I “low pay jobs” riguardano 1,3 milioni di persone, guadagnano meno di 7,79 euro/ora
Istat, in Italia crescono lavoro povero e disuguaglianze retributive
La retribuzione lorda annuale mediana è pari a 12.139 euro (-10% rispetto al 2016), ma il valore del nono decile è 47 volte quello del primo
[11 Gennaio 2024]
Nel 2021, 1,3 milioni di posizioni lavorative (il 6,6% di quelle totali) presentano una retribuzione lorda oraria inferiore ai due terzi della mediana calcolata sul totale delle posizioni (nel 2021 tale soglia è pari a 7,79 euro/ora), classificandosi tra i low pay jobs.
La quota percentuale di queste posizioni è diminuita di 0,3 punti percentuali rispetto al 2020, è rimasta invariata rispetto al 2019 ed è aumentata di 0,6 punti percentuali rispetto al 2016.
I low pay jobs si concentrano tra gli apprendisti (26,3% del totale), i giovani under30 (12,3%), i contratti a tempo determinato (11,5%) e tra le posizioni del Sud (10,9%), ma anche tra le posizioni occupate da donne (7,1%) rispetto a quelle occupate da uomini (6,2%); la quota più bassa si registra invece tra le posizioni occupate da lavoratori con almeno una laurea (2,6%).
I low pay jobs sono inoltre più diffusi tra le posizioni di breve durata: il 16,6% delle posizioni con durata inferiore al mese, l’11,5% di quelle tra 1 e 3 mesi e solo il 2,7% delle posizioni che risultano attive per l’intero anno.
La quota dei low pay jobs tra le posizioni con durata inferiore ai 6 mesi è diminuita rispetto al 2020, ma è aumentata rispetto al 2019, in particolare tra quelle con durata inferiore al mese (-1,3 punti rispetto al 2020 e +1,2 punti rispetto al 2019); la stessa dinamica si osserva tra le posizioni a tempo determinato (-0,7 e +1 punti), part time (-0,7 e +0,2 punti), nel Nord-est (-0,1 e +0,2 punti).
Nelle imprese di grandi dimensioni i low pay jobs sono, invece, aumentati sia sul 2020 (+0,1) sia sul 2019 (+0,3). In diminuzione, rispetto al 2020 e al 2019, l’incidenza dei low pay jobs tra le posizioni occupate da uomini (-0,3 e -0,1 punti rispettivamente), da apprendisti (-1,4 e -1,7 punti), con durata superiore ai 6 mesi (-1,4 e -0,4 punti) o a tempo indeterminato (-0,4 e -0,5).
La retribuzione lorda annuale mediana nel 2021 è pari a 12.139 euro, scende per le posizioni occupate da donne (9.375 euro), da under30 (4.795 euro), da nati all’estero (7.074 euro) o da chi possiede al più un diploma di licenza media (9.539 euro); il valore mediano è inoltre inferiore a quello calcolato sul totale delle posizioni per quelle a tempo determinato (2.516 euro), a tempo parziale (5.504 euro), con qualifica di apprendista (8.678 euro) o di operaio (8.118 euro), al Sud (7.671 euro) o nelle Isole (7.700 euro).
Nel 2021 si confermano i marcati differenziali retributivi osservati negli anni precedenti associati al genere (un uomo percepisce 5.791 euro in più di una donna), all’età (un giovane under30 oltre 13mila euro in meno rispetto ad un over50), al paese di nascita (chi è nato all’estero 6.602 euro in meno rispetto a chi è nato in Italia) o al titolo di studio del dipendente (un laureato 11.793 euro in più rispetto a chi ha ottenuto al più la licenza media), ma anche al tipo di contratto (una posizione a tempo determinato oltre 18mila euro in meno rispetto ad una posizione a tempo indeterminato), all’attività economica (le posizioni occupate nei Servizi oltre 12mila euro in meno rispetto a quelle occupate nell’Industria) o alla dimensione di impresa (chi lavora in imprese sotto i 10 dipendenti circa 11mila euro in meno rispetto a chi lavora in imprese con più di 500), oltre che al territorio (chi lavora al Sud 8.500 euro in meno rispetto a chi lavora al Nord-ovest).
