Senza giganteschi investimenti e riforme finanziare gli obiettivi di sviluppo sostenibile sono irraggiungibili
Onu: «Il sistema finanziario internazionale, istituito alla Conferenza di Bretton Woods del 1944, non è più adatto allo scopo»
[10 Aprile 2024]
L’Inter-agency Task Force on Financing for Development dell’Onu ha presentato il suo “Financing for Sustainable Development Report 2024” (FSDR 2024) che sottolinea che «Le sfide finanziarie sono al centro della crisi mondiale dello sviluppo sostenibile, poiché gli sconcertanti oneri del debito e gli altissimi costi di finanziamento impediscono ai Paesi in via di sviluppo di rispondere all’incrocio delle crisi che si trovano ad affrontare. Solo una massiccia ondata di finanziamenti e una riforma dell’architettura finanziaria internazionale possono salvare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile».
Il FSDR 2024, frutto del lavoro di 60 Agenzie Onu e organizzazioni internazionali, afferma che «Sono necessari passi urgenti per mobilitare finanziamenti su larga scala per colmare il gap di finanziamento dello sviluppo, ora stimato a 4,2 trilioni di dollari all’anno, rispetto ai 2,5 trilioni di dollari di prima della pandemia di covid-19. Nel frattempo, le crescenti tensioni geopolitiche, i disastri climatici e la crisi globale del costo della vita hanno colpito miliardi di persone, ostacolando i progressi nel campo dell’assistenza sanitaria, dell’istruzione e di altri obiettivi di sviluppo».
La vicesegretaria generale dell’Onu, Amina J. Mohammed, ha detto che «Questo rapporto è l’ennesima prova di quanta strada dobbiamo ancora percorrere e di quanto velocemente dobbiamo agire per raggiungere l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Siamo davvero a un bivio e il tempo stringe. I leader devono andare oltre la mera retorica e mantenere le promesse. Senza finanziamenti adeguati, gli obiettivi del 2030 non possono essere raggiunti».
Ormai restano solo 6 anni per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) e i progressi ottenuti con tanta fatica stamnno regredendo, soprattutto nei paesi più poveri. L’Inter-agency Task Force on Financing for Development avverte che «Se le tendenze attuali continueranno, l’Onu stima che quasi 600 milioni di persone continueranno a vivere in estrema povertà nel 2030 e oltre, più della metà delle quali donne».
Per Li Junhua, sottosegretario generale Onu per gli affari economici e sociali. «Stiamo vivendo una crisi di sviluppo sostenibile, alla quale hanno contribuito disuguaglianze, inflazione, debito, conflitti e disastri climatici. Per affrontare questo problema sono necessarie risorse e i soldi ci sono. Miliardi di dollari vengono persi ogni anno a causa dell’elusione e dell’evasione fiscale, e i sussidi ai combustibili fossili ammontano a trilioni. A livello globale, non c’è carenza di denaro; piuttosto, una carenza di volontà e impegno».
Secondo il rapporto, alla crisi contribuiscono in larga misura gli oneri del debito e l’aumento degli oneri finanziari e stima che «Nei Paesi meno sviluppati, tra il 2023 e il 2025 il servizio del debito ammonterà a 40 miliardi di dollari all’anno, in aumento di oltre il 50% rispetto ai 26 miliardi di dollari del 2022. Nei Paesi vulnerabili i disastri più forti e più frequenti legati al clima rappresentano oltre la metà dell’aumento del debito. I Paesi più poveri spendono oggi il 12% delle loro entrate in pagamenti di interessi, 4 volte di più di quanto spendevano dieci anni fa. Circa il 40% della popolazione mondiale vive in Paesi in cui i governi spendono più per il pagamento degli interessi che per l’istruzione o la sanità». E il mondo devastato dal cambiamento climatico e dalle guerre sta facendo passi indietro invece di andare avanti verso la giustizia climatica e sociale: il rapporto evidenzia che «Mentre agli inizi degli anni 2000 gli investimenti nei settori degli Obiettivi di sviluppo sostenibile erano cresciuti costantemente, le principali fonti di finanziamento per lo sviluppo stanno ora rallentando. Ad esempio, la crescita delle entrate nazionali è in fase di stallo dal 2010, soprattutto nei Paesi meno sviluppati e in altri Paesi a basso reddito, in parte a causa dell’evasione e dell’elusione fiscale. Le aliquote fiscali sul reddito delle società stanno diminuendo, con le aliquote fiscali medie globali scese dal 28,2% nel 2000 al 21,1% nel 2023, a causa della globalizzazione e della concorrenza fiscale».
E, mentre si continua a dichiarare a gran voce “Aiutiamoli a casa loro” e a presentare mirabolanti e fossili piani Mattei, la realtà crudamente esposta dal FSDR 2024 è che «Nel frattempo, gli aiuti pubblici allo sviluppo da parte dei paesi OCSE e gli impegni in materia di finanziamenti per il clima non vengono rispettati. Sebbene l’Official development assistance (ODA) sia aumentato fino al massimo storico nel 2022, raggiungendo 211 miliardi di dollari, rispetto a 185,9 miliardi di dollari nel 2021, gran parte della crescita è arrivata dagli aiuti ai rifugiati che vivono nei Paesi donatori e l’importo totale è inadeguato per lo sviluppo. Nel 2022, solo 4 Paesi hanno raggiunto l’obiettivo di aiuto delle Nazioni Unite pari allo 0,7% del reddito nazionale lordo».
Il rapporto conferma che «Il sistema finanziario internazionale, istituito alla Conferenza di Bretton Woods del 1944, non è più adatto allo scopo» e propone «Un nuovo sistema coerente che sia meglio attrezzato per rispondere alle crisi, aumenti gli investimenti negli obiettivi di sviluppo sostenibile, soprattutto attraverso banche multilaterali di sviluppo più forti, e migliori la rete di sicurezza globale per tutti i Paesi. L’ United Nations Summit of the Future del settembre 2024 è un’opportunità cruciale per cambiare rotta. La Fourth International Conference on Financing for Development (FfD4) del giugno 2025 sarà il momento critico affinché i Paesi si impegnino a colmare il gap di finanziamenti dello sviluppo e investano nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. FfD4 fornirà ai Paesi l’opportunità di: Colmare i gap di credibilità e ricostruire la fiducia nel multilateralismo. Colmare i gap finanziari e di investimento, su larga scala e con urgenza. Riformare e modernizzare l’architettura finanziaria internazionale ormai obsoleta e adeguare le norme internazionali in materia di commercio, investimenti e finanza. Formulare e finanziare nuovi percorsi di sviluppo per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile e garantire che nessuno venga lasciato indietro».
La Mohammed conclude: «Senza la cooperazione globale, i finanziamenti mirati e, soprattutto, la volontà politica, il mondo non raggiungerà gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. L’orologio sta ticchettando. Da qui alla Conferenza FfD4 del prossimo anno, abbiamo un’opportunità che si presenta una volta ogni 80 anni per riformare in modo completo l’architettura finanziaria, e un’ultima possibilità per correggere la rotta prima del 2030. La storia non sarà gentile con coloro che hanno il potere di agire e non lo fanno, mentre il tempo scorre per ll pianeta e sulla sua gente».