V Forum nazionale agrogeologia circolare: strada in salita per l’agricoltura italiana
A pesare crisi climatica e ritardi su politiche agricole. Dati e proposte di Legambiente
[16 Novembre 2023]
Il V Forum Agroecologia Circolare, che rientra tra gli eventi di punta di Legambiente in vista del XII Congresso nazionale previsto l’1, 2, 3 dicembre a Roma all’Auditorium Massimo, ha visto oggi a Roma esperti di settore, associazioni e rappresentanti istituzionali confrontarsi sul tema, ma anche sulle ripercussioni economiche che la crisi climatica sta causando all’agricoltura.
Secondo Legambiente, quella per l’agricoltura italiana è una strada in salita, segnata sempre più dagli impatti della crisi climatica, dall’aumento dei prezzi e dai ritardi sul fronte delle politiche agricole.
Il Forum nazionale Agroecologia Circolare di Legambiente ha fatto il punto della situazione anche con i dati sugli eventi meteorologici estremi elaborati dal suo Osservatorio Città Clima: «In Italia, nei primi dieci mesi del 2023 sono stati ben 41 gli eventi meteorologici estremi, una media di 4 al mese, che hanno causato danni all’agricoltura con pesanti ripercussioni economiche. Emilia-Romagna con 10 casi, Veneto (6), Toscana (4) e Piemonte (4) le regioni più colpite. Un anno nero per l’agricoltura e se si guarda indietro negli anni, su un totale di 114 eventi estremi che hanno avuto impatti sull’agricoltura dal 2010 ad oggi, ben 80 (il 70%) sono avvenuti negli ultimi 4 anni (2020/2023). Nord e Sud Italia le zone più colpite in questi quattro anni con Emilia-Romagna 15 casi, Piemonte 14, Puglia 11, Veneto 10, Lombardia e Sicilia 7, in sofferenza».
Da un’analisi di Coldiretti, risulta che nel 2023 i danni, tra coltivazioni e infrastrutture, superano i 6 miliardi di euro dello scorso anno a causa dei cambiamenti climatici con un taglio del 10% della produzione di grano, del 60% per le ciliegie e del 63% delle pere mentre il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto allo scorso anno, e si registrano un calo anche per il pomodoro e per viticoltura (-12%).
A preoccupare è anche l’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e il fatto che l’Italia sia in ritardo rispetto agli obiettivi europei fissati al 2030 dalle direttive From farm to fork e Biodiversity – che prevedono la riduzione del 50% dei pesticidi, del 20% dei fertilizzanti, del 50% degli antibiotici utilizzati negli allevamenti, il raggiungimento del 10% di aree dedicate a biodiversità e corridoi ecologici nei terreni agricoli e del 25 % di biologico a livello europeo –; all’attuazione del Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, il PAN, l’ultima stesura risale al 2014 e la sua scadenza era fissata per il 2019 e all’emanazione dei decreti attuativi della legge sull’agricoltura biologica approvata nel marzo 2022. Preoccupante anche sul fronte europeo il ritardo e le incertezze sull’approvazione del SUR, il regolamento europeo sull’uso dei pesticidi, e la posizione favorevole dell’Italia sulla proroga all’utilizzo per altri dieci anni del glifosato in Europa, su cui è necessario un deciso cambio di rotta.
Per Legambiente «La via maestra da seguire è quella tracciata dall’agroecologia, dall’innalzamento dell’asticella dell’agricoltura integrata, dall’agricoltura bio e dalle tante esperienze virtuose, i cosiddetti “Ambasciatori dell’Agroecologia”, che ben raccontano la transizione ecologica già in atto nel comparto agricolo. Sono questi per l’associazione ambientalista i tre pilastri su cui l’Italia deve accelerare il passo, recuperando anche i tanti ritardi accumulati fino ad ora e dicendo no all’utilizzo del glifosato in Europa».
