Gli Usa ampliano la loro area ECS nella piattaforma continentale dell’Artico

Dietro la decisione ragioni economiche, geopolitiche e le risorse estrattive

[27 Dicembre 2023]

Il 19 dicembre  il Dipartimento di Stato Usa ha pubblicato le nuove coordinate geografiche che definiscono i limiti esterni della piattaforma continentale degli Stati Uniti in aree oltre le 200 miglia nautiche dalla costa, note come piattaforma continentale estesa (ECS). La piattaforma continentale è l’estensione del territorio terrestre di un Paese sotto il mare e, come altri Paesi, gli Stati Uniti hanno il diritto, ai sensi del diritto internazionale, di conservare e gestire le risorse e gli habitat vitali all’interno e sotto il proprio ECS.

L’area ECS degli Stati Uniti è di circa un milione di Km2  in 7 regioni – Artico, Atlantico (costa orientale), Mare di Bering, Pacifico (costa occidentale), Isole Marianne e due aree nel Golfo del Messico – un’area circa il doppio della California che contiene molte risorse: pesci, coralli, granchi e habitat vitali per la vita marina. ma anche minerali. metalli, idrocarburi e zone che sono geopoliticamente delicate come quelle ai confini con la Federazione Russa, criticata nel passato proprio dagli Usa per aver esteso la sua area fino al Polo Nord.

Il Dipartimento di Stato Usa  ha gestito l’ampliamento attraverso la US ECS Task Force, un organismo interagenzia del governo statunitense composto da 14 agenzie e spiega che «La determinazione dei limiti esterni dell’ECS richiede dati sulla profondità, la forma e le caratteristiche geofisiche del fondale marino e del sottosuolo. La National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) e l’US Geological Survey (USGS) sono state responsabili della raccolta e dell’analisi dei dati necessari. La raccolta dei dati è iniziata nel 2003 e costituisce il più grande sforzo di mappatura offshore mai condotto dagli Stati Uniti». Come altri Paesi, gli Stati Uniti hanno diritti esclusivi per conservare e gestire le risorse viventi e non viventi della loro ECS e sottolineano che « Gran parte dell’oceano, soprattutto quello profondo, rimane inesplorato, la mappatura e l’esplorazione continua dell’ECS saranno importanti per ottenere una migliore comprensione dei suoi habitat, ecosistemi, biodiversità e risorse».

Inoltre Washington assicura che «Gli Stati Uniti hanno determinato i propri limiti ECS in conformità con il diritto internazionale consuetudinario, come riflesso nelle pertinenti disposizioni della United Nations Convention on the Law of the Sea, e le Scientific and Technical Guidelines della Commission on the Limits of the Continental Shelf» e aggiunge che «Gli Stati Uniti, come altri paesi, hanno un interesse intrinseco a conoscere, e dichiarare agli altri, la portata dei propri ECS e quindi dove hanno il diritto di esercitare i diritti sovrani. Definire i nostri limiti esterni della ECS in termini geografici fornisce la specificità e la certezza necessarie per consentire agli Stati Uniti di conservare e gestire le risorse della ECS.»  e che « La

La piattaforma continentale è definita nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 e i limiti esterni della ECS sono determinati utilizzando le complesse regole contenute nell’articolo 76. L’applicazione di queste regole richiede la conoscenza delle caratteristiche geofisiche e geologiche del fondale marino e del sottosuolo.

Ma l’Amministrazione statunitense dice che  non si tratta di un’estensione della Zona economica esclusivac(ZEE) perché «La piattaforma continentale comprende solo il fondale marino e il sottosuolo, mentre la ZEE comprende anche la colonna d’acqua. Inoltre, mentre l’estensione massima della ZEE è di 200 miglia nautiche dalla costa, la piattaforma continentale può estendersi oltre le 200 miglia nautiche. Alcuni dei diritti che un paese ha nella sua ZEE, in particolare i diritti sovrani sulle risorse della colonna d’acqua (come i pesci), non si applicano alla ECS».

Il problema, riconosciuto dallo stesso dipartimento di Stato, è che l’ECS degli Stati Uniti si sovrappone parzialmente alle aree ECS di Canada, Bahamas e Giappone, ammettendo che «In queste aree, in futuro gli Stati Uniti e i suoi vicini dovranno stabilire dei confini marittimi». In altre aree, gli Stati Uniti hanno già stabilito i confini della ECS con i suoi vicini come con Cuba, Messico e Russia.

Come le amministrazioni precedenti, sia repubblicane che democratiche, l’amministrazione di Joe Biden sostiene l’adesione degli Usa alla Convention on the Law of the Sea  Onu del 1982, e sottolinea che «L’annuncio dei confini dell’ECS statunitense non cambia in alcun modo la posizione dell’Amministrazione nei confronti della Convenzione», che gli Usa non hanno mai ratificato.

Come fanno notare diversi media statunitensi e di altri Paesi, dietro il linguaggio diplomatico e le contraddizioni Usa rispetto alla Convenzioni Onu, l’Amministrazione Biden  stanno cercando di espandere l’accesso statunitense alle risorse minerarie sottomarine necessarie per la produzione di batterie per veicoli elettrici e progetti di energia rinnovabile, considerati chiave, e risponde a questioni di sicurezza nazionale.

Nel frattempo, anche di fronte s all’espansione di attività estrattive, economiche e militari da Parte della Russia e di altri Paesi artici, crescono le richieste per proteggere l’ambiente un una regione colpita più forte delle altre dal riscaldamento globale che però sta liberando l’accesso a risorse e vie navigabili prima impraticabili.

Russia, Danimarca e Canada hanno atteso anni per ricevere una risposta alle loro rivendicazioni sui fondali marini artici presentate alla Commission on the Limits of the Continental Shelf. La Russia è stata la prima a ricevere una sentenza all’inizio di quest’anno e la crescente presenza di Russia e Cina nell’Artico preoccupa l’Occidente.