Politecnico di Milano, digitalizzazione elemento cardine per la neutralità climatica

Dai data center arriva lo 0,5% delle emissioni globali, ma servono ulteriori progressi per arrivare alla piena decarbonizzazione

[24 Gennaio 2024]

La digitalizzazione è un elemento cardine per la transizione verde, poiché permette di monitorare e massimizzare le politiche ambientali.

Allo stesso tempo ha un impatto non trascurabile sulle emissioni e richiede piani ad hoc per raggiungere la piena neutralità climatica delle proprie infrastrutture, come data center e reti di telecomunicazione, in particolare promuovendo le fonti rinnovabili per la produzione di energia e incrementando l’efficienza energetica.

È quanto emerge dal Digitalization&Decarbonization Report 2023, alla sua prima edizione, redatto da Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano e presentato oggi.

Il rapporto evidenzia che l’Italia ha fatto progressi soprattutto in termini di infrastrutture e di trasformazione dei business, superando la media Ue in alcuni indicatori chiave tra cui la copertura della rete 5G, la diffusione di un livello base di intensità digitale fra le Pmi e lo sviluppo del cloud, ma si posiziona al di sotto della media sulle skill digitali della popolazione e sulla digitalizzazione dei servizi pubblici.

«Il Pnrr è una delle principali leve per finanziare lo sviluppo dell’ambito digitale in differenti settori nevralgici del Paese – spiega Federico Frattini, vicedirettore di E&S e responsabile dello studio – con stanziamenti complessivi di circa 34 miliardi di euro, già assegnati per oltre il 53%:  alcuni esempi di investimento sono la cybersecurity, la migrazione al cloud, il potenziamento della Pa e lo sviluppo di reti ultraveloci, mentre nel settore energy, che ha visto assegnati ben 4,5 miliardi di euro su 5, riguardano in particolare lo sviluppo delle smart grid, la realizzazione di sistemi di monitoraggio e la digitalizzazione delle reti di distribuzione dell’acqua, il rafforzamento delle infrastrutture elettriche».

Particolare attenzione merita poi la forte crescita delle installazioni e dell’uso dei data center, fondamentali per la transizione digitale, che tuttavia non ha comportato un aumento equivalente di consumi e di emissioni.

Nonostante la forte crescita delle installazioni e dell’uso dei data center in Italia, consumi ed emissioni sono inferiori alle attese: secondo i dati dell’Iea, infatti, il carico di lavoro (workload) globale associato è aumentato del  340% nel 2022 rispetto al 2015, mentre i consumi sono cresciuti solo tra il 20% e il 70%, sia per l’incremento dell’efficienza della componentistica IT che per una gestione efficace dell’energia di tutte le infrastrutture presenti all’interno del data center, a partire dai sistemi di cooling. Inoltre, sebbene il consumo energetico associato ai data center costituisca nel 2022 l’1% del totale, le emissioni di CO2 derivanti sono solo lo 0,5%, testimoniando le tendenze degli operatori di dotarsi di un mix energetico meno carbon intensive.

Tuttavia, per realizzare gli obiettivi legati alla transizione gemella è necessario raggiungere la piena decarbonizzazione di queste infrastrutture. Le opzioni sono numerose e classificabili lungo quattro ambiti: approvvigionamento di energia elettrica rinnovabile, decarbonizzazione della generazione di backup, iniziative a supporto della rete e ottimizzazione dei sistemi di cooling. In particolare, si osserva come l’adozione del free cooling, in combinazione con l’aumento delle temperature all’interno delle sale server, sia oramai diventato uno standard tra gli operatori grazie anche a tempi di ritorno dell’investimento estremamente bassi. Il riutilizzo del calore di scarto invece, soprattutto nel contesto italiano, è limitato dalla ridotta diffusione delle reti di teleriscaldamento.

L’approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili rimane di estremo interesse per gli operatori, ma, viste le difficoltà di installare rinnovabili in loco, al momento vengono utilizzati maggiormente strumenti quali le garanzie di origine e i contratti Ppa per compensare le emissioni a livello annuale. Solo gli operatori più avanzati hanno come obiettivo la compensazione su base oraria dei consumi, tramite l’adozione di una strategia carbon free 24/7.

I data center presentano poi un ottimo potenziale, attualmente poco sfruttato, nell’adeguare la propria richiesta di energia alla disponibilità di quella rinnovabile e nel fornire supporto alla rete in casi di instabilità.

Come già riscontrato nelle rinnovabili, anche per i data center mancano percorsi ad hoc per velocizzare le procedure di autorizzazione, chiesto dagli operatori insieme all’introduzione di un codice Ateco specifico.