I risultati del nuovo studio condotto tra gli altri da Nasa e National Geographic
Clima, la pesca a strascico è una fonte enorme di emissioni finora ignorate
«Proprio come distruggere le foreste, raschiare il fondale marino provoca danni irreparabili al clima, alla società e alla fauna selvatica»
[18 Gennaio 2024]
Sappiamo da tempo che trascinare pesanti reti da pesca – alcune grandi quanto dieci Boeing 747 – sui fondali marini distrugge la vita che ospitano, ma un nuovo studio internazionale pubblicato su Nature documenta un ulteriore pericolo della pesca a strascico, incentrato sulle emissioni climalteranti.
Lo studio è stato condotto i dati sulla pesca a strascico a livello globale tra il 1996 e il 2020, a cura di ricercatori di Utah State University, Nasa Goddard Institute for Space Studies, University of California Santa Barbara, Columbia University, James Cook University e National Geographic Pristine Seas.
L’analisi dimostra che la pesca a strascico costituisce una fonte di emissioni di carbonio nell’atmosfera precedentemente sconosciuta, perché sollevare sedimenti dal fondale marino fa sì che si formi anidride carbonica sott’acqua.
In particolare, lo studio spiega che il 55%-60% dell’anidride carbonica prodotta sott’acqua dalla pesca a strascico verrà rilasciata nell’atmosfera entro nove anni. In altre parole la quantità di carbonio rilasciata ogni anno nell’atmosfera dalla pesca a strascico raddoppierà le emissioni annuali derivanti dalla combustione del carburante di tutti i pescherecci del mondo: circa 4 milioni di navi.
«Solo di recente abbiamo scoperto che la pesca a strascico libera anche pennacchi di carbonio, che altrimenti rimarrebbero immagazzinati in modo sicuro per millenni nel fondo dell’oceano – spiega Trisha Atwood, ricercatrice Utah State University e National Geographic Pristine Seas – Proprio come distruggere le foreste, raschiare il fondale marino provoca danni irreparabili al clima, alla società e alla fauna selvatica».
La nuova ricerca identifica le aree oceaniche in cui le emissioni di carbonio derivanti dalla pesca a strascico sono particolarmente elevate, tra cui il Mar Cinese Orientale, il Baltico, il Mare del Nord e il Mar di Groenlandia. I ricercatori concludono che anche il Sud-Est asiatico, il Golfo del Bengala, il Mar Arabico, parti dell’Europa e il Golfo del Messico sono probabilmente le principali fonti di emissioni di carbonio dovute alla pesca a strascico, ma attualmente non disponiamo di dati sufficienti sull’entità e sull’intensità della pesca a strascico in queste aree.
«Al momento, gli Stati non tengono conto delle significative emissioni di carbonio della pesca a strascico nei loro piani d’azione per il clima – sottolinea Enric Sala, direttore esecutivo del National Geographic Pristine Seas – La nostra ricerca chiarisce che affrontare queste e altre emissioni oceaniche è fondamentale per rallentare il riscaldamento del pianeta, oltre a ripristinare la vita marina. La buona notizia è che la riduzione delle emissioni di carbonio derivanti dalla pesca a strascico porterà benefici immediati. La cattiva notizia è che ritardare l’azione garantisce che le emissioni della pesca a strascico continueranno a diffondersi nell’atmosfera tra un decennio».