Proteggere e connettere le aree naturali in tutto il mondo

Alla COP14 CMS presentata un’importante iniziativa globale sulla fauna selvatica

[16 Febbraio 2024]

La distruzione, il degrado e la frammentazione dell’habitat naturale rappresentano una delle due maggiori minacce per le specie migratorie di animali selvatici e alla 14esima Conferenza della parti della Convention on the conservation of migratory species of wild animals (Cop14 CMS) in corso a Samarcanda, in Uzbekistan, è stata lanciata la Global Partnership on Ecological Connectivity (GPEC), una nuova importante iniziativa per garantire che le aree importanti per le specie migratorie siano identificate, protette e collegate.

Presentando l’iniziativa, La segretaria esecutiva della CMS, Amy Fraenkel, ha evidenziato che «Il lancio di questa nuova partnership globale è una risposta diretta e immediata ad alcune delle raccomandazioni chiave del rapporto di punta del CMS, lo State of the World’s Migratory Species, pubblicato all’apertura della COP14. Il rapporto chiede maggiori azioni per identificare, proteggere, collegare e gestire in modo efficace siti importanti per le specie migratorie. Questo è esattamente lo scopo di questa alleanza, poiché garantirà che le azioni per affrontare la connettività ecologica siano mobilitate in tutto il mondo».

Della GPEC fanno parte diverse organizzazioni, comprese Center for Large Landscape Conservation (CLLC), Climate Chance, the Convention on Biological Diversity (CBD), Convention on Wetlands (Ramsar), International Union for Conservation of Nature (IUCN), International Council for Local Environmental Initiatives (ICLEI), UN Convention on Combating Desertification (UNCCD), United Nations Environment Programme World Conservation Monitoring Centre (Unep-WCMC), e Wwf.

L’obiettivo generale della GPEC è garantire che la connettività ecologica sia mantenuta, migliorata e ripristinata in luoghi importanti per le specie migratorie di animali selvatici. Come spiega la CMS, «Le specie migratrici dipendono da una rete di tipi specifici di siti e habitat durante i loro cicli di vita e i movimenti stagionali. Sebbene siano stati identificati molti di questi siti, non tutti sono sottoposti a una qualche forma di protezione o conservazione. Inoltre, molti siti importanti devono ancora essere identificati e mappati. Le specie migratrici devono essere in grado di raggiungere questi siti, spesso situati oltre i confini nazionali e ci sono molti ostacoli alle loro migrazioni, anche da parte di infrastrutture lineari come strade, ferrovie e recinzioni, nonché da altri tipi di attività umane».

Ma la connettività ecologica non è importante solo per le specie migratorie. Svolge anche un ruolo importante per un’efficace conservazione della biodiversità, il ripristino del territorio e la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici negli ecosistemi terrestri, d’acqua dolce e marini. Definita dal CMS come «Il movimento senza ostacoli delle specie e il flusso dei processi naturali che sostengono la vita sulla Terra», la connettività ecologica è sempre più riconosciuta come una priorità chiave per la conservazione globale. Era al centro della risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu Unite adottata nel 2021, “La natura non conosce confini: cooperazione transfrontaliera – un fattore chiave per la conservazione, il ripristino e l’uso sostenibile della biodiversità” e presentata dai Paesi dell’Asia centrale, dove si tiene la COP14 CMS, che esorta tutti gli Stati membri dell’Onu a «Rafforzare la cooperazione internazionale e transfrontaliera per mantenere e migliorare la connettività ecologica degli habitat transfrontalieri, delle aree protette transfrontaliere e degli ecosistemi vulnerabili o parte dell’area migratoria di specie specifiche».

L’importanza della connettività ecologica è un aspetto importante anche del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (GBF), come specificato nell’Obiettivo A sugli ecosistemi, le specie e la diversità genetica e nei target 2 sul ripristino, 3 sulle misure di conservazione basate sull’area e 12 sulla valorizzazione degli spazi verdi e sulla pianificazione urbanistica. Questa nuova partnership contribuirà direttamente all’attuazione di questi e altri aspetti del GBF.

David Cooper, segretario esecutivo ad interim della CBD ha evidenziato che  «Il Segretariato della CBD accoglie con favore l’istituzione di questa partnership. Mantenere e ripristinare l’integrità e la connettività degli ecosistemi è essenziale per il recupero delle specie e la fornitura di servizi ecosistemici. Riunendo professionisti ed esperti, la partnership supporterà i Paesi nel raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi del Kunming-Montreal Biodiversity Framework».

Il segretario esecutivo dell’UNCCD, Ibrahim Thiaw, ha ricordato a sua volta che «Le specie migratrici svolgono un ruolo cruciale nella salute della nostra Terra. Per questo hanno bisogno di un mosaico ben collegato di aree conservate e corridoi per muoversi liberamente. Ripristinare la connettività sia all’interno che tra le aree protette è visto come una priorità a livello mondiale per aumentare la loro efficacia nella lotta alla perdita di biodiversità e ai cambiamenti climatici. La nuova partnership ci aiuta a creare un sistema migliore che sostenga non solo la fauna selvatica ma anche i territori e i mezzi di sussistenza che dipendono da essi».

