Il Parlamento europeo adotta il Net zero industry act, aprendo a Ccs e nucleare
Can, EEB e Wwf: è pensiero magico, soluzioni miracolose che potrebbero non concretizzarsi mai
[21 Novembre 2023]
Con 376 voti favorevoli, 139 contrari e 116 astensioni, il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione negoziale sul progetto di legge “Net-Zero Industry Act“ (NZIA), le norme per rafforzare la produzione manifatturiera europea per le tecnologie necessarie per la decarbonizzazione e che stabilisce un obiettivo europeo di produrre all’interno dell’Ue il 40% delle tecnologie a emissioni net zero, cosi come definite nei piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC), e di conquistare il 25% del valore del mercato globale relativo a queste tecnologie, entro il 2030. Inoltre, punta ad affrontare le sfide legate all’aumento delle capacità produttive per queste tecnologie.
Il relatore, il democristiano tedesco Christian Ehler, ha commentato; «Con l’adozione di questa proposta, i deputati stanno dimostrando di voler seriamente rendere l’Europa adatta all’industria manifatturiera. Senza queste misure per ridurre gli oneri amministrativi, accelerare i processi e aumentare gli investimenti pubblici nelle nostre industrie e nell’innovazione, l’Europa dovrebbe affrontare la decarbonizzazione attraverso la deindustrializzazione. Questa proposta dimostra che siamo in grado di prevenire questo».
Non è per niente d’accordo Riccardo Nigro, senior policy oficer per l’Industria a Inquinamento zero dell’European Environmental Bureau (EEB) denuncia che «Il sogno ottocentesco di Ehler di un’industria totalmente deregolamentata si trasformerà semplicemente in un incubo per le comunità e la natura. La deregulation non rilancerà l’industria europea. Invece, regole e priorità chiare possono stimolare la produzione di tecnologie pulite in armonia con la natura Ue consolidata e le leggi sulla partecipazione pubblica. E’ un peccato che oggi il Parlamento europeo abbia deciso di assecondare un approccio così miope. Contiamo sugli altri colegislatori affinché riparino questa cicatrice durante i negoziati».
Gli emendamenti degli eurodeputati hanno ampliato il campo di applicazione del progetto di legge della commissione Ue per includere l’intera catena di approvvigionamento, compresi i componenti, materiali e macchinari per la produzione di tecnologie a emissioni net zero e hanno anche proposto un elenco più ampio e completo delle tecnologie da trattare, da aggiornare periodicamente. In particolare, sono state incluse le tecnologie di fissione e fusione nucleare, carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF) e altre tecnologie industriali specifiche.
In una nota l’Europarlamento spiega che «La legge presenta due classificazioni dei progetti che saranno sostenuti: progetti di produzione tecnologica emissioni net zero te e progetti strategici per tecnologie a zero emissioni nette. Mira inoltre a razionalizzare le procedure di rilascio delle autorizzazioni, fissando un calendario di 9-12 mesi per i progetti regolari e da 6 a 9 mesi per i progetti strategici da autorizzare».
I deputati europei propongono anche la creazione di Net-Zero Industry valleys, per accellerare i processi di autorizzazione, delegando parti della raccolta di prove di valutazione ambientale alle autorità nazionali.
Infine, il Net-Zero Industry Act destinerebbe fondi finanziati dalle entrate del sistema nazionale di scambio di quote di emissione (ETS) e dalla piattaforma Strategic Technologies for Europe (STEP) alla maggior parte dei progetti strategici. Gli eurodeputati sono convinti che «Il Net-Zero Industry Act rappresenta, un passo verso un fondo europeo di sovranità».
In una dichiarazione congiunta CAN Europe, European Environmental Bureau (EEB al quale aderisce anche Legambiente), e Wwf European Policy Office europe lamentano che «La riduzione degli standard ambientali e un elenco ampliato di tecnologie strategiche, con aggiunte controverse, finiranno per compromettere l’efficacia della legge».
