Greenwashing: nuove regole per le imprese Ue

Le aziende che infrangono le regole possono essere escluse dagli appalti, perdere i loro ricavi e rischiare una multa del 4% del fatturato annuo

[16 Febbraio 2024]

Con 85 voti favorevoli, 2 contrari e 14 astensioni, le commissioni mercato interno e ambiente del Parlamento europeo hanno adottato la loro posizione sulle regole su come le imprese possono convalidare le loro dichiarazioni di marketing ambientale. SI tratta della  cosiddetta direttiva Green Claims che integra il divieto di greenwashing già approvato dall’Unione europea e che definisce che tipo di informazioni le imprese dovranno fornire per giustificare in futuro le loro affermazioni di marketing ambientale. Inoltre, la direttiva Green Claims  crea un quadro e scadenze per la verifica delle prove e l’approvazione delle richieste e specifica cosa succede alle imprese che infrangono la legge.

Il relatore della commissione per il mercato interno, il liberale estone Andrus Ansip di Eesti Reformierakond – Renew, ha dichiarato: <Gli studi dimostrano che il 50% delle dichiarazioni ambientali delle aziende sono fuorvianti. I consumatori e gli imprenditori meritano trasparenza, chiarezza giuridica e pari condizioni di concorrenza. I trader sono disposti a pagare per questo, ma non più di quanto ne traggono guadagno. Sono lieto che la soluzione proposta dalle commissioni sia equilibrata, fornisca maggiore chiarezza ai consumatori e allo stesso tempo sia, in molti casi, meno onerosa per le imprese rispetto alla soluzione originariamente proposta dalla Commissione».

La direttiva Green Claims verrà messa ai voti in una prossima sessione plenaria dell’Europarlamento e costituirà la posizione del Parlamento europeo in prima lettura (molto probabilmente a marzo). Il dossier sarà seguito dal nuovo Parlamento dopo le elezioni europee del 6-9 giugno.

Gli eurodeputati hanno concordato con la Commissione Ue  che «Le aziende dovrebbero sottoporre all’approvazione eventuali future dichiarazioni di marketing ambientale prima di utilizzarle». Secondo il testo adottato, «Le richieste verrebbero valutate da verificatori accreditati entro 30 giorni. Le aziende che infrangono le regole possono essere escluse dagli appalti, perdere i loro ricavi e rischiare una multa pari almeno al 4% del fatturato annuo». Qualcosa che sembra andare in direzione contraria rispetto alle molte facilitazioni normative e fiscali per le imprese e alla deregulation per gli appalti approvate dal governo Meloni.

Secondo il Parlamento europeo «La Commissione dovrebbe stilare un elenco di indicazioni e prodotti meno complessi che potrebbero beneficiare di una verifica più rapida o più semplice. Dovrebbe inoltre decidere se le dichiarazioni ecologiche sui prodotti contenenti sostanze pericolose debbano rimanere possibili». Inoltre, gli eurodeputati  chiedono che le microimprese vengano escluse dai nuovi obblighi e che le Piccole e madie imprese dispongano di un anno in più prima di applicare le nuove regole.

I deputati  europei hanno confermato il recente divieto dell’Ue sulle dichiarazioni ecologiche basate esclusivamente sui sistemi di compensazione del carbonio e specificano che «Le imprese potrebbero ancora menzionare sistemi di compensazione se hanno già ridotto il più possibile le loro emissioni e utilizzare questi sistemi solo per le emissioni residue. I crediti di carbonio degli schemi devono essere certificati, come stabilito nel Carbon Removals Certification Framework».

Norme speciali si applicherebbero anche alle affermazioni comparative  –  pubblicità che mettono a confronto due prodotti diversi – anche nel caso in cui i due prodotti siano fabbricati dallo stesso produttore. Tra le altre disposizioni, le aziende dovrebbero dimostrare di aver utilizzato gli stessi metodi per confrontare aspetti rilevanti dei prodotti. Inoltre, le affermazioni secondo cui i prodotti sono stati migliorati non possono basarsi su dati risalenti a più di cinque anni fa.

Il relatore per la commissione Ambiente, il laburista maltese Cyrus Engerer ha sottolineato che <E’ ora di porre fine al greenwashing. Il nostro accordo su questo testo pone fine alla proliferazione di false dichiarazioni ecologiche che hanno ingannato i consumatori per troppo tempo. Garantisce inoltre che le aziende dispongano degli strumenti giusti per adottare pratiche di sostenibilità autentiche. I consumatori europei vogliono fare scelte ambientali e sostenibili e tutti coloro che offrono prodotti o servizi devono garantire che le loro affermazioni green siano scientificamente verificate».