Altri due orsi morti in Trentino, il Wwf attacca Provincia e Governo: «Clima di impunità»

«È evidente che parte del mondo politico e di quello agricolo sta portando avanti una vera e propria campagna di “terrorismo psicologico” sulla presenza dei grandi carnivori»

[12 Ottobre 2023]

Con i due orsi ritrovati cadavere ieri in Trentino sono sette i plantigradi che da inizio anno hanno perso la vita nel territorio della Provincia autonoma, pari a circa il 7% della popolazione di orso bruno presente a livello locale.

E secondo gli ambientalisti del Wwf è «molto probabile che il numero sia sottostimato perché non sempre gli animali morti (per cause naturali o per atti di bracconaggio) vengono ritrovati».

Una dinamica che sta mettendo seriamente a rischio il futuro di questa specie protetta sull’arco alpino. «Dopo le continue campagne di allarmismo sui grandi carnivori diffuse dalla Provincia autonoma di Trento in particolare negli ultimi mesi, si registra un tasso di mortalità di orsi troppo elevato per essere ricondotto totalmente a dinamiche naturali – argomenta il Wwf – Il presidente Fugatti si è contraddistinto per la compulsiva emanazione di ordinanze finalizzate alla cattura e all’abbattimento di orsi (ma anche di lupi) che, grazie ai ricorsi del Wwf Italia e di altre associazioni ambientaliste, sono state sempre bocciate dalla giustizia amministrativa o in sede di Tar o in sede di Consiglio di Stato».

È bene ricordare che il Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali (Pacobace) prevede la possibilità in extremis di abbattere degli orsi, sacrificando i singoli esemplari “problematici” per salvaguardare la tutela della specie.

Come ricorda lo stesso Wwf si tratta dell’ultima soluzione possibile, quando la pericolosità dell’animale è conclamata e non esistono altre possibili alternative (come la cattura e la detenzione permanente).

In nessun caso, ovviamente, il Pacobace prevede la possibilità di giustiziare sommariamente gli orsi. Peraltro l’Ispra in primavera certificava la presenza di soli tre orsi problematici in Trentino: JJ4, MJ5, e M62, poi ritrovato morto. Insieme ad altri sei esemplari da inizio anno.

Dopo la morte del runner Andrea Papi, ad aprile il ministero dell’Ambiente convocò una serie di audizioni a cui parteciparono anche le associazioni ambientaliste, con l’intenzione di assumere un ruolo proattivo nella gestione degli orsi in Trentino. In quel contesto il Wwf propose  di potenziare le attività di informazione e comunicazione alla cittadinanza; applicare un efficace sistema sanzionatorio per chi non rispetta le regole di comportamento essenziali; attuare azioni di prevenzione dei comportamenti di confidenza negli orsi; rivedere le linee guida Pacobace; individuare corridoi ecologici per facilitare la dispersione degli orsi in un areale più vasto.

Ma da aprile non si è mossa foglia: «Da allora si è persa completamente traccia di quella iniziativa e non si è conoscenza di cosa sia stato effettivamente fatto», sottolinea il Wwf. Nel frattempo altri orsi sono morti.

«È evidente – conclude l’associazione ambientalista – che parte del mondo politico e di quello agricolo sta portando avanti una vera e propria campagna di “terrorismo psicologico” sulla presenza dei grandi carnivori che sta diffondendo allarmismi e provocando un aumento degli atti di bracconaggio, complici anche le continue proposte di modifiche (ovviamente in negativo) della legislazione italiana e regionale sulla tutela della fauna. Il clima di impunità legata alla “copertura politica” che alcune forze politiche stanno garantendo a cacciatori/bracconieri, la mancanza di azioni di contrasto e l’incertezza normativa stanno determinando una situazione del tutto fuori controllo della quale il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin dovrebbe preoccuparsi, sempre che sia ancora interessato a far svolgere al dicastero che presiede un ruolo nella gestione e conservazione del patrimonio faunistico italiano».

In un simile contesto anche Lndc animal protection ha deciso di rivolgersi direttamente alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, chiedendo un intervento governativo dato che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato e quindi di tutti gli italiani: «Non può essere lasciata nelle mani di un amministratore locale che ha palesemente dichiarato guerra ai selvatici – dichiarano dall’associazione animalista – Come abbiamo già fatto in passato, sporgiamo denuncia contro ignoti e chiediamo formalmente di partecipare alle operazioni autoptiche con l’ausilio di un nostro esperto di parte».