Per le tre organizzazioni «La Commissione Europea ha presentato la NZIA come strumento per sostenere la produzione nazionale di tecnologie verdi aiutando l’Ue a raggiungere i suoi obiettivi climatici per il 2030. La posizione approvata oggi dal Parlamento europeo non solo non tiene conto di tali obiettivi, ma solleva anche diverse preoccupazioni riguardo allo sfruttamento eccessivo delle risorse della NZIA, al mancato rispetto della partecipazione pubblica e all’attacco alla biodiversità e alla natura.
La proposta del Parlamento di includere esperimenti costosi, come la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS) o l’energia nucleare, nell’elenco delle tecnologie strategiche devia le risorse e gli sforzi dell’UE da soluzioni facilmente disponibili e comprovate a costose distrazioni».
Nello specifico, CAN, EEB e Wwf denunciano che «Un’enfasi eccessiva sulla CCS come panacea per tutte le emissioni industriali è fuorviante. Dato il suo costo, i risultati non dimostrati e i tempi di implementazione prolungati, dovrebbe essere presa in considerazione solo per le emissioni che non possono essere evitate direttamente. Allo stesso modo, l’inclusione dell’energia nucleare e dei piccoli reattori modulari, come soluzioni costose e non provate, rischia di sprecare il denaro dei contribuenti senza offrire un sostegno strategico all’industria europea. In sostanza, se tutto è ritenuto importante, niente lo è veramente. Inoltre, la maggioranza dei deputati ha votato a favore della creazione di cluster industriali nelle zone Natura 2000 e dell’approvazione dei progetti industriali senza alcun controllo da parte delle autorità pubbliche attraverso scadenze più strette e regole di tacita approvazione. Sebbene sia essenziale considerare attentamente l’ubicazione dei nuovi siti produttivi, la designazione delle aree naturali come potenziali luoghi appare infondata e costituisce un attacco ingiustificato alla natura. L’approccio europeo è quello di ottenere di più con meno, richiedendo azioni precise. Mentre la discussione si sposta ora al Consiglio, la società civile implora i decisori dell’Ue di riorientare la NZIA su soluzioni comprovate e a breve termine, in linea con i suoi obiettivi ambientali e strategici».
Per Camille Maury, senior policy officer per la decarbonizzazione dell’Industria del Wwf European Policy Office, «Con questo voto il Parlamento europeo ha perso il suo focus verde e si affida invece a giochi di prestigio. L’elenco delle tecnologie strategiche avrebbe dovuto rivolgersi a quelle con un impatto comprovato e sostanziale nel raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Ue per il 2030, come l’energia eolica e solare, le pompe di calore, le batterie, le reti elettriche e l’idrogeno rinnovabile per i settori target. Ma con quello che può essere descritto solo come un pensiero magico, il Parlamento ha aperto la lista a immaginarie soluzioni miracolose che potrebbero non concretizzarsi mai, il che significa che il denaro dei contribuenti verrà distolto dalle principali tecnologie verdi necessarie per decarbonizzare l’industria europea in tempo. Invia anche un messaggio sbagliato ai produttori europei, poiché concentrarsi sullo sviluppo delle giuste tecnologie verdi è ciò che offrirà un’opportunità per il futuro dell’industria europea. Raggiungere gli obiettivi climatici dell’Ue per il 2030 e sostenere la decarbonizzazione dell’industria europea, aumentandone al tempo stesso la competitività, è possibile, ma solo con un regolamento più mirato».
Luke Haywood , responsabile delle politiche per il clima e l’energia dell’EEB conclude: «L’Europa ha bisogno di tecnologie a impatto zero, strategiche ed economicamente vantaggiose, non del nucleare. Garantire l’energia nucleare, lo stesso accesso al sostegno finanziario e amministrativo delle energie rinnovabili, delle pompe di calore e delle reti distoglierebbe risorse scarse e preziose da soluzioni più rapide ed economiche per la decarbonizzazione del pianeta. Esortiamo i legislatori dell’Ue e gli Stati membri a concentrare il sostegno pubblico sulle soluzioni che esistono e funzionano ora».