Legambiente indirizza oggi al Governo Meloni e in primis al ministro dell’Agricoltura 6 proposte, di cui tre tecniche, che al centro l’agroecologia, capace di unire innovazione e sostenibilità rispondendo in maniera resiliente alla crisi climatica in atto, e l’agricoltura biologica che può fare da apripista all’intero settore agroalimentare. Per raggiungere questo obiettivo occorre prima di tutto superare il gap tra domanda e offerta, riducendo i costi per i produttori e per i consumatori.
Per questo Legambiente propone «L’IVA al 2%per tutti i prodotti biologici certificati, bonus fiscali (dedicati alle donne in gravidanza, ai bambini e alle categorie più fragili) e credito d’imposta per le aziende agricole che decidono di convertirsi al biologico per ridurre i costi della certificazione oggi totalmente a carico degli agricoltori. Non va dimenticato che l’Italia è leader sul biologico con 90.000 operatori, più di 2 milioni di ettari coltivati a biologico e ha raggiunto il 18,7% della SAU (Nomisma 2023)».
Per il Cigno Verde occorre anche «Approvare il Piano d’Azione Nazionale sul biologico ed emanare al più presto i decreti attuativi sulla legge sull’agricoltura biologica approvata nel 2022 dopo 13 anni, dando un segnale chiaro, il medesimo che chiedono – con forza – i consumatori e le aziende del settore. Destinare più risorse alla realizzazione di biodistretti che sono in continua crescita. Dall’altro canto serve un serio impegno delle istituzioni per approvare in tempi rapidi il SUR, il regolamento europeo sull’uso dei pesticidi, strumento strategico per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell’utilizzo di fitofarmaci posti dall’Ue, la cui sorte verrà decisa il prossimo 20 novembre con il voto in plenaria del Parlamento europeo. Il rischio è che vengano eliminati gli obiettivi di riduzione di pesticidi vincolanti per gli stati membri e il divieto di utilizzo nelle aree sensibili».
Infine, Legambiente rilancia l’appello ai ministri dell’Ambiente, della Salute e dell’Agricoltura, sollecitati anche nei giorni scorsi, insieme ad un vasto cartello di associazioni, «Affinché l’Italia voti no alla controversa proposta della Commissione Europea di prorogare l’utilizzo del glifosato per altri dieci anni in Europa per cui proprio oggi è prevista la decisione. L’Italia dia un segnalo forte e chiaro, stop ai pesticidi in agricoltura».
Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, è convinto che «Il nostro Paese è pronto alla transizione ecologica delle filiere agroalimentari, chiede un cibo sempre più sano e giusto e vuole poter contare su un prodotto sostenibile dal campo alla tavola. Per andare in questa direzione serve rimettere al centro i tre pilastri della sostenibilità – ambientale, sociale ed economica – garantendo reddito e maggiore sicurezza agli operatori del settore. Favorire il made in Italy, sostenere le nostre filiere, fornendo supporto tecnico di fronte alle incertezze legate alla crisi climatica e all’aumento dei prezzi, è l’unica via dicendo allo stesso tempo no alla proroga per l’utilizzo del glifosato in Europa. L’agricoltura è in transizione, lavoriamo insieme affinché lo sia anche il Paese».
Angelo Gentili, responsabile nazionale agricoltura Legambiente, conclude: «Il modello agroalimentare che vogliamo promuovere deve essere capace di ridurre gli input negativi della chimica di sintesi, ma anche quelli idrici ed energetici, e diminuire fortemente le emissioni climalteranti, innalzando l’asticella dell’agricoltura integrata, promuovendo senza indugi il biologico, cambiando l’intero sistema a 360° e favorendo l’innovazione tecnologica. Deve poi scommettere sull’economia circolare, come già stanno facendo numerose aziende virtuose, sull’efficienza energetica; sul rinnovo del parco macchine; sul biogas e biometano fatto bene; sul fotovoltaico sui tetti dei capannoni, andando oltre l’autoconsumo e favorendo le comunità energetiche; sull’agrivoltaico, che unisce all’innovazione tecnologica dei pannelli fotovoltaici, le pratiche agricole realizzate in modo complementare, evitando consumo di suolo con una sinergia positiva fra produzione agricola ed energetica. È questa la ricetta vincente».