Alluvione in Toscana, i danni salgono a oltre 2 mld di euro ma il Governo prende tempo
Per il ministro Musumeci «sono ormai 15 anni che c'è il cambiamento climatico, ma tutto quello che accadrà in termine di eventi estremi non sarà straordinario ma ordinario»
[13 Novembre 2023]
Poco prima di incontrare il ministro della Protezione civile Nello Musumeci a Campi Bisenzio, epicentro dell’alluvione che ha devastato la Toscana lo scorso 2 novembre, il presidente della Regione Eugenio Giani aveva avvertito: «Servono risorse per agire subito». Ma dal Governo non sono arrivate novità su questo fronte.
«Serve una relazione dettagliata sui danni alle infrastrutture e ai privati. E a questo sta lavorando e deve lavorare la Regione Toscana insieme ai sindaci, fornendo magari la relazione nella prima decade di dicembre», dichiara Musumeci.
L’emergenza però è adesso. Al momento sono arrivati solo 5 milioni di euro, esauriti in un lampo, per affrontare gli interventi di somma urgenza. Ma guardando ai dati provvisori in arrivo solo dai 35 Comuni più colpiti dall’alluvione, la stima dei danni supera ormai i 2 miliardi di euro a fronte di oltre trentamila soggetti – tra famiglie e imprese – colpiti direttamente dalle esondazioni.
«È fondamentale integrare le risorse che sono state finora messe a disposizione – osserva Giani – Abbiamo avuto 8 morti e danni rilevanti in ben cinque delle dieci province toscane. È stato colpito anche il cuore economico della Toscana. Abbiamo subito un evento meteorologico come non si era mai visto fino ad oggi e il pericolo maggiore è stato rappresentato dai piccoli torrenti: l’Agna, lo Stella, il Bagnolo, gli altri torrenti del reticolo minore, che però in questo caso si è rivelato rilevante e devastante».
Eppure Musumeci prova a smorzare la portata della crisi climatica in corso, che rende sempre più intensi e frequenti gli eventi meteo estremi.
«È stato detto si è trattato di un evento straordinario, mettiamoci il cuore in pace non è più un evento straordinario ma ordinario. Sono ormai 15 anni – afferma Musumeci – che c’è il cambiamento climatico, ma tutto quello che accadrà in termine di eventi estremi non sarà straordinario ma ordinario. Sarebbe un errore dire che la colpa è solo del cambiamento climatico. La colpa non è solo della natura ma anche dell’uomo».
Il crescente consumo di suolo e i mancati investimenti nelle opere di prevenzione contro il dissesto idrogeologico sono chiaramente delle concause del disastro, ma appare evidente la confusione del ministro in fatto di crisi climatica. Che non è in corso «da 15 anni» ma dall’inizio della rivoluzione industriale, a causa delle emissioni di gas climalteranti che il genere umano ha iniziato a immettere in atmosfera bruciando quantità crescenti di combustibili fossili; una pratica che il Governo Meloni continua peraltro a incoraggiare, tanto da voler rendere l’Italia un “hub del gas” col Piano Mattei.
Le forze politiche che sostengono il Governo Meloni hanno più volte dato prova di negazionismo climatico (si veda ad esempio qui, qui, qui e qui), e lo stesso esecutivo ha definanziato i fondi che il Pnrr destinava al dissesto idrogeologico per 1,3 miliardi di euro.
«Il ministro Musumeci – commentano in una nota congiunta i parlamentari Pd – è venuto oggi a Campi Bisenzio a fare politica. Questa mattina lo abbiamo ascoltato minimizzare il problema del cambiamento climatico, che a suo dire va accettato come fatto ordinario, cercare di addebitare agli enti locali toscani la responsabilità della mancata realizzazione di opere idrauliche essenziali e alle imprese quella di non essersi assicurate. Il ministro forse non sa che negli ultimi anni sono stati spesi 85 milioni di euro per opere sul reticolo minore della Piana fiorentina».
Uscito dalla riunione, il presidente Giani sceglie la linea morbida spiegando che «fino ad oggi c’è stata una stretta collaborazione con il Governo, e vorrei continuasse per poter dare risposte concrete alle persone», mentre i parlamentari Pd affilano le armi: «Utilizzeremo tutti gli strumenti d’aula, a partire dagli emendamenti alle leggi di conversione di decreti attualmente all’esame delle camere, per reperire le risorse occorrenti. Se per questa via non otterremo ascolto, e se nel frattempo il governo non avrà emanato un decreto legge ad hoc adeguato, ci batteremo anche in sede di legge di bilancio».