L’impossibile (e costoso) rinascimento del nucleare senza l’uranio di Mosca

Nucleare: nel 2023 gli Usa hanno speso oltre 1 miliardo di dollari per l’uranio russo

La Russia sotto embargo per la guerra in Ucraina e diventata il maggior fornitore di uranio arricchito agli Usa

[16 Gennaio 2024]

Il 12 dicembre la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha votato una legge che vieterebbe l’importazione di uranio arricchito dalla Russia e che fa parte del pacchetto di sanzioni di Washington contro Mosca approvato dall’inizio della guerra in Ucraina. Ora il disegno di legge ora deve passare al Senato e poi essere firmato dal presidente Joe Biden, ma sarà difficile che questo avvenga in piena bagarre elettorale e con il Senato che avrà un tempo limitato per votare la proposta.

La legge vieterebbe le importazioni di uranio russo 90 giorni dopo la sua entrata in vigore ma cntiene deroghe che consentono l’importazione di uranio a basso arricchimento dalla Russia se il Dipartimento dell’energia Usa stabilisce che non esiste una fonte alternativa valida per il funzionamento di un reattore nucleare o di una compagnia di energia nucleare statunitense, o se le importazioni sono nell’interesse nazionale. Ci sono così tanti buchi in questa legge che la deputata repubblicana Cathy McMorris Rodgers prima di votarla aveva denunciato che «I rischi di continuare questa dipendenza dalla Russia per i nostri combustibili nucleari sono semplicemente troppo grandi. Sta indebolendo le infrastrutture americane per il combustibile nucleare, che sono diminuite in modo significativo a causa della dipendenza da questi combustibili a basso costo».

In base alla proposta di legge, le importazioni di uranio russo consentite in base alla deroga verrebbero gradualmente ridotte da circa 476,5 tonnellate nel 2024 a 459 tonnellate nel 2027. La settimana scorsa, il Dipartimento dell’energia Usa ha detto che sta cercando offerte da parte degli appaltatori per aiutare a stabilire una fornitura interna di combustibile di uranio arricchito a livelli più elevati da utilizzare nella prossima generazione di reattori.

Secondo i dati rilevati dall’Energy Information Administration Usa, nel 2022 le centrali nucleari statunitensi avevano importato circa il 12% del loro uranio dalla Russia, il 27% dal Canada e il 25% dal Kazakistan. Circa il 5% dell’uranio utilizzato negli Usa in quel periodo proveniva da fonti nazionali.

La Russia possiede circa il 50% delle infrastrutture mondiali per l’arricchimento dell’uranio, che sono fondamentali per la produzione di combustibile nucleare e resta un importante fornitore di servizi di estrazione, macinazione, conversione e arricchimento dell’uranio per i servizi pubblici statunitensi.  Secondo Chris Gadomski, capo analista nucleare di BloombergNEF, «La Russia è l’unica fonte disponibile in commercio di combustibile speciale per reattori altamente arricchito, noto come Haleu, necessario per una nuova generazione di reattori nucleari avanzati attualmente in fase di sviluppo».

E a confermare tutto questo sono arrivati i dati pubblicati ieri con beffarda soddisfazione dall’agenzia ufficiale russa RIA Novosti: «Lo scorso novembre, la Russia è diventata il principale esportatore di uranio verso gli Stati Uniti per la prima volta da maggio».

RIA Novosti riporta i dati del servizio statistico Usa secondo i quali «Nel mese di novembre gli Stati Uniti hanno acquistato combustibile a base di uranio solo da quattro paesi – Russia, Gran Bretagna , Giappone e Belgio – per un importo totale di quasi 191 milioni di dollari. Allo stesso tempo, Mosca è diventata il principale esportatore: 96 milioni di dollari. La Gran Bretagna ha rappresentato un quarto delle forniture (48,6 milioni di dollari), il Giappone il 22% (quasi 44 milioni di dollari), il Belgio l’1,3% (2,4 milioni di dollari). In precedenza, la Russia era al primo posto a maggio, poi ha fornito uranio per un valore di 177 milioni di dollari. Allo stesso tempo, a novembre, rispetto a ottobre, il costo delle forniture di combustibile nucleare russo è aumentato di quasi la metà. In precedenza, per diversi mesi, Mosca si era classificata dal secondo al quarto posto in termini di forniture di uranio agli Stati Uniti. Così, in ottobre, gli Stati Uniti hanno importato uranio russo per un valore di 63 milioni di dollari, in settembre – 32 milioni di dollari, in agosto – 50,4 milioni di dollari e in luglio – quasi 61 milioni di dollari. Il Giappone ha fornito combustibile nucleare agli Stati Uniti a novembre per la prima volta da luglio 2022, sostituendo così parzialmente le sue importazioni da Germania e Francia, che erano state sospese dopo settembre 2023. Nel mese di agosto, le forniture di uranio dalla Francia e dalla Germania ammontavano rispettivamente a circa 169 e 141 milioni di dollari, e nel mese di settembre a circa 8 e 103 milioni di dollari. In ottobre, le forniture di due Paesi europei all’America sono state sostituite dall’uranio cinese, per il quale Washington pagò 43 milioni di dollari».

In totale, nei primi 11 mesi del 2023, la Russia ha venduto uranio agli Usa per l’importo massimo dal 2010: ben 1,017 miliardi di dollari, mentre il volume delle forniture per lo stesso periodo ammontava a 1,026 miliardi. Nel 2022, Mosca ha esportato in America combustibile nucleare per un valore di 766 milioni di dollari.

E’ la stessa RIA Novosti a ricordare agli statunitensi che la loro intenzione di non importare più ranio arricchito dalla Russia «Potrebbe compromettere seriamente i piani degli Stati Uniti di creare propri reattori avanzati» e che gli stessi esperti nucleari statunitensi fanno notare che «I produttori di uranio arricchito sono riluttanti a investire nell’arricchimento HALEU finché non avranno la garanzia di volumi di ordini sufficienti. A loro volta, i reattori promettenti sono ancora considerati da molti clienti come di “carta”; Di conseguenza, i clienti hanno poca voglia di contrattare i volumi di HALEU». Si sta parlando degli stessi reattori nucleari e delle stesse tecnologie che invece il governo di destra italiano dà già per disponibili chiavi in mano e pronti per il nostro nuovo rinascimento nucleare…

Il gigante statale nucleare russo Rosatom ha sottolineato di «Aver sempre adempiuto ai suoi obblighi contrattuali di esportare uranio in modo completo e puntuale e che continuerà a farlo in futuro. L’energia nucleare deve essere protetta dalle turbolenze geopolitiche e dalle restrizioni protezionistiche».

E per i fans italioti del nucleare c’è anche un’altra cattiva notizia: «Il prezzo dell’uranio nel 2023 sul mercato mondiale è quasi raddoppiato e continua a crescere – scrive RIA Novosti –  ora il prezzo dell’ossido di uranio U3O8 ha superato i 94 dollari per libbra, raggiungendo per la prima volta il livello del 2007 e i tempi del cosiddetto rinascimento nucleare». L’ossido di uranio è il componente principale dei concentrati di uranio, che servono come materia prima per la produzione di combustibile per i reattori nucleari.