Le attività umane influenzano la variabilità naturale di El Niño
Un nuovo concetto: il Walker switch spiega meglio la complessa interazione di fattori che hanno modellato le dinamiche climatiche
[25 Ottobre 2023]
El Niño indica la fase calda dell’El Niño–Southern Oscillation (ENSO), uno dei fenomeni climatici più importanti e ampiamente trattato dai media a causa della sua associazione con eventi meteorologici catastrofici. L’avvento di El Niño – come quello in corso – Implica il riscaldamento dell’Oceano Pacifico equatoriale orientale, mentre La Niña lo raffredda. L’ENSO comprende le variazioni cicliche delle temperature della superficie del mare, oscillando tra le fasi calde di El Niño e quelle fredde di La Niña. Di fronte ai cambiamenti ambientali in corso, comprendere la risposta di El Niño ai fattori naturali e indotti dall’uomo è sempre più essenziale per prevedere e gestire la variabilità climatica a livello globale.
Lo studio “Solar forcing of ENSO on century timescales”, pubblicato recentemente su Geophysical Research Letters da un team di ricercatori del Quaternary Research Group guidato da Christoph Spötl dell’Institut für Geologie dell’Universität Innsbruck, ha cercato di comprendere come El Niño risponde alle influenze naturali per periodi prolungati. Per farlo, gli scienziati austriaci, tedeschi e statunitensi hanno analizzato gli speleotemi, depositi nelle grotte ell’Alaska sudorientale, che hanno conservato dati climatici che risalgono fino a 3.500 anni fa e i risultati dello studio suggeriscono che «I processi di controllo della variabilità di El Niño sono cambiati a partire dagli anni ’70».
Il principale autore dello studio, Paul Wilcox dell’Universität Innsbruck. Evidenzia che «Fino a circa 50 anni fa, i cambiamenti nella radiazione solare svolgevano un ruolo significativo nel modellare i modelli di El Niño. A partire dagli anni ’70, tuttavia, vediamo segnali chiari che possono essere attribuiti solo alle conseguenze del cambiamento climatico provocato dall’uomo».
Un secondo studio, «A Walker switch mechanism driving millennial-scale climate variability». Pubblicato su The Innovation Geoscience da un altro team di ricerca guidato da Wilcox, ha esaminato i cambiamenti climatici nell’Alaska sudorientale nell’arco di un periodo di 13.500 anni. Il team ha utilizzato gli speleotemi come «Documenti di inestimabile valore per indagare la causa dei cambiamenti climatici rapidi e a breve termine avvenuti durante le ere glaciali» e spiega che «Nonostante la sua elevata latitudine settentrionale, l’Alaska sud-orientale mostrava un modello climatico che ricordava il Pacifico equatoriale durante la fine dell’ultima era glaciale e il periodo dell’Olocene. Questo contraddice il consolidato “meccanismo bipolare dell’altalena”, che colloca il Nord Atlantico come la fonte primaria della variabilità climatica globale».
Al posto di questo meccanismo convenzionale, Wilcox e il suo team hanno introdotto il concetto di “Walker switch”: «Un meccanismo – spiegano – innescato dai cambiamenti nella radiazione solare (insolazione), provoca rapidi aggiustamenti delle temperature della superficie del mare nel Pacifico equatoriale, influenzando successivamente i modelli climatici alle alte latitudini settentrionali, tra cui l’Alaska e il Nord Atlantico».
Wilcox conclude, «Il concetto di “Walker switch” ci aiuta a spiegare meglio la complessa interazione di fattori che hanno modellato le dinamiche climatiche in queste regioni. I risultati di entrambi gli studi rivelano un cambiamento nei modelli di El Niño, in cui le attività umane stanno ora sovrascrivendo i fattori naturali per modellarne il comportamento. Il cambiamento climatico potrebbe aver portato al superamento di un punto critico climatico negli anni ’70 con l’avvio di un modello El Niño più permanente. Allo stesso tempo, l’introduzione del concetto di “Walker switch” fornisce una spiegazione alternativa per le variazioni climatiche storiche. Innescato dalle alterazioni della radiazione solare, il “Walker Switch” influenza i modelli climatici in tutto il mondo, comprese le alte latitudini settentrionali. Questi risultati sottolineano la complessità dinamica del sistema climatico della Terra, sottolineando la necessità di ricerche in corso per approfondire la comprensione dei processi climatici».