Il nuovo studio condotto da Cmcc, Università Bocconi, Università di Verona e Legambiente

In Lombardia allevamenti responsabili fino a un quarto dell’inquinamento atmosferico

«La Pianura Padana colpisce tristemente per la scarsa qualità dell’aria che respirano i suoi abitanti, è una delle aree più inquinate d’Europa»

[19 Marzo 2024]

Un nuovo studio scientifico condotto nel contesto del progetto Inhale, finanziato da Fondazione Cariplo, contribuisce a far nuova luce sul ruolo degli allevamenti per l’inquinamento atmosferico che ammorba la Lombardia come l’intera area della Pianura Padana.

Realizzato grazie agli sforzi congiunti di Università Bocconi, Università di Verona, Cmcc e Legambiente Lombardia, la ricerca documenta che «l’allevamento di bovini e suini potrebbe essere responsabile fino al 25% dell’esposizione all’inquinamento locale».

È noto da tempo che le attività agricole e l’allevamento contribuiscono significativamente alle concentrazioni di inquinanti atmosferici pericolosi per la salute, ma l’azione a contrasto è spesso trascurata – se non apertamente inibita – a causa di un dibattito pubblico dove la conoscenza del problema è assai scarsa.

«La Pianura Padana colpisce tristemente per la scarsa qualità dell’aria che respirano i suoi abitanti –  spiega Jacopo Lunghi dell’Università Bocconi e del Cmcc, primo autore del lavoro – I suoi livelli record di particolato, soprattutto in inverno, la rendono una delle aree più inquinate d’Europa. Indagare le fonti di quest’aria malsana è fondamentale per ridurre l’inquinamento e aumentare il benessere degli individui attraverso un’azione politica efficace».

In particolare, lo studio evidenzia l’urgenza di non ignorare le emissioni derivanti da fonti agro-zootecniche (ammoniaca), agendo allo stesso tempo sul fronte degli inquinanti da traffico (NOx).

«La Pianura Padana soffre di una sfortunata combinazione di condizioni orografiche sfavorevoli, alta densità di popolazione e alta intensità industriale e agricola – aggiunge la ricercatrice del Cmcc Lara Aleluia Reis – Si sta facendo molto per mitigare le emissioni dei settori dell’energia e dei trasporti e, in una certa misura, anche del settore residenziale. L’agricoltura, e più specificamente il settore dell’allevamento, non può essere lasciata da parte e deve essere inclusa in politiche più severe di mitigazione dell’inquinamento atmosferico».

Allevamento e agricoltura – soprattutto attraverso la gestione delle deiezioni zootecniche e l’uso di fertilizzanti – sono infatti sono responsabili di grandi rilasci di ammoniaca, che è un precursore di inquinamento atmosferico da polveri sottili.

Dalle reazioni in atmosfera con altri composti, come gli ossidi di zolfo (SOx) e gli ossidi di azoto (NOx), l’ammoniaca contribuisce a gran parte del Pm2.5. Questo spiega perché l’inquinamento atmosferico degli allevamenti sia associato a malattie da ostruzione delle vie aeree e a polmoniti gravi.

Secondo lo studio, un aumento di 1.000 unità del bestiame innesca un corrispondente aumento giornaliero delle concentrazioni di ammoniaca e particolato in Lombardia, quantificato in 0,26 e 0,29 μg/mc per i bovini (circa il 2% e l’1% delle rispettive medie giornaliere) e 0,01 e 0,04 μg/mc per i suini.

I risultati della nostra ricerca – conclude Maurizio Malpede dell’Università di Verona afferma –  possono guidare le decisioni politiche per proteggere gli ecosistemi e la salute pubblica, aumentando al contempo la consapevolezza dei consumatori sulle conseguenze delle loro scelte alimentari, il che può contribuire agli sforzi globali per mitigare i cambiamenti climatici».