La Costituzione tutela l’ambiente, ma gli italiani non lo sanno
Solo il 28% ne è consapevole, ma il 72% è contento che l’ambiente sia stato messo nella Carta costituzionale
[19 Febbraio 2024]
Due anni fa, con il voto pressoché unanime del Parlamento (in diversi passaggi il gruppo di Fratelli d’Italia si astenne), sono stati riformati l’art. 9 e l’art. 41 della Costituzione. e la legge costituzionale n. 1 dell’11 febbraio 2022 ha fatto entrare la tutela dell’ambiente e della natura entrava nella Carta costituzionale italiana.
Il Wwf ricorda che «Nell’art. 9 fu inserita, tra i principi fondamentali della Costituzione, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni, richiamando la necessità di proteggere gli animali attraverso le leggi dello Stato.
Nell’art. 41 fu sancito il principio che l’iniziativa economica privata, pur essendo libera, non può svolgersi in modo da recare danno all’ambiente e che l’attività economica, sia pubblica che privata, deve essere indirizzata e coordinata anche ai fini ambientali».
Anche se la cronaca politica e amministrativa di quel che successo dopo sembra smentire i principi di quell’approvazione costituzionale, il Wwf sottolinea che «E’ stata una riforma importante che ha confermato un orientamento già delineato dalla Corte costituzionale e che ha reso la nostra Costituzione più attuale e in linea con le più recenti leggi fondamentali di altri Paesi».
Ma l’inosservanza della politica, che vuole sparare a lupi e orsi e la caccia selvaggia ovunque, ipotizza nuovi condoni edilizi, chiede che vengano cassate le politiche europee sull’ambiente e la biodiversità (salvo poi “esigere” pene più severe per chi maltratta i gatti, come ha fatto Matteo Salvini) forse dipende da ignoranza dell’opinione pubblica italiana che diventa acquiescenza per una politica che odia e non conosce la fauna selvatica e crede che l’ambiente siano gli animali da compagnia?
Se lo è chiesto anche il Wwf che, con un nuovo sondaggio commissionato a EMG Different, ha cercato di capire quanto ne sanno i cittadini italiani della riforma del 2022 e quanto ritengono che sia importante aver inserito la tutela dell’ambiente nella Costituzione.
Dalle 800 interviste online con supporto CAWI (Computer Aided Web Interview) ad un campione di italiani dai 18 ai 70 anni rappresentativo della popolazione per età, aree geografiche e ampiezza centri dei comuni italiani, è emerso che «Solo il 28% del campione ha dichiarato di sapere che è stata approvata una riforma costituzionale che ha inserito nella nostra Costituzione la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, dato che sale al 33% tra coloro che hanno un’istruzione superiore».
Il Wwf preferisce – giustamente – vedere il bicchiere mezzo pieno e fa notare che il dato appare basso, ma è comunque «In crescita rispetto ad un anno fa quando un altro sondaggio, sempre realizzato per il Wef Italia da EMG Different, fissava al 14% la percentuale di italiani consapevoli di questa riforma. In un anno la percentuale è quindi raddoppiata, segno che l’interesse degli italiani sulle tematiche ambientali continua a crescere».
Sempre solo il 28% del campione, dichiara di essere a conoscenza che la riforma sulla tutela dell’ambiente è stata fatta anche nell’interesse delle future generazioni e il Panda sottolinea che «L’attenzione verso i giovani appare, come spesso accade in Italia, ancora marginale, nonostante siano proprio loro coloro che sentiranno nelle loro vite gli effetti degli errori delle generazioni precedenti che hanno ritardato, e continuano a ritardare, le azioni per contrastare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità».
Però, saputo che l’ambiente è entrato in Costituzione, ben il 72% degli intervistati lo giudica molto positivamente o positivamente e solo il 6% lo ritiene negativo o molto negativo, mentre il 22% non risponde.
Ancora più alta la percentuale degli italiani che sono d’accordo sul fatto che l’iniziativa economica non debba recare danno all’ambiente e alla salute: 88% degli intervistati (42% molto d’accordo e 46% abbastanza d’accordo) che diventa il 94% nel Nord Est leghista, dove si trovano le aree più industrializzate del Paese.
L’84% dichiara di essere molto/abbastanza d’accordo sul fatto che la tutela del patrimonio ambientale del nostro Paese sia garantita dallo Stato, «Confermando così indirettamente che la tutela degli ecosistemi debba essere omogenea su tutto il nostro territorio e non frammentata secondo il disegno dell’autonomia differenziata», chiosa il Wwf pensando evidentemente all’Autonomia differenziata che trasferirebbe queste competenze alle regioni.
Secondo l’associazione ambientalista: «Il quadro che emerge dal sondaggio è che l’ambiente rappresenti un tema di forte interesse per gli italiani che sono in larghissima parte d’accordo con la sua tutela e con il principio che l’economia non possa distruggere il nostro capitale naturale. Al tempo stesso però si conferma che, anche se in crescita, la consapevolezza di quanto avviene nel nostro Paese dal punto di vista ambientale continua ad essere poco diffusa e richiede ulteriori sforzi da parte di tutti: associazioni ambientaliste, ovviamente, ma soprattutto istituzioni, mondo della cultura, dell’università e della ricerca e mass media che a volte si concentrano su elementi marginali dei confronti in atto e non danno il giusto spazio ai portatori di interessi generali».
Per contribuire a far crescere questa consapevolezza, il Wwf Italia ha organizzato per il 26 febbraio, a partire dalle ore 9,30 nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani del Senato della Repubblica, il convegno “Tutela dell’ambiente e future generazioni. Analisi e prospettive a due anni dall’entrata in vigore della modifica costituzionale” anche per richiamare l’attenzione del Legislatore sulla necessaria attuazione della modifica costituzionale agli articoli 9 e 41 della Costituzione. Dopo i saluti della vicepresidente del Senato Maria Domenica Castellone, ci sarà una lectio magistralis del Vicepresidente della Corte costituzionale Giulio Prosperetti. La tavola rotonda che seguirà vedrà la partecipazione di giuristi, economisti, rappresentanti accademici e operatori del diritto.