L’ex presidente del Suriname Desiré Bouterse condannato per massacro

E’ stato ritenuto il principale colpevole del massacro di oppositori del dicembre 1982

[21 Dicembre 2023]

La Corte di giustizia del Suriname ha condannato per la terza – e a quanto pare definitiva – volta  a 20 anni di carcere Desiré (Desi) Bouterse Desi Bouterse, ex comandante in capo delle esercito, ex presidente golpista, ex presidente eletto e  leader del Nationale Democratische Partij (NDP), per il suo ruolo nella strage di quindici uomini avvenuto l’8 dicembre 1982.

Dopo essere stato condannato due volte dalla Corte Marziale – nel novembre 2019 e nell’agosto 2021 – il verdetto finale è stato ora pronunciato dalla Corte di Giustizia, dopo che Bouterse, che era il principale sospettato in questo lungo processo, aveva presentato appello. Ma, come molti si aspettavano, accettando l’invito rivoltogli durante una manifestazione di piazza in suo sostegno organizzata il 16 dicembre dall’NPD a Paramaribo, Bouterse i non si è presentato all’udienza finale.

Bouterse è stato il dittatore del Suriname tra il 1980 e il 1988, attuando una politica equilibristica tra Usa e Urss. Nel 1999 è stato condannato in contumacia nei Paesi Bassi per traffico di cocaina ma gode dell’immunità diplomatica in quanto Capo di Stato.

Buterse ha sempre respinto le accuse a suo carico per l’uccisione di 15 oppositori politici nel 1982, ma pur sostenendo di non avere preso lui la decisione riconosce la sua responsabilità politica per quei fatti. Secondo l’accusa, Bouterse e gli ex militari ai suoi ordini avrebbero cospirato nella preparazione ed esecuzione dell’operazione del 7 e 8 dicembre 1982 che potò all’arresto di 16 oppositori di spicco del regime , militare golpista. Gli oppositori vennero trasferiti a Fort Zeelandia, dove si trovava il quartier generale dell’allora comando dell’esercito e solo il leader sindacale Fred Derby sopravvisse alla carneficina compiuta dai golpisti. La sentenza segna la fine del processo penale durato 16 anni e che continua a dividere il Suriname. I sostenitori di Bouterse hanno  addirittura criticato la Corte per aver emesso la sentenza a ridosso del Natale, facendo finta di scordarsi che il golpe militare venne attuato il 24 dicembre, alla vigilia di Natale.  Golpe che – va ricordato – venne ampiamente sostenuto dalla popolazione stanca della corruzione e della disoccupazione e che chiedeva di  ristabilire l’ordine negli affari pubblici. Ma il programma politico dei golpisti era vago e non portò a grandi cambiamenti, salvo l’allacciamento di stabilì relazioni diplomatiche con l’Unione Sovietica, Cuba e la Corea del Nord, ma senza che il regime militare mostrasse nessun orientamento comunista. I Paesi Bassi – l’ex potenza coloniale quando il Suriname si chiamava ancora Guyana Olandese – sospesero gli aiuti allo sviluppo alla loro ex colonia, destabilizzando l’economia surinamese, intanto crollava anche il prezzo della bauxite, la principale fonte di entrata del  Suriname, aggravando la crisi economica. Il regime golpista si trovò presto ad affrontare diverse rivolte sia di settori dell’esercito che dei civili. A partire dal 1983, dopo l’invasione statunitense di Grenada, il Suriname si riavvicinò agli Usa ed espulse i diplomatici cubani, forse per paura di fare la fine del governo di sinistra dell’isola caraibica.

All’inizio dell’anno Bouterse aveva addirittura accusato i Paesi Bassi di essere i veri responsabili della morte dei 15 oppositori. Ma la Corte lo ha comunque ritenuto il principale responsabile della stage di dicembre e ha infatti condannato gli ex soldati Stephanus Dendoe, Benny Brondenstein, Iwan Dijksteel e Ernst Geffery, autori materiali degli omicidi, a soli 15 anni di reclusione perché hanno eseguito ordini di Bouterse. Secondo la corte «E’ stato legalmente e in modo convincente dimostrato che hanno commesso i reati per i quali sono stati accusati in stretta e consapevole collaborazione con Bouterse». Nella sentenza il tribunale ha definito Bouterse il «Leader indiscusso del gruppo che ha compiuto il massacro. Quello che ha detto è successo. Ha deciso la sorte delle persone arrestate. Il contributo del sospettato al crimine è stato significativo».

Nonostante i suoi metodi ondivaghi e autoritari, Bouterse resta popolare in Suriname, anche perché durante la sua presidenza ha introdotto l’assistenza sanitaria universale, la mensa scolastica gratuita, il salario minimo e il regime pensionistico nazionale. Per la prima volta il Pubblico Ministero ha disposto l’arresto immediato di Bouterse, cosa mai avvenuta nei processi precedenti e, dopo il verdetto, temendo disordini, la coalizione di governo di centro-sinistra del Vooruitstrevende Hervormings Partij, la più grande forza politica del Suriname che rappresenta la comunità induista, e dell’Algemene Bevrijdings- en Ontwikkelingspartij  del presidente della Repubblica  Chan Santokhi ha invitato tutti alla calma e a rispettare la sentenza.

Il presidente del Suriname  Santokhi si è detto pronto a «Garantire un comportamento responsabile”, nonché pace e sicurezza». Lo stesso Bouterse ha chiesto ai suoi seguaci di mantenere la calma. L’ambasciata olandese a Paramaribo  ha avvertito del rischio di possibili disordini in un’area dove la tensione è già alta anche per la disputa territoriale e per le risorse tra il Venezuela e la Guyana.