Operazione di Carabinieri e Procura distrettuale antimafia contro la maladepurazione in Calabria
Legambiente: l’indagine conferma quanto sia importante l’attività di monitoraggio di Goletta Verde
[4 Marzo 2024]
Stamattina, il Nucleo Operativo Centrale e Cooperazione Internazionale del Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica, del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro e del Gruppo Carabinieri Forestali di Catanzaro, supportati dai Comandi Provinciali Carabinieri di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia e dell’8° Nucleo Elicotteri CC di Vibo Valentia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia del GIP presso del Tribunale di Catanzaro, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 18 persone (4 in custodia cautelare in carcere, 13 in custodia cautelare domiciliare ed 1 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) «Gravemente indiziate a vario titolo dei reati di associazione per delinquere, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, inquinamento ambientale e frode nelle pubbliche forniture. Tra i reati contestati vi è un tentativo di estorsione aggravato dalla modalità mafiosa nei confronti di un dipendente di una società, il quale avrebbe subito una minaccia da parte di esponenti della consorteria di ‘ndrangheta locale, su commissione del proprio datore di lavoro, al fine di farlo desistere dall’intraprendere iniziative sindacali finalizzate all’ottenimento di spettanze stipendiali dovutegli. Nei confronti di altri 12 soggetti, di cui 4 funzionari di enti locali, sono state emesse informazioni di garanzia. Il provvedimento prevede, inoltre, il sequestro preventivo delle quote e del compendio aziendale di 6 società con sede nella Provincia di Catanzaro da affidare ad amministratori giudiziari nominati dall’A.G. Il valore complessivo delle aziende ammonta ad oltre 10 milioni di euro. La Direzione Distrettuale Antimafia ha altresì ipotizzato la responsabilità amministrativa prevista dal D.Lgs. 231/2001».
Quella che è stata chiamata operazione “Scirocco”, ipotizza «L’esistenza di un’organizzazione tesa all’ottenimento di più commesse e alla esecuzione degli appalti in frode ai contratti e alla commissione di reati ambientali derivanti dalla gestione di 34 depuratori a servizio di 40 comuni ubicati nelle 5 province calabresi. In particolare, si ipotizza che i responsabili delle società ottenessero illeciti profitti attraverso: l’abbattimento dei costi di gestione degli impianti di depurazione, determinato principalmente dal parziale trattamento dei fanghi prodotti dalla lavorazione delle acque reflue, nonché dalle mancate manutenzioni previste dai capitolati d’appalto; la redazione di falsi Formulari di Identificazione Rifiuti nei quali si attestava il fittizio conferimento di rifiuti presso un impianto di depurazione con sede in un comune della provincia di Catanzaro; lo smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti (fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane, rifiuti prodotti dalla pulizia delle acque di scarico, fanghi delle fosse settiche), per più di 2.000 tonnellate, nell’arco di circa un anno che venivano conferiti presso il citato impianto di depurazione fanghi, per una asserita attività di trattamento, in realtà mai eseguita; la richiesta ad alcuni dei Comuni, con successiva liquidazione, degli oneri per le operazioni di manutenzione degli impianti di depurazione, prestazioni che invece avrebbero dovuto essere a carico della società. Tali condotte illecite, secondo gli indizi raccolti, hanno inoltre avuto come conseguenza il malfunzionamento di numerosi impianti di depurazione comunali che in 10 casi hanno comportato l’illecito sversamento dei liquami non trattati sia nei terreni circostanti che direttamente in mare, con evidente compromissione delle matrici ambientali».
i Carabinieri evidenziano che «Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 4 depuratori dislocati in varie località della Calabria ed è stato effettuato l’accesso presso 24 comuni ricadenti nelle 5 province calabresi, da cui sono emersi diversi casi di frode ai danni della pubblica amministrazione con il concorso di funzionari pubblici. Determinanti sono stati, a riscontro dell’attività investigativa, le attività tecniche di monitoraggio dei siti grazie ai quali è stato ricostruito l’illecito modus operandi. Un dato importante è emerso altresì dai periodici monitoraggi effettuati da Legambiente sulla qualità del mare, dei laghi e delle coste, che hanno confermato il quadro allarmante della situazione che caratterizza la qualità delle acque nei pressi dei siti di depurazione attenzionati».
Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, evidenzia che «L’operazione Scirocco con l’indagine portata a termine dai Carabinieri del Comando Tutela Ambientale e Sicurezza energetica e del Cufaa in Calabria, nelle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia conferma quanto sia importante la nostra attività di monitoraggio sui territori che portiamo avanti ogni anno sia con Goletta Verde, la nostra storica campagna estiva con la quale monitoriamo lo stato di salute del mare e delle coste denunciando il problema cronico della maladepurazione, sia con il report di denuncia Mare Monstrum. In particolare, l’analisi da parte delle forze dell’ordine con i nostri dati ha permesso di svelare fenomeni criminali assai diffusi legati sia alla maladepurazione sia ai traffici che agli smaltimenti illegali dei fanghi di depurazione. Ci costituiremo parte civile nel procedimento aperto dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro per chiedere che venga fatta ecogiustizia in nome del popolo inquinato».
Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, aggiunge che «Da anni denunciamo il fenomeno della maladepurazione in Calabria che, soprattutto in alcune zone, per come messo in luce dai monitoraggi di Goletta verde, presenta problemi ricorrenti ed irrisolti con aree fortemente e costantemente inquinate. Il nostro territorio, soprattutto costiero è purtroppo interessato da fenomeni illegali sempre più diffusi come ha evidenziato anche la nuova operazione Scirocco. L’auspicio è che la Calabria possa, finalmente, accelerare il passo per superare le problematiche connesse alla mala depurazione con attività di prevenzione e contrasto delle illegalità sempre più incisive tutelando il mare e gli ecosistemi, l’ambiente e la salute dei cittadini oltre che l’economia regionale. Il futuro della nostra bellissima regione è strettamente e necessariamente connesso alla salvaguardia ambientale».
Legambiente ricorda che stando al suo ultimo report Mare Monstrum tra le regioni a tradizionale presenza mafiosa, nel 2022 la Calabria con 1.490 reati si trova al quinto posto in classifica per illeciti lungo le coste e il mare. Ma è l’Italia intera ad avere serie difficoltà a rispettare la Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane: «ll tasso di conformità in Italia è pari al 56%, al di sotto della media Ue del 76% – denuncia Legambiente – Gli scarichi di acque reflue urbane contribuiscono in modo significativo a una qualità dell’acqua non buona nel 45,8% dei corpi idrici superficiali (tra fiumi, laghi, transizione e costieri)».
I carabinieri concludono il bilancio dell’operazione Scirocco ricordando che «Il procedimento per l’ipotesi di reato è attualmente nella fase delle indagini preliminari. È obbligo rilevare che gli odierni indagati e destinatari della misura restrittiva, sono, allo stato, indiziati di delitto, pur gravemente, e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo la emissione di una sentenza passata in giudicato in ossequio ai principi costituzionali di presunzione di innocenza».