La “partecipazione” si riduce a 21 domande su un questionario online
Il ministero dell’Ambiente esclude gli ambientalisti dall’aggiornamento del Pniec
Wwf, Greenpeace, Legambiente, Kyoto club e T&E chiedono di essere ascoltati, per contribuire all’elaborazione del Piano nazionale energia e clima
[28 Febbraio 2024]
Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) presentato dal Governo Meloni, dopo essere stato bocciato sia dall’Ocse sia dalla Commissione Ue, dovrà essere ri-presentato a Bruxelles in versione aggiornata entro la fine di giugno.
Alla deadline mancano solo quattro mesi, ma il ministero dell’Ambiente sembra voler ignorare i rilievi arrivati dalla Commissione europea, a partire da quello sull’inadeguata partecipazione pubblica all’elaborazione del Pniec.
Il ministero si è infatti limitato ad aprire (fino al 31 marzo) una consultazione online composta da 21 domande, peraltro premurandosi di smorzare gli entusiasmi: «Da questa consultazione – afferma nel merito il ministro Gilberto Pichetto – ci aspettiamo un contributo fattivo, nella direzione che ci siamo dati sin dal primo momento di rendere questo strumento ambizioso ma realistico».
Data l’importanza del Pniec per tracciare la rotta della transizione energetica del Paese, le principali associazioni ambientaliste – Wwf, Greenpeace, Legambiente, Kyoto club e Transport&Environment – chiedono però un confronto reale col ministero.
Nonostante le numerose richieste di interlocuzione e di partecipazione ai tavoli tecnici, finora le «associazioni ambientaliste – supportate da position papers con dati scientifici e argomentativi – sono rimaste del tutto inascoltate».
Per questo chiedono nuovamente di «poter interloquire in maniera diretta e approfonditamente con il ministero e con gli altri stakeholder; e di poter effettivamente contribuire all’elaborazione del Pniec, partendo dal confronto sulle numerose criticità presenti nel Piano».
A partire da quelle sulla riduzione delle emissioni climalteranti, che si fermano molto al di sotto rispetto al -55% nel 2030 sul 1990 indicato dall’Ue a livello continentale (-40,3% secondo le stime ambientaliste basate sui rilievi Ue, -47% secondo l’Ocse).
«La consultazione predisposta dal ministero vorrebbe apparire neutra – aggiungono nel merito gli ambientalisti – ma omette di indicare che molte scelte già sono state fatte nella bozza di aggiornamento presentata alla Commissione; e rispetto a quella bozza si manca, qui, di richiedere un sostanziale contributo di visione sui punti chiave per la transizione energetica, come la roadmap per l’effettivo phase out da tutte le fonti fossili (compreso il gas naturale) assolutamente assente nel presente Piano».
Mentre le associazioni restano in attesa di una risposta dal ministero, ieri si è svolto oggi a Roma – presso la Sala della Regina alla Camera – un momento di confronto sul Pniec organizzato su iniziativa del vicepresidente della Camera, Sergio Costa. Ma anche in questo caso il ministro Pichetto si è palesato solo con un videomessaggio. Eppure l’urgenza del tema non potrebbe essere più elevata.
Come osserva Chiara Di Mambro del think tank italiano per il clima Ecco, che ha partecipato ai lavori di ieri, i «danni economici (1% del Pil Ue nel 2019) e in termini di vite umane (61.000 solo nel 2022 in Ue) del cambiamento climatico indicano che il tempo per l’azione è adesso. La revisione del Pniec offre un’occasione che non possiamo perdere. Spetta però alla politica avviare una concreta attuazione di misure in grado di favorire lo sviluppo del Paese e accompagnare la transizione. Questo significa incidere sugli strumenti di pianificazione finanziaria e sociale, garantendo meccanismi di monitoraggio, valutazione ed eventuale modifica delle politiche nel tempo».