Affinare gli strumenti per la conservazione dei cetacei più rari del Mediterraneo (VIDEO)

I dati di Ispra e Life Conceptu Maris per difendere grampi, globicefali e zifi

[25 Marzo 2024]

Il quadro normativo dell’Unione europea per la protezione della biodiversità marina e degli habitat richiede la valutazione dello stato di conservazione delle specie e l’identificazione dei loro habitat principali per progettare piani adeguati di conservazione e gestione. Ma l’identificazione delle aree di distribuzione e dell’uso dell’habitat delle specie pelagiche ad ampio aerale, come i cetacei, è estremamente difficile.

In quest’ambito, prosegue il lavoro dei ricercatori di LIFE Conceptu Maris per affinare gli strumenti per la conservazione dei cetacei, un compito particolarmente complesso perché riguarda specie che si muovono nel vasto ambiente marino, difficile da monitorare con continuità, in tutta la sua estensione. E LIFE Conceptu Maris rlancia lo studio “Looking for reliable Species Distribution Models for low-density cetacean species: compared effectiveness of SDMs for G.griseus, G.melas, Z.cavirostris in the Mediterranean Sea based on long-term fixed-transect data. Aquatic Conservation: Marine and Freshwater Ecosystems”, pubblicato recentemente su Aquatic Conservation: Marine and Freshwater Ecosystems da un team internazionale di ricercatori guidato da Antonella Arcangeli e Arianna Orasi dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) che ha testato  i più comuni modelli statistici di distribuzione delle specie (Species Distribution Modeling – SDM)  – tra cui GLM, GAM, GAM-Negative Binomial, GAM tweedy, MaxEnt e Random Forest  – per identificare le aree favorevoli per tre specie rare di cetacei: il grampo (Grampus griseus), il globicefalo (Globicephala melas) e lo zifio (Ziphius cavirostris).

I modelli SDM vengono comunemente utilizzati nella pianificazione della conservazione per identificare le aree prioritarie per le specie. Ma Ispra ricorda che «La qualità dei SDM varia ampiamente a seconda della rappresentatività dei dati e dell’appropriatezza delle tecniche di modellizzazione».

All’Ispra sottolineano che «Lo Species Distribution Modeling (SDM) è un potente strumento utilizzato dagli studiosi per identificare le aree fondamentali alla sopravvivenza delle specie nei loro ambienti naturali. Questo strumento è particolarmente importante quando si vogliono studiare e conservare specie come i cetacei, che si muovono a larga scala nel vasto ambiente marino difficile da monitorare con continuità in tutta la sua estensione».

Dal 2007, la Rete Fixed Line Transect Mediterranean monitoring Network (FLT Med Net) monitora continuamente i cetacei durante tutto l’anno nel bacino del Mediterraneo utilizzando i traghetti di linea come piattaforme di osservazione per effettuare rilevamenti ripetitivi lungo transetti transfrontalieri fissi.

Utilizzando anche i dati più recenti acquisiti grazie a LIFE Conceptu Maris, «      I ricercatori hanno messo in luce l’importanza per la sopravvivenza delle tre specie di alcune aree del Mediterraneo occidentale e sottolineato la necessità di colmare la scarsità di dati in gran parte della porzione centrale e orientale del bacino. Questo nuovo strumento standard di indagine permetterà di verificare nel corso del tempo eventuali cambiamenti nella distribuzione e nell’uso dell’habitat da parte delle specie».

Ispra afferma che «In condizioni di test, quasi tutti i metodi hanno mostrato buone prestazioni, con Random Forest che è risultato il miglior modello in diversi casi. Tuttavia, quando valutati con il dataset indipendente, molti modelli hanno prodotto risultati inconsistenti o prestazioni notevolmente basse. Solo MaxEnt ha dimostrato efficienza e affidabilità consistenti in entrambi i casi, mostrando risultati meno influenzati da un campionamento non uniforme o da dimensioni del campione ridotte».

Lo studio Ispra conclude che «I risultati mettono in luce le principali aree importanti per le specie nel Mediterraneo. Ne emerge l’importanza chiave in particolare del Mediterraneo occidentale, e la necessità di colmare la scarsità di dati in gran parte della porzione centrale e orientale del bacino. Grazie alla messa a punto di questo strumento standard di indagine sarà possibile verificare nel tempo eventuali cambiamenti nella distribuzione e uso dell’habitat delle specie su cui adattare gli interventi di conservazione o mitigazione dei potenziali impatti».

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  • Life Conceptu Maris. In difesa dei giganti del Mediterraneo