Il Venezuela vuole prendersi il petrolio, il gas e il territorio della Guyana con 5 referendum

La Guyana e la Comunità dei Caraibi: atto illegale. Il Venezuela vuole la guerra?

[26 Ottobre 2023]

Il 24 ottobre il Consejo Nacional Electoral de Venezuela (CNE) ha reso noti i 5 e quesiti che sottoporrà alla consultazione popolare il 3 dicembre, «Al fine di mettere a punto le azioni che lo Stato potrebbe mettere in atto per difendere la sovranità del territorio di Essequibo»,  che fa parte però della Repubblica Cooperativa della Guyana. Il presidente del CNE, Elvis Amoroso, ha detto che, dopo aver esaminato la proposta presentata dall’Asamblea Nacional il 20 ottobre, la CNE ha appovato all’unanimità di sottoporre a referendum i 5 quesiti la cui costituzionalità sarà analizzata dal Tribunal Supremo de Justicia.  Eccoli.

1 Accetti di respingere con tutti i mezzi, nel rispetto della legge, la linea fraudolentemente imposta dal Lodo Arbitrale di Parigi del 1899, che mira a privarci della nostra Guayana Esequiba?

2 Sostieni l’Accordo di Ginevra del 1966 come unico strumento giuridico valido per raggiungere una soluzione pratica e soddisfacente per il Venezuela e la Guyana riguardo alla controversia sul territorio della Guyana Essequiba?

3 Sei d’accordo con la posizione storica del Venezuela di non riconoscere la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia per risolvere la controversia territoriale sulla Guayana Esequiba?

4 Sei d’accordo ad opporti con tutti i mezzi, nel rispetto della legge, alla pretesa della Guyana di disporre unilateralmente di un mare in attesa di delimitazione,  illegalmente e in violazione del diritto internazionale?

5 Sei d’accordo con la creazione dello stato di Guayana Esequiba e lo sviluppo di un piano accelerato per la cura globale della popolazione attuale e futura di quel territorio, che comprende, tra l’altro, la concessione della cittadinanza e della carta d’identità? in conformità con l’Accordo di Ginevra e il diritto internazionale, incorporando di conseguenza detto Stato nella mappa del territorio venezuelano?

Si tratta praticamente di un annuncio di annessione e di invasione di due terzi di un Paese sovrano e, fra l’altro, governato dal People’s Progressive Party/Civic (PPP – C) un Partito che aderisce all’International Meeting of Communist and Workers’ Parties (IMCWP) e che quindi dovrebbe essere considerato fratello dal Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV). Ma il presidente del Venezuela Nicolás Maduro – pensando alle prossime elezioni – sembra preferire la retorica nazionalista alla solidarietà socialista e ha accolto con grande soddisfazione patriottica la decisione del CNE: «E’ la prima volta, in 200 anni [di storia repubblicana], che questo tema viene portato al dibattito pubblico in questo modo, la prima volta che tutti gli argomenti diplomatici, politici, giuridici, storici e territoriali vengono affidati al nostro popolo, a quello prendiamo una decisione collettiva, una decisione come Paese». Poi  Maduro ha sottolineato «Il carattere nazionalista dell’iniziativa elettorale» e ha aggiunto: «Pensiamo ai venezuelani che amano la nostra terra e che sono indignati dall’intenzione degli imperi del mondo, delle multinazionali e del governo della Repubblica Cooperativa della Guyana, di portarci via ciò che è nostro».

La disputa territoriale riguarda la sovranità sui territori tra la riva sinistra del fiume Essequibo e gli stati venezuelani di Bolívar e Delta Amacuro e, quindi, la definizione dei corrispondenti confini marini, attualmente sotto esame alla Corte Internazionale di Giustizia. Con il referendum il Venezuela non solo si impadronirebbe dei due terzi del territorio delle Guyana ma anche di enormi giacimenti di gas e petrolio onshore e offshore e di foreste intatte dalle quali estrarre ingenti quantità di legname e minerali.

il  presidente della repubblica, Irfaan Ali, e il governo della piccola e povera Repubblica Cooperativa della Guyana hanno preso atto delle 5  domande da porre nel referendum nazionale venezuelano previsto per il 3 dicembre 2023 e in una nota ufficiale sottolineano che «Tra le altre questioni, tutte intese a promuovere la pretesa illegale e infondata del Venezuela su più di due terzi del territorio nazionale della Guyana, la domanda 5 è la più perniciosa: cerca sfacciatamente l’approvazione del popolo venezuelano alla creazione di una nuova nazione venezuelana. Stato costituito dalla regione di Essequibo della Guyana, che verrebbe incorporata nel territorio nazionale del Venezuela, e la concessione della cittadinanza venezuelana alla popolazione. Ciò equivale nientemeno che all’annessione del territorio della Guyana, in palese violazione delle regole più fondamentali della Carta delle Nazioni Unite, della Carta dell’OAS e del diritto internazionale generale. Una tale conquista del territorio della Guyana costituirebbe il crimine internazionale di aggressione».

