Le proteste degli agricoltori e l’European green deal: perché sbagliano mira
Coalizione #CambiamoAgricoltura: un sistema agro-alimentare fallimentare che dipende dalle fonti fossili di fallimentare e sopravvive solo con i sussidi Ue
[17 Gennaio 2024]
Associazioni agricole, politici e commentatori italiani indicano le Strategie dell’European Green Deal come causa principale del disagio degli agricoltori espresso dalle manifestazioni di protesta in Germania e Francia, invocate da qualcuno – comprese forze di governo – anche in Italia. Ma altri commentatori fanno notare che la crisi dell’agricoltura europea ha origine dalla dipendenza dalle fonti fossili e da un sistema agro-alimentare fallimentare che sopravvive solo grazie ai sussidi dell’Unione Europea.
La pensano così anche le 90 associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura che esprimono il loro «Profondo dissenso verso i molti commentatori italiani che attribuiscono le proteste degli agricoltori in Germania e Francia agli obiettivi e impegni previsti dalle Strategie del Green Deal europeo, la Strategia Farm to Fork e la Strategia Biodiversità 2030. Queste politiche sono state di fatto sabotate dalle ultime decisioni delle Istituzioni europee: Il voto contrario del Parlamento europeo sul Regolamento SUR per la riduzione dell’uso dei pesticidi, l’eliminazione degli allevamenti bovini dalla normativa europea sulle emissioni industriali, la liberalizzazione dei nuovi OGM, l’indebolimento del Regolamento europeo sul ripristino della natura per le aree agricole e infine la decisione della Commissione UE di rinnovare l’uso del glifosato per altri dieci anni, sono decisioni che hanno ridotto gli obiettivi delle Strategie del Green Deal a mere enunciazioni di principio, senza alcuna concreta attuazione nel settore primario dell’agricoltura e della zootecnia».
La coalizione #CambiamoAgricoltura nata nel 2017 per chiedere una riforma della Politica agricola comune (PAC) che tuteli tutti gli agricoltori, i cittadini e l’ambiente, ricorda che «Questi risultati, dovuti in particolare all’azione di lobby delle potenti corporazioni agricole e dell’agro-industria, hanno determinato un sostanziale ridimensionamento delle ambizioni delle Strategie del Green Deal a danno degli interessi pubblici dei cittadini europei, dell’ambiente e della salute, a vantaggio degli interessi economici delle corporazioni agroindustriali che ottenuto il ridimensionamento del Green Deal puntano a cancellare anche i deboli obiettivi ambientali della Politica Agricola Comune 2023-2027 e preparare un drammatico ritorno al passato con la sua prossima riforma».
La Coalizione, sostenuta da Fondazione Cariplo e coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista, consumerista e del biologico italiane che aderiscono ad organizzazioni europee (Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia Onlus, FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e Wwf Italia
fa notare che «In Germania la protesta degli agricoltori e autotrasportatori ha origine soprattutto dall’annunciata eliminazione delle agevolazioni per il gasolio, una protesta comprensibile ma non condivisibile, che in Italia viene abilmente strumentalizzata per contestare in particolare due impegni previsti dalla nuova condizionalità della PAC, l’obbligo delle rotazioni (BCAA7) e l’obbligo del 4% delle aree agricole a seminativi da destinare alla conservazione della Natura (BCAA8). Due misure ambientali della nuova PAC entrate in vigore solo da gennaio di quest’anno dopo le deroghe concesse dalla Commissione con il pretesto della guerra in Ucraina. Misure ambientali sempre contestate dalle Associazioni agricole, in Italia in particolare da Confagricoltura, che confidavano nel rinnovo delle deroghe per tutto il periodo di attuazione della nuova PAC. Un paradosso, considerato l’esito della riforma della PAC 2023-2027 che ha confermato il sostegno all’agricoltura e zootecnia intensive dipendenti dal petrolio e gas, attraverso sussidi che promuovono l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi di sintesi e che favoriscono le grandi aziende agricole a discapito delle piccole, oltre l’80% dei fondi della PAC vengono ancora distribuiti al 20% delle aziende agricole europee».
Per la coalizione #CambiamoAgricoltura, «Dipendenza dalle risorse fossili, volatilità dei prezzi alla produzione e speculazioni finanziarie, sono le vere cause della crisi del settore primario in Europa. L’aumento dei costi di produzione, determinato soprattutto dall’aumento dei costi energetici e quindi del gasolio, dei fertilizzanti e dei pesticidi chimici di sintesi, ha penalizzato essenzialmente gli agricoltori, mentre l’agroindustria e la grande distribuzione sono riusciti a tutelare meglio i loro risultati economici. La situazione di crisi per gli agricoltori è stata aggravata anche dall’inflazione e dai provvedimenti assunti per contrastarla; confermando per gli agricoltori il ruolo di anello debole della filiera agroalimentare».
Le Associazioni di #CambiamoAgricoltura ribadiscono che «La soluzione di questa crisi strutturale del settore primario non può essere la cancellazione delle norme e degli impegni per la tutela dell’ambiente e il rinvio dell’indispensabile transizione ecologica dell’agricoltura, rinvio che rischia di aggravare colpevolmente la situazione di crisi e confermare il ruolo negativo dei sussidi che l’Unione europea riconosce oggi all’agricoltura (il 30% dell’intero budget della Ue è destinato alla Politica Agricola Comune), a fronte delle stime allarmanti dell’Ue Soil Observatory che segnalano il 70% dei suoli in Europa in cattive condizioni per cui, senza adeguate misure di tutela ambientale, sarà sempre più difficile produrre cibo».
Infine le Associazioni rilevano che «la cancellazione dei sussidi al gasolio agricolo, autentica causa delle proteste degli agricoltori tedeschi, è prevedibile anche in Italia per gli impegni assunti con il PNRR. Tra i diversi sussidi ambientalmente dannosi compaiono anche le agevolazioni al gasolio agricolo e sull’IVA per i fertilizzanti chimici e prodotti fitosanitari. Con l’approvazione da parte della Commissione Ue del nuovo PNRR italiano proposto dal Governo, avvenuta contestualmente alla concessione della quarta rata dei fondi del PNRR, l’Italia si è impegnata ad adottare le misure del Piano RePower EU tra cui, a partire dal 2026 ed entro il 2030, una razionalizzazione ed eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi. Da questo impegno emerge la necessità di una politica agraria che favorisca la transizione ecologica e liberi il sistema primario dalla dipendenza dell’energia fossile».
La coalizione #CambiamoAgricoltura conclude evidenziando che «Una parziale soluzione per questi problemi è indicata proprio dalle Strategie Ue Farm to Fork e Biodiversità 2030 che prevedono la crescita delle superfici agricole dedicate all’agricoltura biologica, i cui costi di produzione sono legati in misura minore alla variabilità dei costi degli input chimici derivanti da petrolio e gas, oltre a essere più remunerativa per gli agricoltori. L’Italia con il suo Piano Strategico della PAC 2023-2027 ha deciso di investire nel biologico e la recente approvazione del Piano di Azione nazionale per il biologico è un altro passo avanti nella giusta direzione».