Energia e clima, l’Ue boccia il Piano nazionale (Pniec) del Governo Meloni
L’Italia non centra gli obiettivi di riduzione delle emissioni previsti al 2030, su rinnovabili ed efficienza energetica si ferma al minimo sindacale
[18 Dicembre 2023]
Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) presentato a Bruxelles dal Governo Meloni, dopo essere stato già bocciato in estate dalle principali associazioni ambientaliste italiane, oggi è stato valutato criticamente anche dalla Commissione Ue.
I rilievi europei mostrano che il Pniec non riesce a centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti previsti a livello continentale, ovvero -55% al 2030 rispetto al 1990.
In particolare, secondo il Pniec proposto dal Governo Meloni i gas serra nei settori Ets si ridurrebbero del 35-37% rispetto al 2005, contro un target individuato dalla legislazione Ue pari a -43,7%; al contempo, anche il target per l’assorbimento dei gas serra legato all’uso del suolo e delle foreste (Lulucf) mostra un’ambizione insufficiente.
Il Pniec dunque non riuscirebbe a sanare il già deficitario trend di riduzione delle emissioni: a fine 2022 l’Italia aveva tagliato i gas serra del 25% dal 1990, mentre l’Ue era già a quota -32%.
Va meglio sul fronte dell’energia. Il Pniec prevede un obiettivo di efficienza energetica con quello previsto dalla normativa europea, e lo stesso almeno formalmente si può dire per quanto riguarda la penetrazione delle fonti rinnovabili: si stima infatti che queste ultime garantiranno il 40,5% dei consumi totali di energia al 2030, a fronte di una richiesta minima del 39% prevista dal regolamento (Ue) 2018/1999 per il nostro Paese.
Non si tratta comunque di un target particolarmente ambizioso, dato la direttiva Red III impone di arrivare – come dato medio Ue – almeno al 42,5% di penetrazione delle fonti rinnovabili nel mix energetico, con l’ambizione di arrivare a quota 45% sempre al 2030.
Si tratta dunque di raddoppiare l’attuale contributo delle rinnovabili nel mix energetico europeo (nel 2021 al 21,8% in Ue, 19% in Italia), sebbene molti Paesi del Vecchio continente siano già assai avanti (Islanda 85,8%, Norvegia 74,1%, Svezia 62,6%, Finlandia 43,1%, Lettonia 42,1%, Albania 41,4%, etc).
In ogni caso, l’Italia non è sola ad essere indietro sugli obiettivi su energia e clima. Dopo aver valutato i 21 Pniec disponibili (Austria, Bulgaria e Polonia non li hanno ancora presentati, mentre Belgio, Lettonia e Irlanda l’hanno fatto in ritardo), la Commissione Ue documenta che al 2030 le emissioni continentali si fermerebbero a -51% rispetto al 1990, contro un obiettivo di legge del 55%.
Guardando alle energie rinnovabili, le attuali proposte porterebbero a una quota del 38,6-39,3% di nel mix energetico entro il 2030, rispetto al obiettivo del 42,5%; per l’efficienza energetica, le bozze attuali porterebbero a miglioramenti del 5,8%, rispetto all’obiettivo dell’11,7%.
In questo contesto la «persistenza dei sussidi ai combustibili fossili in tutti gli Stati membri» Italia compresa – dove Legambiente stima siano raddoppiati a 94,8 mld di euro nell’ultimo anno – è identificata come un altro ostacolo al percorso dell’Ue verso la neutralità climatica. Per questo «i sussidi che non affrontano la povertà energetica o la transizione giusta devono essere gradualmente eliminati il prima possibile», sottolinea la Commissione Ue.
«La legislazione fondamentale per far sì che l’Ue raggiunga una riduzione delle emissioni del 55% è già in vigore. La valutazione dei progetti di Pnec aggiornati degli Stati membri è ora la prova che abbiamo compiuto un altro passo nella giusta direzione per realizzare i nostri ambiziosi obiettivi. Tuttavia, è chiaro che abbiamo bisogno di impegni più forti», conclude Wopke Hoekstra, commissario per l’Azione per il clima.
I Piani, compreso quello italiano, dovranno dunque essere nuovamente aggiornati: entro il 30 giugno 2024 dovrà essere pronta la versione definitiva.