Per questo, «Il governo della Guyana respinge categoricamente qualsiasi tentativo di minare l’integrità territoriale dello Stato sovrano della Guyana. Il Governo ritiene ripugnante che la regione di Essequibo, che fa parte del territorio della Guyana secondo il lodo arbitrale del 1899 che delimitò i confini degli Stati del Venezuela e poi della Guyana britannica, venga “creata” in uno Stato all’interno del Venezuela. Inoltre, il Governo respinge l’atto internazionalmente illegale di proporre la “concessione della cittadinanza e della carta d’identità venezuelana in conformità con l’Accordo di Ginevra e il diritto internazionale”. E’ attraverso l’Accordo di Ginevra e i principi del diritto internazionale che la questione della validità del lodo arbitrale del 1899 è stata sottoposta alla Corte internazionale di giustizia. Tale Corte si è dichiarata competente a conoscere del caso. La Guyana ha ripetutamente incoraggiato il Venezuela a partecipare al caso».

Il comunicato del governo di Georgetown avverte quello di Caracas che «Il popolo della Guyana rimane risoluto contro qualsiasi minaccia alla sovranità e all’integrità territoriale del proprio Paese. Né il governo né il popolo di un paese hanno il diritto, secondo il diritto internazionale, di impadronirsi, annettersi o conquistare il territorio di un altro Paese. Il diritto internazionale lo vieta categoricamente. Il Governo della Repubblica Cooperativa della Guyana richiama l’attenzione della comunità internazionale sulle azioni portate avanti dal Governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela che potrebbero incitare alla violenza e minacciare la pace e la sicurezza dello Stato della Guyana e per estensione la regione dei Caraibi».

Il ministro degli esteri venezuelano, Yvan Gil, ha risposto che «Il Venezuela respinge con forza le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Repubblica Cooperativa della Guyana, Irfaan Alí, nelle quali, ancora una volta, si intromettono in questioni che sono di assoluta responsabilità dei venezuelani». Poi, con un comunicato ufficiale, il governo venezuelano ha precisato che «Il presidente della Guyana ha ripetutamente rifiutato di partecipare ai dialoghi indetti dal Venezuela per risolvere, come ordinato dall’Accordo di Ginevra del 1966, la controversia territoriale della Guyana Essequiba» e avverte la Guyana che «persiste nella sua condotta illegale, abusiva e arbitraria di avere un mare territoriale in attesa di essere delimitato. Questo comportamento minaccia la stabilità della regione, alimentato dall’ostinata associazione della Guyana con gli interessi del Comando Sud statunitense. L’appello alla consultazione popolare in Venezuela risponde al pieno esercizio della democrazia bolivariana in conformità con la legge e con l’obiettivo di orientare tutte le azioni del Potere Pubblico». il governo venezuelano ha invitato i cittadini della Guyana a «Dissociarsi dagli interessi della multinazionale ExxonMobil e del Comando Sud degli Stati Uniti» e ha invitato il governo della Guyana a «Sedersi ad un tavolo di trattative per rispettare le disposizioni firmate nell’Accordo di Ginevra, pervenendo ad una soluzione pratica e soddisfacente per le parti».

In soccorso della Guyana è arrivata la Comunità dei Caraibi (CARICOM) che fa notare che «due dei quesiti approvati per essere sottoposti a referendum, se risolti in senso affermativo, autorizzerebbero il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela a intraprendere l’annessione del territorio, che costituisce parte della Repubblica Cooperativa della Guyana, e creare uno stato all’interno del Venezuela noto come Guyana Essequibo. La CARICOM riafferma che il diritto internazionale vieta severamente al governo di uno Stato di impadronirsi, annettersi o incorporare unilateralmente il territorio di un altro Stato. Un voto affermativo come detto apre la porta alla possibile violazione di questo principio fondamentale del diritto internazionale. E’ da sottolineare che la terra e l’acqua in questione – la regione di Essequibo della Guyana – comprendono più di due terzi dell’intera Guyana stessa».

La CARICOM rileva che «dal linguaggio delle due domande approvate per essere poste nel Referendum circa l’affermazione e l’attuazione della posizione del Venezuela sulla questione “con tutti i mezzi, secondo/con la Legge”, le persone ragionevoli possono concludere che “con ogni mezzo” include mezzi di forza o di guerra. CARICOM spera sinceramente che il Venezuela non stia ipotizzando la prospettiva di usare la forza o mezzi militari per ottenere la vittoria in questa controversia territoriale. Dopotutto, da molto tempo i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi, compreso il Venezuela, sostengono che la nostra regione debba rimanere una zona di pace».

Intanto, CARICOM insiste sul fatto che «il referendum proposto dal Venezuela non ha alcuna validità, portata o posizione nel diritto internazionale in relazione a questa controversia; il referendum è un costrutto puramente interno, ma il suo effetto sommario rischia di minare la pace, la tranquillità, la sicurezza e altro ancora nella nostra regione. CARICOM ribadisce il suo sostegno al processo legale ed esprime la speranza che il Venezuela si impegni pienamente in tale processo dinanzi alla Corte internazionale di giustizia che ha stabilito di avere la giurisdizione nel caso sottopostogli per determinare la validità del lodo arbitrale del 1899. La decisione finale della Corte garantirà una risoluzione pacifica, equa e conforme al diritto internazionale».