutiva dell’Unep ha concluso: «Siamo a metà del decennio, il decennio delle Nazioni Unite per il ripristino dell’ecosistema. Ci auguriamo che molti di coloro che sono impegnati nel ripristino richiedano lo status di world restoration flagship e speriamo che tutti riterrete voi stessi, i vostri governi e le vostre imprese responsabili delle promesse che hanno fatto, degli impegni che abbiamo preso».

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