Come reagiscono i ghiacciai dell’Himalaya al riscaldamento globale
Perché si raffreddano mitigando le temperature a livello locale
[5 Dicembre 2023]
Lo studio “Local cooling and drying induced by Himalayan glaciers under global warming” pubblicato su Nature Geoscience da un team di ricerca internazionale guidato da Franco Salerno dell’Istituto di scienze polari (ISP-CNR) e da Nicolas Guyennon dell’Istituto di ricerca sulle acque (IRSA-CNR) ha scoperto un fenomeno sorprendente: «l’aumento delle temperature globali ha portato i ghiacciai dell’Himalaya a raffreddare sempre più l’aria a contatto con la superficie ghiacciata, mitigando a livello locale le temperature». Lo studio, realizzato in collaborazione con ricercatori austriaci e svizzeri spiega come questo raffreddamento, riscontrato in tutta la catena himalayana, potrebbe preservare il permafrost e gli ecosistemi d’alta quota
Il CNR, ricorda che «E’ noto che ghiacciai del mondo a causa del riscaldamento globale rischiano nel tempo di fondere completamente e scomparire. Sorprende quindi sapere che i ghiacciai della catena dell’Himalaya si trovano in controtendenza: le medie misurate della temperatura dell’aria invece di aumentare, come ci si aspettava, sono rimaste stabili e quelle estive decrescono».
Salerno aggiunge: «Sappiamo che gli effetti del riscaldamento dipendono dall’altitudine: le cime delle montagne risentono maggiormente dell’effetto del global warming e si riscaldano più velocemente. Tuttavia, abbiamo scoperto che una stazione climatica d’alta quota alla base del Monte Everest, in Nepal, ha mostrato un fenomeno inaspettato: le medie della temperatura misurate dell’aria sono rimaste sospettosamente stabili, invece di aumentare».
Per spiegare il fenomeno osservato il team di ricerca ha esaminato con attenzione i dati meteorologici che la stazione climatica del Laboratorio-Osservatorio Internazionale Piramide Ev-K2-Minoprio, a 5050 metri di altitudine sulle pendici meridionali dell’Everest, ha registrato per tre decenni, la più lunga serie climatica in alta quota. esistente al mondo. Una serie che rappresenta l’unica evidenza per comprendere come è cambiato il clima sulle montagne del Terzo Polo.
Una delle autrici dello studio, Francesca Pellicciotti, dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio della Svizzera e dell’Institute of Science and Technology Austria (ISTA), sottolinea che «I ghiacciai stanno reagendo al riscaldamento climatico aumentando lo scambio di temperatura con la superficie. Il riscaldamento globale causa, infatti, un aumento della differenza di temperatura tra l’aria ambientale più calda sopra il ghiacciaio e la massa d’aria a diretto contatto con la superficie del ghiacciaio. Questo porta a un aumento dello scambio di calore sulla superficie del ghiacciaio e un maggiore raffreddamento della massa d’aria superficiale. Le masse d’aria fresche e secche in superficie diventano più dense e scendono lungo i pendii verso le valli, raffreddando le parti inferiori dei ghiacciai e gli ecosistemi circostanti, che dipendono in questo modo dalla salute del ghiacciaio stesso».
Guyennon aggiunge: «In sostanza riteniamo che il riscaldamento del clima stia innescando proprio un aumento di queste masse d’aria fredde – note come venti catabatici – che scendono dai pendii dei ghiacciai e che questo fenomeno possa contribuire a preservare il permafrost e la vegetazione circostante».
Per approfondire il tema, il team ha attinto ai più recenti progressi scientifici nei modelli climatici: la rianalisi climatica globale “ERA5-Land” che combina i dati dei modelli con le osservazioni provenienti da tutto il mondo. L’interpretazione di questi dati ha permesso loro di dimostrare che il fenomeno osservato si è verificato non solo sull’Everest, ma nell’intera catena himalayana. Salerno dice che «Il prossimo passo sarà scoprire quali caratteristiche chiave dei ghiacciai favoriscono questa reazione. Dovremo capire quali ghiacciai possono reagire in questo modo al riscaldamento globale e per quanto tempo».
Per Guyennon, «Mentre altri ghiacciai, per esempio i nostri alpini, stanno vivendo cambiamenti drammatici, i ghiacciai d’alta montagna del Terzo Polo in Asia sono molto più grandi, contengono più ghiaccio e hanno quindi tempi di reazione più lunghi. Questo fenomeno non deve far abbassare la guardia nei confronti dei cambiamenti climatici. Le temperature fresche percepite che scendono dai ghiacciai sono una reazione di emergenza al riscaldamento globale, piuttosto che un indicatore della stabilità a lungo termine dei ghiacciai».
Il Cnr evidenzia le interessanti le prospettive future di studio: «Il team indagherà se i ghiacciai del Pamir e del Karakoram, che contrariamente a quanto avviene nel resto del mondo sono “stabili” o “in crescita”, stiano effettivamente reagendo al riscaldamento globale soffiando sempre più venti freddi lungo le loro pendici».
Salerno conclude: «I pendii dei ghiacciai del Pamir e del Karakoram sono generalmente più piatti di quelli dell’Himalaya. Pertanto, ipotizziamo che i venti freddi possano raffreddare maggiormente i ghiacciai stessi piuttosto che raggiungere gli ambienti circostanti più in basso. Lo sapremo nei prossimi due anni».