La caccia ai Rohingya in Indonesia. Una campagna d’odio scatenata su internet dai nazionalisti

Gli studenti di Aceh attaccano un rifugio temporaneo di profughi. La marina militare respinge una barca in mare

[29 Dicembre 2023]

Il 28 dicembre la marina militare indonesiana ha respinto con la forza un’imbarcazione piena di rifugiati nelle acque internazionali dopo che si era avvicinata alle coste della provincia di Aceh, nella punta nord dell’isola di Sumatra, dove negli ultimi mesi c’è stato un numero crescente di imbarcazioni in arrivo, la maggior parte delle quali carica di  trasportava rifugiati Rohingya in fuga dai terrificanti campi profughi del Bangladesh meridionale.

La marina militare indonesiana ha detto che «Una nave della guardia costiera ha rilevato un’imbarcazione che si ritiene trasportasse rifugiati Rohingya entrare nelle acque indonesiane mercoledì. Un elicottero di una nave della marina ha successivamente avvistato una nave di legno vicino all’isola di Weh, nella provincia settentrionale di Aceh. La nave della marina KRI Bontang-907 ha localizzato la barca a circa 63 miglia nautiche al largo della costa indonesiana e l’ha scacciata, assicurandosi che la barca non tornasse nelle acque indonesiane».

Centinaia di migliaia di Rohingya, una minoranza musulmana del Myanmar, si sono rifugiati in Bangladesh nel 2017 per sfuggire alle persecuzioni e agli attacchi mortali dei militari e delle milizie della destra buddista birmana. Non potendo tornare in Myanmar ed essendo diventato impossibile sopravvivere in campi profughi/metroli come Cox Bazar dove la mancanza di finanziamenti internazionali porta fame, malattie e violenza, i  Rohingya affrontano una lunghissima e pericolosissima traversata del Golfo del Bengala e del Mar delle Andamane per raggiungere un Paese musulmano, l’Indonesia, dove sperano di trovare solidarietà e pace.

Ma l’Indonesia, come la Thailandia e la Malaysia, non ha firmato la Convenzione sui rifugiati delle Nazioni Unite del 1951, quindi non è obbligata ad accettare i Rohingya musulmani provenienti dal Bangladesh. Finora, i rifugiati in difficoltà avevano ricevuto almeno sistemazioni temporanee, Banda Acech è una provincia turbolenta dove il nazionalismo indipendentista del passato sembra essersi trasformato in un integralismo religioso venato di nazionalismo indonesiano e la tolleranza verso i fratelli musulmani perseguitati dai buddisti birmani si è trasformata in sentimenti anti-Rohingya, soprattutto ad Aceh, dove si Rohingya vengono rivolte le eterne accuse che si fanno ai migranti – compresi quelli italiani –  come un cattivo comportamento e l’essere di peso per la società.

Da metà novembre, in quello che l’Onu considera il più grande afflusso di profughi in Indonesia degli ultimi 8 anni, più di 1.500 rifugiati Rohingya sono arrivati ​​sulle coste della provincia di Aceh. Alcune delle loro imbarcazioni sono state respinte dalla gente del posto e in alcuni casi sono state rimesse in mare.

Una crescente ostilità nei confronti dei Rohingya che ha portato il presidente indonesiano Joko Widodo a parlare il 12 dicembre – senza prove e senza alcun riscontro ad oggi – di «Traffico illegale di esseri umani» tra i rifugiati. Una dichiarazione che è stata presa dagli estremisti nazionalisti come un via libera ad attaccare i  Rohingya: il 27 dicembre, centinaia di studenti, molti dei quali indossavano giacche con le insegne di diverse università, gridando «cacciateli» e  «Aceh’s Students Denied Access to the Rohingyas» (gli studenti di Aceh negano l’accesso ai Rohingya),  hanno preso d’assalto una sala riunioni governativa nella capitale Banda Aceh trasformata in alloggio provvisorio per 137 rifugiati Rohingya. Gli studenti hanno preso a calci i miseri averi dei Rohingya mentre tra i profughi le donne e bambini piangevano e gli uomini pregavano guardando a terra.

I manifestanti si sono scontrati con la polizia che sorvegliava i rifugiati spaventati, ma gli agenti alla fine hanno permesso loro di allontanare i Rohingya facendoli salire sul cassone di alcuni camion già arrivati mentre gli studenti avevano appiccato fuoco a degli pneumatici sulla strada.

Come sottolinea l’agenzia cattolica AsiaNews, «Nonostante si trovassero davanti a famiglie vulnerabili di rifugiati, soprattutto bambini e donne, gli studenti hanno “trascinato” i Rohingya in alcuni furgoni e camion in un altro luogo non lontano, a circa un chilometro dalla sede precedente. Il numero totale dei Rohingya vittime di questa azione è di 135 persone, sbarcate nella spiaggia di Aceh lo scorso 10 dicembre».

Uno dei coordinatori dell’azione dimostrativa del 27 dicembre ha asserito che «Siamo in grado di spostare questi Rohingya poiché la maggior parte dei nostri connazionali ad Aceh ha già espresso la nostra preoccupazione e il nostro diniego nei confronti della loro presenza qui». La polizia si è rifiutata di commentare l’assalto al rifugio pubblico.

L’United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR) si è detta «Profondamente preoccupata per la sicurezza dei rifugiati e chiede alle autorità locali di applicazione della legge con un’azione urgente per garantire la protezione di tutte le persone disperate e del personale umanitario.   L’attacco ai rifugiati non è un atto isolato ma il risultato di una campagna online coordinata di misinformazione, disinformazione e incitamento all’odio contro i rifugiati e di un tentativo di diffamare gli sforzi dell’Indonesia per salvare vite disperate in pericolo in mare».

L’UNHCR ricorda a tutti che «I bambini, le donne e gli uomini rifugiati disperati che cercano rifugio in Indonesia sono vittime di persecuzioni e conflitti e sono sopravvissuti a mortali viaggi in mare. L’Indonesia, con la sua lunga tradizione umanitaria, ha contribuito a salvare queste  persone disperate che altrimenti sarebbero morte in mare, come centinaia di altre persone».

Inoltre. l’Agenzia per i rifugiati dell’Onu sta mettendo in guardia l’opinione pubblica indonesiana su  una «Campagna online coordinata e ben orchestrata sulle piattaforme dei social media, che attacca le autorità, le comunità locali, i rifugiati e gli operatori umanitari, incitando all’odio e mettendo in pericolo vite umane».

L’UNHCR ha lanciato un appello all’opinione pubblica indonesiana affinché «Verifichi le informazioni pubblicate online, molte delle quali false o distorte, con immagini generate dall’intelligenza artificiale e discorsi di incitamento all’odio inviati da account bot».

L’ufficio indonesiano dell’UNHCR ha aggiunto: «Questi Rohingya sono traumatizzati dalla migrazione e ora anche da questa aggressione. Siamo profondamente preoccupati poiché sono stati compiuti massicci gesti ostili da parte di studenti contro donne e bambini» e ha chiesto maggiore protezione dei profughi al governo di Jakarta, che il giorno dopo ha risposto respingendo l’imbarcazione dei Rohingya in mare.