La GPEC si baserà su quattro 4 di lavoro principali: Ricerca e monitoraggio dei dati: dare priorità all’integrazione e all’analisi dei dati scientifici per informare le misure di conservazione, affrontando al contempo le significative lacune di dati nell’identificazione degli habitat e nella valutazione delle minacce. Politica e legislazione: sostenere un processo decisionale basato sull’evidenza per migliorare le politiche e le leggi che promuovono la connettività ecologica, integrandola negli obiettivi globali e nelle priorità nazionali. Adozione e attuazione: incoraggiare l’applicazione di strategie di conservazione della connettività attraverso progetti e iniziative tangibili, con l’obiettivo di istituire aree protette ben collegate e misure di conservazione efficaci basate sull’area. Sensibilizzazione e conoscenza: aumentare la comprensione e il sostegno dell’opinione pubblica per la connettività ecologica attraverso campagne, materiali di comunicazione ed eventi collaborativi. Inoltre, cercherà di mobilitare finanziamenti per sostenere l’attuazione delle azioni prioritarie.

Madhu Rao , presidente della IUCN World Commission on Protected Areas, ha sottolineato che  «La connettività è un elemento fondamentale per ampliare l’azione di conservazione per raggiungere ambiziosi obiettivi globali in materia di biodiversità e clima. La GPEC è un’iniziativa estremamente tempestiva e catalizzerà l’azione verso sistemi connessi di aree protette e conservate a livello globale».

Per Gary Tabor, CEO del Center for Large Landscape Conservation, «La connettività ecologica ha acquisito maggiore importanza nel corso degli anni grazie alla collaborazione di innumerevoli persone dedicate. Questa partnership globale ora riunisce le istituzioni e le loro capacità collettive per ampliare le soluzioni di connettività per salvaguardare la natura in un mondo dinamico».

Rafael Antelo, wildlife connect leader e coordinator PACHA del Wwf, ha sottolineato che «Al Wwf siamo convinti che raggiungere la connettività ecologica sia la sfida del nostro tempo. Tuttavia, nessuna entità può raggiungere la connettività da sola. Questa partnership rappresenta un significativo passo avanti nella nostra capacità collettiva di fornire un impatto sulla connettività su larga scala e il Wwf è lieto di essere coinvolto. Insieme è possibile».

Ingrid Coetzee, direttrice biodiversità, natura e salute dell’ICLEI  ha evidenziato che  «Per ICLEI, far parte della Global Partnership on Ecological Connectivity apre la strada a un futuro sostenibile, rafforzando l’azione locale per le specie migratorie e aprendo le porte a nuove opportunità di collaborazione a sostegno della protezione delle specie migratorie».

Frances Davis, responsabile conservazione della connettività, Unep-WCMC, ha dichiarato: «L’Unep-WCMC accoglie con favore questa nuova importante iniziativa sulla connettività ecologica. Non vediamo l’ora di lavorare in collaborazione con esperti di tutto il mondo per riunire dati rilevanti per le politiche e trasformare questi dati in azione. Questo fornirà la spinta tanto necessaria agli sforzi globali per proteggere le specie migratorie, connettere i loro habitat e ripristinare il funzionamento degli ecosistemiz.

Belgio, Francia, Monaco e Uzbekistan sono tra le parti CMS che partecipano a questa nuova iniziativa. Aziz Abdukhakimov, ministro dell’ecologia, della protezione ambientale e del cambiamento climatico dell’Uzbekistan, ha ribadito che «La natura non riconosce i confini stabiliti dall’uomo. L’Uzbekistan è profondamente consapevole di questo fatto, come dimostrano gli effetti devastanti del drenaggio del Lago d’Aral sugli esseri umani e sulla fauna selvatica in tutta l’Asia centrale e oltre. Contribuendo al programma CMS Global Ecological Connectivity, l’Uzbekistan sta partecipando a uno sforzo mondiale per proteggere le specie migratrici. Questa collaborazione sottolinea la convinzione dell’Uzbekistan sul potere della natura di unire le nazioni, rendendo necessario uno sforzo collettivo per proteggerla».

Il senatore francese Ronan Dantec, presidente della, Climate Chance Association, ha aggiunto che «Non possiamo preservare la grande fauna africana senza migliorare la connettività, e non possiamo preservare i corridoi migratori  senza agire risolutamente a beneficio dello sviluppo delle comunità locali».

In una dichiarazione congiunta,Jean-Philippe Siblet del Muséum national d’histoire naturelle e Florent Merle dell’Office français de la biodiversité  hanno fatto notare che «Le aree protette non possono svolgere appieno il loro ruolo nella protezione delle specie animali se non sono interconnesse. Queste connessioni ecologiche svolgono un ruolo vitale nella conservazione della biodiversità e sono essenziali per consentire il flusso di geni, riducendo il rischio di malattie zoonotiche e lo spostamento delle specie. La creazione e la protezione della continuità ecologica, in particolare all’interno dei corridoi migratori, sono quindi assolutamente essenziali».

La belga Hilde Eggermont, direttrice dell’Instituut voor Natuur- en Bosonderzoek, ha concluso: «Il Belgio è lieto di estendere il proprio sostegno al partenariato globale sulla connettività  ecologica. Facendo leva su una solida rete di stakeholder e partner, questa iniziativa promette di rafforzare i nostri impegni nell’ambito del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework. Armonizzando gli sforzi su diversi livelli e sfruttando le più recenti conoscenze scientifiche per orientare le misure politiche, la partnership racchiude un immenso potenziale. Soprattutto in un Paese densamente urbanizzato come il Belgio, una simile alleanza offre opportunità inestimabili per ispirare azioni sul campo».