La variabilità retributiva nel 2021 (il valore del nono decile è 47 volte quello del primo) è aumentata rispetto al 2020 (42), pur rimanendo inferiore a quella del 2019 (55). Il trend che ha visto aumentare il differenziale tra posizioni ad alta e bassa retribuzione dal 2016 al 2019, interrotto dalla crisi del 2020, riprende dunque nel 2021.
In particolare, rispetto al 2020, il rapporto tra decili aumenta per le donne (da 42 a 49), tra gli under30, nel settore dei Servizi (da 59 a 67 e da 55 a 63), tra le posizioni nel Centro (da 48 a 62) e nelle imprese con più di 250 dipendenti (da 38 a 50).
Il differenziale aumenta anche, rispetto al 2019, per gli apprendisti (da 14 a 15 volte), per gli impiegati o dirigenti (da 26 a 28), per le posizioni con durata tra 6 e 12 mesi (da 8 a 9) o che durano l’intero anno (da 5 a 6), nell’Industria (da 17 a 18). I differenziali più elevati, nel 2021, si osservano tra le posizioni occupate da lavoratori under30 (67), seguite da quelle del settore dei Servizi (63), nel Centro (62), quelle a tempo determinato (59) od occupate da operai (52).
Nel 2021 la retribuzione lorda annua si attesta sui 12.139 euro in mediana, aumentando del 3,6% rispetto al 2020, dello 0,2% rispetto al 2019 e diminuendo di oltre il 10% rispetto al 2016. Il 2021 segna una ripresa sull’anno precedente in termini di input di lavoro (+6,6%) e, di conseguenza, di retribuzioni annuali (+3,6%), vista la sostanziale stabilità delle retribuzioni orarie (-0,1%).
In particolare, il numero di ore lavorate aumenta per le posizioni occupate da lavoratori nati all’estero (+12%), al Sud (+13,8%) o nelle piccolissime imprese (+14%), ma anche per quelle a tempo indeterminato (+10,6%), part time (+12,6%), di durata superiore ai 3 mesi (+23,8% se fino ai 6 mesi, +19,9% dai 6 ai 12 e +12,3% se tutto l’anno).
Rispetto alla situazione pre-crisi, le ore lavorate sono ancora inferiori del 2,1% rispetto al 2019 e del 12,4% rispetto al 2016, mentre le retribuzioni orarie sono aumentate del 2,5% rispetto al 2019 e del 4,5% nel quinquennio.
In particolare, il numero di ore lavorate nel 2021 è più basso rispetto al 2019 tra le posizioni con qualifica di apprendista (-8,1%), al Centro (-6,1%), nelle Isole (-4,2%), in imprese con meno di 10 dipendenti (-6,3%) o con più di 250 dipendenti (-4,2%), occupate da lavoratori che hanno conseguito al massimo la licenza media (-4,2%), in part time (-5,6%) e con più di 50 anni (-3,4%). Si tratta degli stessi sottogruppi di posizioni che presentano un livello di retribuzione annuale inferiore a quello del 2019: le posizioni da apprendista (-5,3%), nel Centro (-3,5%), nelle Isole (-3,6%), in imprese sotto i dieci dipendenti (-5,1%) o con più di 250 (-2,6%), occupate da lavoratori con una istruzione fino alla licenza media (-1,5%), a tempo parziale (-4,3%) oppure over50 (-1,7%).
Al contrario, rispetto al 2019, le posizioni di durata inferiore al mese, le posizioni a tempo determinato e quelle occupate da nati all’estero, nel 2021, presentano sia un maggiore numero di ore lavorate (+8,8%, +7% e +2,3% rispettivamente), sia una retribuzione lorda superiore (+11,3%, +7,3% e +4,4%). A registrare l’aumento più marcato della retribuzione oraria sono i laureati (+4,5%) e gli apprendisti (+3,9%).
Di particolare interesse il caso delle posizioni a tempo determinato e di quelle con durata inferiore al mese, per le quali l’aumento osservato tra il 2019 e il 2021 nel numero di ore lavorate pro capite (+7,2% e +11,3%) è stato decisamente superiore a quello osservato nel livello di retribuzione oraria (+1% e +0,8%).
di Istituto nazionale di statistica (Istat)