Le banche contro clima e biodiversità
Greenpeace Svizzera: «Azionariato (in)attivo: banche e assicurazioni votano contro natura»
[15 Marzo 2024]
Gli asset manager dispongono di leve importanti per indirizzare le imprese verso attività compatibili con la tutela del clima e della natura, ma secondo il rapporto “Gegen Klima und Natur gestimmt / Voter contre le climat et la biodiversité” di Greenpeace Svizzera si rifiutano di utilizzarle e «Hanno una pesante responsabilità per il peggioramento dell’attuale crisi ambientale».
Gli ambientalisti svizzeri ricordano che «Nel 2023, UBS ha votato a favore delle sabbie bituminose all’assemblea generale della Royal Bank of Canada. Anche la banca svizzera ha sostenuto la strategia distruttiva della ExxonMobil. Blackrock ha rinunciato a spingere Amazon a controllare meglio il consumo di plastica. Swisscanto ha sostenuto la strategia climatica ampiamente carente di TotalEnergies. Questi pochi esempi illustrano la misura in cui i gestori patrimoniali si rifiutano di assumersi la responsabilità per il clima e la natura».
I gestori patrimoniali, che sono principalmente banche e compagnie di assicurazione, gestiscono trilioni di franchi svizzeri per un gran numero di investitori, in particolare fondi pensione e, sottolinea Greenpeace Svizzera, «Decidono sulla gestione e l’allocazione di questi beni e hanno quindi un enorme potere di influenza sulle aziende in cui investono. Esercitano i diritti di azionista durante le assemblee generali di queste compagnie e votano quindi per conto dei loro clienti sulle strategie attuate o sulla composizione e sulla remunerazione dei consigli di amministrazione.
E l’organizzazione ambientalista evidenzia che la proprietà genera responsabilità: «Chi possiede azioni di una società ne diventa comproprietario e condivide la responsabilità delle conseguenze delle proprie attività. Quando una banca o una compagnia assicurativa attiva nella gestione patrimoniale decide di destinare fondi a un’azienda le cui attività sono dannose per il clima o la natura, diventa corresponsabile di questi impatti negativi. Il modo in cui i gestori patrimoniali esercitano i loro diritti di azionisti e votano nelle assemblee generali svolge quindi un ruolo cruciale nell’aggravarsi della crisi climatica e della biodiversità».
Greenpeace Svizzera ha analizzato il comportamento di voto di una decina di gestori patrimoniali rappresentativi del settore in Svizzera, ha visto come hanno votato durante una decina di assemblee generali di aziende che svolgono attività e strategie del tutto incoerenti con gli obiettivi riconosciuti a livello internazionale in termini di protezione del clima e della biodiversità. La cinclusione è che «I gestori patrimoniali non tengono conto delle questioni ambientali quando votano per conto dei loro vari clienti».
Eppure, una parte significativa di questi gestori patrimoniali promette di voler portare le companies nelle quali investono verso modelli più sostenibili attraverso l’azionariato attivo (o Investment Stewardship). Inoltre, si impegnano pubblicamente a sostenere gli impegni internazionali sul clima e sulla biodiversità.
Ma il rapporto di Greenpeace Susse denuncia che è «Un impegno che non trova riscontro coerente nei voti espressi durante le assemblee generali».
Greenpeace Svizzera conclude: «Le banche e le compagnie assicurative attive nel settore della gestione patrimoniale devono sfruttare la loro influenza. Devono costringere le società investite a seguire strategie in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima e della Convention on biological diversity. I loro voti devono essere coerenti con gli impegni assunti pubblicamente e devono garantire il valore a lungo termine del patrimonio gestito.