L’Onu ed esorta le autorità a proteggere la libertà di riunione e a sostenere i principi democratici
Comore: la rivolta dei giovani dopo le elezioni farsa
[19 Gennaio 2024]
Dopo che la commissione elettorale ha annunciato la vittoria del presidente uscente delle Comore, Azali Assoumani, nella capitale Moroni si sono moltiplicate proteste e scontri e è in atto una rivolta guidata dai giovani. Azali Assoumani è stato rieletto con il 62,97% dei voti e un tasso di partecipazione di solo il 16,30%. Ma l’opposizione denuncia «Grossolani brogli» e sottolinea «Il divario tra i 190.000 elettori delle elezioni governative e i 55.000 delle presidenziali, mentre i due scrutini erano accoppiati».
Dopo 72 ore di tesissimo conteggio delle schede, Assoumani, della Convention pour le Renouveau des Comores, che si definisce socialdemocratico ma governa il Paese in modo autoritario, è stato dichiarato vincitore delle elezioni presidenziali tenutesi il 14 gennaio e l’opposizione è subito scesa in piazza contro un voto farsesco e il 18 gennaio ha rivolto un appello «A tutta la popolazione delle nostre città e villaggi affinché domani venerdì diventi una giornata nazionale di protesta e di denuncia della mascherata elettorale di Azali e del suo potere».
Fin dalle 9 di ieri, gli spari si sono mischiati al rimbombo dei tuoni di un fortissimo temporale, a Moroni pioveva a dirotto ma questo non ha scoraggiato i manifestanti. Gli scontri peggiori sono avvenuti nei quartieri di Coulée, Caltex, Pam, Hadoudja e Itsandra, intorno a Moroni. Molte strade sono state bloccate da barricate, comprese le vie di accesso alla capitale delle Comore. I manifestanti hanno lanciato pietre contro soldati, gendarmi e polizia che hanno risposto con gas lacrimogeni.
La sera del 17 gennaio le autorità avevano annunciato il coprifuoco notturno: dalle 19 a Moroni, dalle 22 nel resto del Paese. La stragrande maggioranza delle attività commerciali a chiuso i battenti e c’è stato almeno i un morto tra i manifestanti.
Secondo un reportage di Radio France International (RFI), i manifestanti «Assicurano che non vogliono fermarsi, che andranno avanti fino all’annullamento delle elezioni, che considerano “rubate” da Azali Assoumani. I manifestanti incontrati sono soprattutto giovani, molto arrabbiati».
Uno dei giovani manifestanti ha detto a RFI: «Abbiamo lanciato pietre. I compagni, anche i fratelli, sono stati tutti arrestati, fino ad ora non abbiamo notizie. Loro, il potere, credevano che sarebbe andata tutto liscio, ma fino ad ora, vedendo che non c’è niente, ci siamo detti: “No, no!”. Ci siamo ribellati. Se c’è qualcosa da fare, è proprio questo. Avremmo voluto partecipare ad una manifestazione pacifica, ma non ci avrebbero lasciato farla, così, continueremo. Vedremo cosa succede. Vorremmo che si annullassero lre elezioni, che seguissero un percorso normale. In ogni caso noi siamo qui, siamo pronti a reagire e tutto il resto, perché siamo stufi di questo regime».
Anche la stragrande maggioranza gli adulti, pur non partecipando alle sassaiole contro le forze dell’ordine, condivide le richieste dei giovani rivoltosi.
Il governo delle Comore sostiene di avere le prove che dietro i disordini c’è l’opposizione, che «non ha digerito la sconfitta». L‘opposizione nega e parla di un movimento spontaneo contro la dittatura. Il 17 gennaio è stato arrestato il portavoce di uno dei candidati alla presidenza e da allora il suo partito non ha più sue notizie. Assoumani è stato dichiarato vincitore delle elezioni presidenziali tenutesi il 14 gennaio dopo 72 ore di tesissimo riconteggio delle schede e l’opposizione è subito scesa in piazza contro un voto farsesco e. alla fine, il 18 gennaio ha rivolto un appello «A tutta la popolazione delle nostre città e villaggi affinché domani venerdì diventi una giornata nazionale di protesta e di denuncia della mascherata elettorale di Azali e del suo potere».
Secondo diverse fonti politiche, l’Unione Africana – della quale Assoumani è attualmente presidente di turno – aveva inizialmente giudicato il voto «Generalmente libero e trasparente», ma dopo la rivolta dei giovani avrebbe avviato un tentativo di mediazione tra il presidente al potere e opposizione.
Chi pensa che il voto alle Comore abbia poco a che fare con la democrazia è l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk che ha esortato le autorità a «Garantire il diritto alla libertà di espressione e di riunione pacifica» e ha invitato tutti alla moderazione: «Con l’aumento delle tensioni post-elettorali, è fondamentale che le autorità garantiscano un ambiente sicuro, in cui tutti i comoriani, compresi i membri dell’opposizione politica».
Dopo le notizie di saccheggi a Moroni a partire dal 16 gennaio e di incendi dolosi contro numerosi edifici pubblici nelle isole di Moheli e Anjouan il giorno delle elezioni, Türk ha chiesto che i giovani «Ppossano esprimere liberamente le proprie opinioni ed esercitare il diritto di riunione pacifica. Invito i manifestanti a non ricorrere alla violenza. Sebbene il danno deliberato alle infrastrutture pubbliche non sia accettabile, le autorità dovrebbero garantire che coloro che manifestano pacificamente possano continuare a farlo liberamente e in sicurezza, come è loro diritto. Esprimo preoccupazione per le notizie di arresti e uso di gas lacrimogeni contro manifestanti pacifici».
Già il 15 gennaio, le forze di sicurezza avrebbero usato gas lacrimogeni contro le donne che marciavano pacificamente a Moheli.
L’Onu comunque denuncia che «Le elezioni presidenziali di domenica hanno avuto luogo dopo settimane di spazio civico e democratico ridotto, con denunce di detenzioni arbitrarie e presunte sparizioni forzate di detenuti. Dal 2019 è in vigore un divieto di fatto di manifestazioni pacifiche e raduni politici pubblici».
L’Alto Commissario ha invitato il Governo delle Comore a «Orientare il Paese verso un clima di democrazia e pluralismo, creando le condizioni per il dialogo e ponendo fine ad ogni violazione dei diritti umani. Sono preoccupato che la repressione e l’assenza di pluralismo nelle Comore continuino ormai da diversi anni. Esorto le autorità a rilasciare i prigionieri politici detenuti arbitrariamente, a condurre indagini approfondite sulle violazioni dei diritti civili e politici nel periodo preelettorale e ad assicurare i responsabili alla giustizia. Un nuovo capitolo dovrebbe iniziare per tutti i comoriani, basato sul pluralismo, sulla libertà di espressione, sulla giustizia e sulla responsabilità. Altrimenti la democrazia non potrà mai realizzarsi».